Stasera ore 21: cinema in casa con «Limbo»
Il 4 aprile alle 21 non prendere impegni, il film di Giorgio Magarò dura solo 12 minuti
LIMBO
un film cortometraggio scritto e diretto da Giorgio Magarò
Italia, 2020
durata 12 minuti – formato 2K cinemascope
cast artistico
Gabriele Zanoncelli: Comandante Adler Claudio Batta: tecnico
Francesco Menichella: Capo Stazione Spaziale Alessandro Baito: kepleriano
Paolo Bertazzoni: burocrate Luigi Cori: militare
Chiara Vitti: amica di Adler
cast tecnico
Giorgio Magarò: regia e fotografia Massimiliano Manella: sound designer Lù Magarò: aiuto regia
Arianna Merlini: assistente
musiche
artisti vari da “Repetition Bowie” per Midfinger Records
la canzone “Five Years” dei titoli di coda è interpretata da Camilla Fascina
Sinossi
Anno 2125. Il giovane comandante Adler è di ritorno con la sua astronave cargo Blackstar dal sistema planetario Kepler 47. Dopo lunghi mesi di solitudine, l’astronauta sta conducendo la sua enorme astronave verso una stazione in orbita terrestre dove potrà finalmente attraccare.
Dopo un contatto in video con un tecnico che lavora sulla stazione, Adler però riceve la terribile notizia che il pianeta da cui proviene è stato annientato da una epidemia sconosciuta.
Il comandante della stazione orbitale annuncia quindi l’impossibilità di procedere con lo scarico della merce e lo sbarco sulla Terra.
Da un’altro video proveniente da Kepler, vediamo la sofferenza di un colono che descrive la tragedia: sul pianeta stanno morendo tutti, l’epidemia è scoppiata mentre Adler era in viaggio di ritorno verso la Terra.
A questo punto il giovane uomo si trova in un vero e proprio “limbo” in quanto non può fare ritorno su Kepler poiché è diventato un pianeta inaccessibile, non può sbarcare sulla Terra perché lui potrebbe essere infetto. Adler passa il tempo tra libri, musica ed attività fisica in attesa di un nullaosta che sembra non arrivare. Scoraggiato dai dinieghi e della burocrazia, Adler decide di trasgredire i divieti e di sbarcare ugualmente con il modulo di comando sul nostro pianeta.
Il controllo dei militari però impedisce l’impresa ed Adler ci conduce con un atto estremo e coraggioso verso un colpo di scena finale.
Il progetto
Il progetto nasce e cresce indissolubilmente nel contesto Corona Virus.
Siamo a marzo 2020, in piena emergenza sanitaria ed il regista Giorgio Magarò, come molti altri artisti, si trova ad affrontare un momento complesso e difficile, dove diventa indispensabile trovare un senso alla propria quotidianità nella complessità delle relazioni a distanza.
Magarò comincia a immaginare una trasposizione in chiave fantascientifica della cronaca che stiamo vivendo sul nostro pianeta in questi giorni. Coinvolge alcuni amici artisti e nasce l’idea del cortometraggio.
Si decide di creare il film su due fronti: uno in studio con un attore che verrà ripreso con la tecnica del green screen e l’altro con contributi in webcam dal resto del cast artistico.
Il problema rimane la dinamica delle riprese con l’attore. Come realizzare un cortometraggio in questa situazione? In extremis il regista coinvolge Gabriele Zanoncelli che riesce a dare la propria disponibilità presso lo studio green screen del regista. Siamo alla vigilia della stretta sanitaria: il giorno dopo le riprese un nuovo decreto sancisce l’impossibilità di spostamento se non per attività necessarie e legate all’emergenza.
Gabriele, pur non essendo un attore ma lavorando come tecnico in una importante compagnia teatrale, mette una grande passione e competenza, contribuendo significativamente a creare un personaggio credibile ed affascinante.
Le registrazioni in remoto invece vengono realizzate su skype dai domicili degli attori: Claudio Batta (attore e comico), Francesco Menichella (sceneggiatore e attore), Paolo Bertazzoni (giornalista e critico musicale), Alessandro Baito (attore teatrale), Luigi Cori (attore) e Chiara Vitti (attrice).
Lavorare con skype ha permesso al regista di dirigere “in diretta” gli attori e di confrontarsi, seppure a distanza con loro.
La fase del montaggio ha visto continuare il lavoro in rete, in particolare con la figlia del regista Lù Magarò in veste di “second unit director” per alcune riprese aggiuntive dalla propria casa di Pavia.
Anche l’audio viene trattato in remoto con la collaborazione preziosa del sound designer Massimiliano Manella.
