Star Trek aveva ragione e Vulcano esiste davvero

di Fabrizio “Astrofilosofo” Melodia

Star Trek (nella persona del suo creatore Gene Roddenberry) aveva ragione: Vulcano, il pianeta natale del signor Spock – il mitico alieno iper logico dalle orecchie a punta interpretato magnificamente dal compianto attore e regista Leonard Nimoy – esiste davvero. E’ stato trovato con l’aiuto di un potentissimo telescopio.

Tutto iniziò nel 1991 con una lettera di Roddenberry e di tre noti astronomi come Sallie Baliunas, Robert Donahue e George Nassiopoulos , indirizzata alla più autorevole rivista astronomica americana, “Stars and Telescope”, che recitava più o meno cosi: «Preferiamo l’identificazione di 40 Eridani come il Sole di Vulcano a causa di ciò che abbiamo imparato su entrambe le stelle a Mount Wilson. Le osservazioni di HK [Project] suggeriscono che 40 Eridani ha 4 miliardi di anni, all’incirca la stessa età del Sole. Al contrario, Epsilon Eridani ha appena 1 miliardo di anni. Basandosi sulla storia della vita sulla Terra, la vita su qualsiasi pianeta attorno a Epsilon Eridani non avrebbe avuto il tempo di evolversi oltre il livello dei batteri. D’altra parte, una civiltà intelligente potrebbe essersi evoluta negli eoni di un pianeta attorno ai 40 Eridani. Quindi quest’ultimo è il più probabile sole vulcaniano. . . . Presumibilmente, Vulcano orbita intorno alla stella primaria, una nana arancione di sequenza principale di tipo spettrale K1. . . . Due stelle gemelle – una nana bianca di nono magnitudine e una nana rossa di undicesima magnitudine – orbitano intorno a 400 unità astronomiche dal primario. Avrebbero brillato brillantemente nel cielo vulcaniano».

Il discorso decisamente non fa una piega e dimostra ancora una volta, se mai ce ne fosse stato bisogno, che la “scienza” di Star Trek è sicuramente piena di “fanta” ma non di bubbonate scientifiche. Oltre a essere un buon modo per insegnare filosofia, Star Trek è un modo eccellente per ragionare sulla scienza, in modo divertente ed emozionante.

Eccoci dopo un po’ di anni al progetto “Dharma Planet Survey”, che sfrutta la potenzialità di un telescopio da 50 pollici per individuare piccoli pianeti dalle orbite relativamente più vicine. Questo telescopio conferma l’esistenza di un corpo celeste proprio nella zona di 40 Eridani, esattamente a 16 anni luce dalla Terra, proprio dove Roddenberry aveva identificato la presenza del pianeta di Spock, come viene ricordato nell’episodio “Ritorno a casa” della serie originale. Tale pianeta è stato chiamato con il nome di HD 26965d e, anche se magari non esiste la civiltà evoluta dei vulcaniani, presenta tutte le caratteristiche per ospitare la vita.

Da adesso, tutti i bravi trekkies potranno con più convinzione indicare un punto preciso su 40 Eridani e dire – con un sorriso a metà fra la meraviglia e la soavità – «guardate il pianeta di Spock».

Chissà quali altri pianeti andremo a verificare, andando avanti?

Per i medievali, le stelle – viste come piccolissimi punti nel firmamente – non potevano in alcun modo essere abitate, a meno di non essere micropuntini più piccoli di essi. La centralità della creazione e dell’uomo come centro della creazione divina sarebbe andata a farsi benedire.

Avremmo dovuto attendere l’arrivo del filosofo Giordano Bruno, per trovare l’idea che le stelle avessero intorno a loro dei pianeti che vi orbitavano intorno, come scritto nel testo “De l’infinito universo et mondi” (1584). Idea davvero originale se si pensa che il buon filosofo – messo al rogo per le sue idee panteistiche – vi era arrivato senza l’uso del telescopio.

Infatti dobbiamo ringraziare le ricerche e gli studi sull’ottica da parte di Galileo se a poca distanza di anni abbiamo potuto capire che i pianeti ruotano intorno a una stella, anche se tale teoria sarebbe stata confermata dall’esperimento di Foucault e del suo pendolo.

