Star Trek Picard: il viaggio continua

di Fabrizio Melodia

Ormai la davano per morta, la buona vecchia Enterprise. Eppure le due stagioni trasmesse di “Star Trek Discovery” e la trilogia di reboot operata da J. J. Abrams avevano fatto sperare: anche se molti appassionati avevano gridato al tradimento, vilipendio e turpiloquio.

La nuova trilogia di “Star Trek” di Abrams, talentaccio indiscusso, infatti aveva tentato la difficile strada di ricominciare da zero le vicende di Kirk e compagni, grazie a un paradosso temporale. Ma proprio dai fan sono piovute critiche feroci, nonostante i film non siano malvagi… Troppo diversi però dallo spirito originale che rende questa serie ben diversa da “Star Wars” (pur se quest’ultima, almeno nella trilogia iniziale, aveva un buon impianto filosofico a sorreggerla).

Riguardo alla serie tv “Star Trek Discovery“, anche in questo caso i fan hanno segnalato un travisamento: troppo puntata sull’azione con poca riflessione e scarso approfondimento dei personaggi e delle vicende. Aspetto la nuova stagione per dare un giudizio più preciso.

Eppure ora Amazon Prime è in procinto di lanciare una nuova serie tv intitolata nientemeno che “Star Trek Picard”, che vedrà il suo lancio definitivo nel 2020, almeno da quanto annunciato da Patrick Stewart – indimenticato interprete del capitano Jean Luc Picard – al Lucca Comics and Games 2019.

Ecco le dichiarazioni di Stewart: «Ero convinto che tornare avrebbe avuto poco senso: apparteneva al passato, ma poi ho ascoltato l’idea di Alex Kurtzman e Michael Chabon sulla serie e ho chiesto che mi mandassero materiale cartaceo da studiare. Mi sono arrivate 35 pagine. Li ho incontrati una seconda volta, non avevo ancora deciso, perché avevo una domanda importante da fare: se fossi tornato a essere Picard quanto sarebbe cambiato rispetto al passato? La risposta è stata “molto”. Avevo tra le mani un nuovo personaggio e così ho accettato».

Dopo gli eventi dell’ultimo film “Star Trek: La nemesi” (2002) e dopo la distruzione dell’impero romulano di cui si sente in parte responsabile, Jean Luc Picard si è ritirato dalla flotta stellare; ora vive nella sua tenuta in Francia e produce vino. Si ritroverà di nuovo al centro delle vicende grazie all’arrivo di Dahj nella propria vita, un autentico ciclone che porterà di nuovo Picard a fronteggiare i propri demoni.

Oltre a Dahj, interpretata da Isa Briones, abbiamo Chris Rios (cioè Santiago Cabrera) ed Elnor (che è Evan Evagora). Rios è il pilota della navetta di Picard e faceva parte della Flotta stellare mentre Elnor è un rifugiato romulano mal visto e assai poco socievole per gli orrori a cui ha dovuto assistere ma che stringerà amicizia con Raffi, interpretata dalla misteriosa Michelle Hurd. 

Un cast di tutto rispetto e il cui reclutamento fa pensare molto al “Moby Dick” di Herman Melville, con cui potrebbe condividere tematiche e metafore oltre a una accozzaglia di personaggi lanciati all’avventura, seppur recalcitranti. 

Due parole su Michael Chabon, showrunner della serie messa in piedi dalla CBS. È un noto scrittore che ha vinto il premio Pulitzer nel 2001 con il romanzo Le fantastiche avventure di Kavalier e Clay. Poi nel 2007 è uscito con un romanzo distopico di fantascienza, “Il sindacato dei poliziotti Yiddish”, in cui si narra che gli Stati Uniti abbiano regalato nel 1940 l’Alaska ai rifugiati ebrei che così in parte si salvarono dall’Olocausto. Chabon (che nel 2004 si cimentò anche in un apocrifo dedicato a Sherlock Holmes dal titolo “Soluzione finale”) per questa storia ha vinto il premio Hugo, categoria miglior romanzo, e il premio Locus per il miglior romanzo di fantascienza.

La scelta sembra garantire quella qualità filosofica tanto cara ai trekkers e al sottoscritto. Di sicuro, sono da sposare in pieno le dichiarazioni conclusive di Patrick Stewart che, a Lucca Comics, hanno dato origine ad una vera e propria standing ovation: «Durante tutta la mia carriera, di cui festeggio i 60 anni, ho sempre cercato una squadra con cui lavorare, con cui trovarmi a casa e socializzare, persone che volevano lavorare al meglio e fidarsi gli uni degli altri. Da Next Generation in poi ho sempre cercato di raccontare il cast come un ensemble. Tutti ne fanno parte: scenografi, cameraman, costumisti, catering, gli effetti speciali… Perché è questo il messaggio di Star Trek: l’unità». 

 

L'astrofilosofo
Fabrizio Melodia,
Laureato in filosofia a Cà Foscari con una tesi di laurea su Star Trek, si dice che abbia perso qualche rotella nel teletrasporto ma non si ricorda in quale. Scrive poesie, racconti, articoli e chi più ne ha più ne metta. Ha il cervello bacato del Dottor Who e la saggezza filosofica di Spock. E' il solo, unico, brevettato, Astrofilosofo di quartiere periferico extragalattico, per gli amici... Fabry.

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