Per la realizzazione si è pensato alla fantascienza degli anni ’70. Il computer ha ovviamente avuto una parte fondamentale nel montaggio delle immagini girate in green screen ma tutto ciò che si vede nel film è, in qualche modo, “reale”,
tutte le scenografie e le astronavi sono state realizzate infatti in puro stile “Gerry & Sylvia Anderson” (UFO-Spazio 1999) con modelli in scala.
Anche le musiche hanno avuto una parte fondamentale. Da qualche anno Magarò collabora al progetto Just For One Day, una performance multimediale sull’artista britannico David Bowie. Per il film sono state usate le cover realizzate per il progetto “Repetition Bowie” dell’etichetta discografica Midfinger Records.
Anche il toccante (e terribilmente attuale) brano “Five Years” che ascoltiamo nei titoli di coda, interpretato da Camilla Fascina è infatti una cover di Bowie.
“L’esperienza di LIMBO è stata davvero magica. Riuscire a lavorare a distanza in questo particolare momento ha creato una vera alchimia tra gli artisti. Penso che essere slegati a finalità che non siano altre che quelle creative ed espressive ci abbia, in qualche modo, riavvicinati al senso dell’arte, delle relazioni tra persone” Giorgio Magarò
Distribuzione
Il breve film di Magarò sarà disponibile su YouTube e Facebook SABATO 4 APRILE ore 21
Il cortometraggio è disponibile anche per i cinema che, a emergenza finita, vorranno proiettato su grande schermo.
Contatti Giorgio Magarò: giorgiomagaro@gmail.com 3388254870
L’AUTORE SI PRESENTA COSI’
Scrivere in poche righe la propria storia professionale non è cosa semplice. Il mio lavoro, iniziato alla fine degli anni ’80 è fatto di molte esperienze intense che mi hanno permesso di incontrare persone e realtà che non conoscevo. Dalla collaborazione con il Sindacato e il mondo dei lavoratori, fino alla Scuola e alla sua dimensione estesa, fatta di fantasia ma anche di fatica e di grande professionalità.
E poi conoscere i bambini. Stupirsi nello stupirli.
Far conoscere loro quella macchina magica e talvolta micidiale che è la televisione. Divertirsi insieme a loro e creare. Produrre video che non verranno magari mai trasmessi ma che resteranno per sempre nella loro memoria: la soddisfazione di aver “creato” il loro film, il loro telegiornale, i loro videoclip. Far sentire i ragazzi dall’altra parte dello schermo. Far capire loro che ciò che vedono e provano attraverso i grandi media è solo una sintesi creativa e politica.
In ogni caso, sempre, un punto di vista. Insegnare che l’obbiettivo non è obiettivo.
E poi il sociale. L’handicap visto dal punto di vista di chi siede, sempre e per sempre su una sedia a rotelle. Cercare di capire. Abbandonare stereotipi e banalità per entrare nei mondi della diversità e della discriminazione.
Scoprire che la dipendenza è dentro ognuno di noi e che ha tanti, infiniti nomi e modi di esprimersi e di invadere la nostra esistenza. Ed in tutte queste storie tante esperienze umane. Bambini, insegnanti, sindacalisti, psicologi, disabili, carcerati, persone felici e persone infelici. Adolescenti arrabbiati e genitori preoccupati. Ricercatori scientifici perplessi, politici stanchi, anziani con lo sguardo perso nella loro gioventù. Ma, in ogni caso, sempre tanta umanità.
Ed è forse questo il mio lavoro.
L’occhio curioso di un regista che cerca di capire le vite di queste persone, dando loro la possibilità di raccontarsi.
due corti di Giorgio Magarò
Non potevo perdermelo. Grazie davvero per la condivisione e per l’emozione. I progetti realizzati col cuore si vedono, si sentono, e lasciano dentro un senso di ricchezza, di pienezza come in questo caso. I giorni che stiamo passando fondono distopia e ucronia in una tremenda realtà, tutti ci troviamo coinvolti in un viaggio alla ricerca di noi stessi. Ho apprezzato molto questa illusione, questa fusione di orizzonti e una regia molto curata, veramente senza sbavature, senza cadute di stile né incertezze. I vuoti e le pause sono caratterizzati con le canzoni, i dialoghi scarni, ridotti all’essenziale, le immagini sono affilate come coltelli, perché la storia emerge nelle espressioni di smarrimento, di sorpresa, di malinconia degli attori. Forse uso un termine inappropriato, ma questa fantascienza vintage, con la sua sveglia anni ottanta che galleggia a gravità zero, con la cornetta di un telefono nero, e la nave spaziale bianca sulla lavagna scura del cosmo infinito, sono state dense di suggestione. Bellissimo.