Spingendo una carrozzina
Spingendo una carrozzina
(tratto da un più ampio servizio di Peace Women, trad. Maria G. Di Rienzo)
Durante una delle loro passeggiate giornaliere nella foresta di Khimki, nel 2007, Yevgenia Chirikova e suo marito Mikhail notarono qualcosa di insolito.
Quasi tutti gli alberi erano marchiati con delle piccole “x” rosse. Dopo alcune ricerche su internet la coppia apprese che, all’insaputa della maggioranza dei residenti nelle vicinanze, la foresta era stata venduta ed una ditta di costruzioni aveva in programma l’abbattimento di larghe porzioni di foresta per far spazio ad una nuova autostrada.
Chirikova dice che aveva sempre creduto la foresta fosse terra federale, e come tale protetta dalla legge. Allora capì che doveva agire, ed agire velocemente, se voleva salvare la foresta, che è contigua al sobborgo urbano nel nordovest di Mosca dove lei vive con la sua famiglia. “Sapevo che non poteva essere legale.”, ricorda, “La foresta è parte della cintura verde di Mosca.” Negli ultimi tempi questa minuta 33enne, ex donna d’affari e madre di due figli, è diventata il volto pubblico di un crescente movimento di base che ha come scopo la salvezza della foresta di Khimki. Il suo attivismo l’ha costretta a confrontarsi con potenti interessi commerciali e politici, le ha guadagnato ammirazione fra gli ambientalisti, e l’ha messa sotto i riflettori dei media.
L’impegno triennale di Chirikova è arrivato ad un punto di svolta qualche settimana fa, quando assieme a dozzine di altri attivisti si è accampata nella foresta in un tentativo da ultima sponda per preservarla dalla distruzione. Gli attivisti sono riusciti, per il momento, ad impedire ulteriori abbattimenti di alberi, ma per questo hanno pagato il prezzo dell’essere assaliti da un gruppo non identificato di uomini mascherati e di essere ripetutamente arrestati dalla polizia. L’episodio più recente ha visto la polizia portare via Chirikova, suo marito ed altri quattordici dimostranti dopo una protesta di massa nella foresta il 28 luglio 2010. Chirikova è l’emblema di una nuova ondata di attivismo della società civile in Russia: persone comuni, senz’altra motivazione nelle vite quotidiane che il tirare avanti, che sempre di più diventano cittadini impegnati (e spesso oltraggiati). “Questi “nuovi” russi sono persone che non si limitano a vivere in Russia, si sentono reali cittadini, non sono concentrati solo sul proprio personale benessere.”, dice Olga Blatova, un’avvocata di Greenpeace che ha lavorato a stretto contatto di Yevgenia Chirikova, “In primo luogo sono persone attive, in secondo luogo sono persone che guardano alle cose criticamente.” Chirikova ha due lauree, in finanza e ingegneria, ed ha lavorato come vicedirettrice di una compagnia finanziaria. Nel 1998, lei ed il marito decisero di scambiare la vita urbana della capitale con la relativa calma di Khimki. Chirikova, incinta della prima figlia, amava l’aria fresca e le passeggiate rilassanti nella foresta. Parte della decrescente cintura verde di Mosca, i 150 ettari della foresta di Khimki dovevano servire come protezione della fauna selvatica e come scudo contro l’inquinamento irradiato dalla capitale. Ma, nel 2004, il Ministro dei trasporti annunciò il piano di costruzione di una nuova autostrada fra Mosca e San Pietroburgo, come rimedio alla congestione del traffico fra le due metropoli. Il tracciato logico, dicono gli ambientalisti, doveva seguire la linea ferroviaria che ha collegato le due città sin dal 20° secolo. Invece, il tracciato approvato nel 2006 dal sindaco di Khimki, Viktor Shelchenko, compie un’ampia diversione attraverso la foresta per avvicinarsi all’aeroporto moscovita di Sheremetyevo. Chirikova ride, definendo il tracciato illogico: “Come ingegnere, avendo lavorato nel campo, so che si tratta di una decisione del tutto bizzarra: nella nostra era moderna si vuol costruire un’autostrada che va serpeggiando nella foresta, con strane curve e rampe d’ingresso che non permetterebbero alle automobili di guadagnare velocità. Perciò è del tutto ovvio che si tratta di un passo compiuto per dare inizio allo sviluppo di proprietà nella nostra foresta di querce.”
