Spose-bambine: 33 mila al giorno
Barbara Bonomi Romagnoli (*) sul rapporto Unfpa
La copertina del rapporto Unfpa
È stato presentato il 30 giugno, in contemporanea mondiale il nuovo rapporto Unfpa – il Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione – sullo stato della popolazione nel mondo 2020 dal titolo inequivocabile «Contro la mia volontà. Affrontare le pratiche dannose per il raggiungimento dell’uguaglianza di genere».
Ancora una volta è un monito – esaustivo di dati e testimonianze – rivolto ai tanti Montanelli di oggi che ancora giustificano la cultura maschilista che sotto varie forme lede i diritti delle bambine e delle donne in generale.
Durante la presentazione italiana, a cura di Aidos e Agenzia Dire, sono intervenute anche Emanuela Del Re, viceministra agli Affari Esteri e Cooperazione Internazionale, Mariarosa Cutillo, chief of strategic partnership di Unfpa, Maria Grazia Panunzi, presidente Aidos e Patrizia Farina, docente di demografia dell’università di Milano Bicocca, che ha ricordato come alcune pratiche che spesso sembrano lontane da noi siano invece molto presenti anche in Italia, come nel caso delle mutilazioni genitali femminili (Mgf).
«Avevo solo 12 anni quando mi hanno fatto sposare mio cugino, che ne aveva 25. Mia madre è entrata in camera mia, io ero seduta per terra a colorare il mio album delle principesse. Lei si è messa a sedere sul letto e mi ha detto Najma, domani ti sposi»: è una delle tante testimonianze che leggiamo, accanto a storie che sono diventate leve di cambiamento come nel caso di Rhobi Samwelly che, dopo aver subito mutilazioni genitali femminili a 13 anni, ha deciso di trasformare rabbia e dolore in attivismo per sensibilizzare le ragazze in Tanzania a ribellarsi alla pratica. O Donna Pollard, tra le 200mila minorenni sposate tra il 2000 e il 2015 negli Stati Uniti, che con Sara Tasneem si batte per riforme legislative che innalzino l’età minima del matrimonio a 18 anni nei singoli stati americani.
Il rapporto sottolinea che «quando si fa sposare una minore, si violano i suoi diritti. Smette di andare a scuola. Inizia a fare figli. Le sue opportunità svaniscono. Le porte del suo futuro si chiudono. A volte viene regalata. Altre è scambiata con oggetti di valore. A volte è un peso che viene scaricato su qualcun altro. A volte è consegnata a qualcuno che si crede possa garantire la sua sicurezza. Ma è molto raro, quasi impossibile, che sia lei a decidere».
I matrimoni di minori sono vietati quasi ovunque eppure se ne verificano 33.000 al giorno, tutti i giorni, in ogni parte del mondo. Si calcola che oggi vi siano 650 milioni di donne e ragazze che si sono sposate da bambine; entro il 2030 se ne aggiungeranno altri 150 milioni, ragazze andate spose prima di compiere 18 anni. Di tutte le pratiche abusive che Unfpa si impegna a far cessare il matrimonio con minori è il più diffuso: ogni anno mette a rischio i diritti e il futuro di 12 milioni di bambine e ragazze. Ed è fra gli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite.
«Mettere fine alle pratiche abusive entro il 2030 in ogni paese e comunità – obiettivo di Unfpa, nonché uno dei target chiave degli Obiettivi per lo sviluppo sostenibile – richiederà rapidi cambiamenti di quelle mentalità che tuttora giustificano la violenza contro donne e bambine» dice Natalia Kanem, sottosegretaria generale e direttora esecutiva di Unfpa: «È indispensabile una trasformazione che riguardi i sistemi economici, scolastici, legali e di tutela della salute che si intersecano con tali norme e che continuano a riflettere e perpetuare discriminazioni di genere».
(*) ripreso da giulia.globalist.it