Il Settecento fu un secolo alquanto fortunato per le teorie extraterrestri ante litteram, spesso al centro dei discorsi dei dotti dove però abbondavano le ipotesi più astruse.

Vorrei ricordare a tale proposito, l’intelligente allegoria del filosofo illuminista Voltaire, il quale, nel libretto “Micromega”, narra di un viaggio immaginario verso la stella Sirio.

L’ età dei Lumi fu assai favorevole per rendere ormai di dominio pubblico l’idea della possibilità di una pluralità di mondi abitati.

Si arriva piano piano alla fantascienza moderna di Wells e di Verne: la space opera si sposta su Marte e Venere, facendoli entrare nell’immaginario collettivo, fino a quando l’esplorazione spaziale non spazza via dall’immaginazione la possibilità che i pianeti del sistema solare siano in qualche modo abitati.

Star Trek è una delle prime tv in cui l’evoluzione tecnologica umana ha permesso la creazione di un motore in grado di andare a velocità superiori a quelle delle luce. Dunque a raggiungeri sistemi stellari mai esplorati, i cui nomi spesso sono frutto di fantasia. Eppure il multietnico e variopinto equipaggio della nave stellare Enterprise spesso prende come punti di riferimento stelle e corpi celesti realmente esistenti e noti agli astronomi, come d’altronde molti scrittori di fantascienza.

Purtroppo tali corpi celesti non sembrano poter ospitare la vita, tenendo conto che il nostro Sistema Solare esisteva già da più di un miliardo di anni quando sul nostro pianeta iniziò a svilupparsi la vita, altri tre miliardi prima che la vita si evolvesse in forme di vita complesse, come testimoniano i resti dell’esplosione cambriana.

Sirio e Vega, per esempio, esistono da molto meno tempo e quindi, almeno secondo gli astrobiologi, risultano inadatti in cosi poco tempo ad aver sviluppato forme di vita complesse.

Quali fantapianeti troveremo “confermati” da ulteriori ricerche? Oltre 40 Eridani, troviamo Ophiuchi 36, ovvero – almeno secondo Frank Herbert, autore del ciclo di “Dune” – la stella intorno alla quale orbiterebbe il pianeta Giedi Primo.

Oppure 61 Cygni, stella molto usata a partire dal buon dottor Isaac Asimov: secondo uno dei personaggi del ciclo della Fondazione, Lord Dorwin, esso sarebbe uno dei possibili punti di origine dell’umanità.

Clifford Simak nel romanzo“Oltre l’invisibile” identifica 61 Cygni come l’unico pianeta dove gli esseri umani non sono riusciti ad atterrare (e un motivo ovviamente c’è).

Mentre Hal Clement pone proprio 61 Cygni come la stella attorno alla quale ruota il pianeta Mesklin, un gigante gassoso che ospita forme di vita intelligenti?

Invece la Stella di Barnard è considerata da Douglas Adams una stazione di passaggio per viaggiatori interstellari e autostoppisti galattici.

Per non far torto a nessuno, seguirò l’insegnamento di Khan Noonien Sung, nel secondo film della serie di Star Trek, quando minacciò d’inseguire il capitano James T. Kirk fino al “maelstrom di Antares”.

Speriamo invece che Beetlejuice sia qualcosa di diverso da quello immaginato da H. P. Lovecraft e più simile ad alcune storie di Philip K. Dick, giocando anche sulla parola “beetle” (scarafaggi).

Inevitabilmente concludo con Giordano Bruno: «Onde possiamo stimare che de stelle innumerabili sono altre tante lune, altre tanti globi terrestri, altre tanti mondi simili a questo; circa gli quali par che questa terra si volte, come quelli appaiono rivolgersi ed aggirarsi circa questa terra».

 

L'astrofilosofo
Fabrizio Melodia,
Laureato in filosofia a Cà Foscari con una tesi di laurea su Star Trek, si dice che abbia perso qualche rotella nel teletrasporto ma non si ricorda in quale. Scrive poesie, racconti, articoli e chi più ne ha più ne metta. Ha il cervello bacato del Dottor Who e la saggezza filosofica di Spock. E' il solo, unico, brevettato, Astrofilosofo di quartiere periferico extragalattico, per gli amici... Fabry.

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