Nei suoi sforzi per salvare la foresta, Chirikova tentò inizialmente di indurre Greenpeace a farsi carico della causa. Ma la sezione moscovita del gruppo ambientalista le disse che a causa di mancanza d’organico poteva offrirle solo sostegno morale e consigli legali. A questo punto Chirikova decise di prendere la faccenda nelle proprie mani. Nel 2007 percorse le strade di Khimki, spingendo la carrozzina con una mano e portando un fascio di manifesti fatti in casa nell’altra. Riempì la città di avvisi su ciò che stava per accadere alla foresta, dando il suo numero di telefono per chi volesse chiamarla. I residenti di Khimki risposero in numero inaspettatamente alto. In breve, racconta Chirikova, furono abbastanza per formare un gruppo ambientalista chiamato “Ecodefense”. Il salotto di Chirikova divenne il quartier generale del gruppo. Da allora i membri hanno fatto di tutto per attrarre attenzione sulla loro campagna: hanno organizzato manifestazioni di protesta, organizzato tavole rotonde, scritto al presidente Dmitry Medvedev, e si sono appellati ai tribunali. La scorsa primavera, Ecodefense ha scritto lettere ad organizzazioni internazionali spiegando le ripercussioni sull’ambiente della costruzione dell’autostrada. Non ci è voluto molto tempo perché il loro sforzo desse qualche frutto: BankWatch, per esempio, ha chiesto alla Banca Europea di non investire in un progetto che: “è dannoso sia a livello sociologico sia a livello ecologico”.
Questo mese (luglio 2010, ndt.) tuttavia, la situazione è diventata più urgente perché i membri di Ecodefense hanno scoperto che il disboscamento è già iniziato. Gli attivisti si sono accampati attorno agli alberi per prevenire altri tagli. Dopo circa una settimana, la polizia di Mosca ha arrestato e detenuto per breve tempo gli attivisti, dopo aver distrutto il loro campo. Da allora, la polizia piantona la foresta 24 ore al giorno. La compagnia francese “Vinci Concession”, però, che aveva un contratto per la messa in opera dei primi 43 chilometri dell’autostrada, ha rimosso il suo equipaggiamento dalla foresta.
Mikhail Beketov, direttore del quotidiano locale “Khiminskaya Pravda,” che regolarmente scriveva articoli denunciando l’approvazione del progetto, è stato assalito nella sua stessa casa nel 2008 ed ha sofferto di gravi danni cerebrali. Un motociclista non identificato ha cercato di investire Chirikova, che è però riuscita a sfuggirgli senza subire danni. Nonostante tutto ciò, Chirikova ha mantenuto il suo impegno e mostra scarsi segni di fatica o paura. “Se sono particolarmente giù di corda rileggo “L’arcipelago gulag” di Solzhenitsyn. Leggo, e penso che al confronto il nostro lavoro è facile. Questa persona stava in prigione, era malata, a volte era troppo debole persino per scrivere, eppure ha prodotto un libro che ha fatto il giro del mondo. Ha trovato in se stesso la forza di farlo. Oggi noi abbiamo un sacco di opportunità in più per essere attivi politicamente: abbiamo internet, i telefoni cellulari, credo che siamo fortunati.”
Chirikova sostiene che la sua generazione, sempre più disillusa e frustrata, provvederà l’impegno civile a cambiare la Russia, un’istanza alla volta. “Penso che questo tipo di attivismo crescerà. Sto osservando il processo con cui attivisti per cause diverse si alleano e si sostengono a vicenda. Ormai il cittadino comune si vergogna persino di guardare “Canale Uno” (di proprietà dello stato) perché è roba da idioti, non sono notizie. E i gruppi della società civile crescono e si uniscono. Forse dovrei ringraziare l’insaziabile appetito dei nostri burocrati per questa crescita dell’attivismo sociale!”