Stephen King, Ernesto Franco, Paola Sironi con…

…Enrico Pandiani, Danilo Alessi, Francesca Santolini – sei recensioni di

Valerio Calzolaio

La morte è una stella cadente – Paola Sironi

Todaro Lugano 2024

Pag. 196 euro 16

 

Milano. Agosto 2021 e agosto 2022. Al culmine dell’estate 2022 la squadra Problem Solving (detta anche Desbruja rugne) guidata dal commissario Mastrosimone riesce a incastrare chi ha ucciso Remo Vigezzi, eccentrico informatore medico scientifico, con velleità e seguito da ufologo dilettante, separato, padre di tre figlie, incensurato. Il corpo nudo è stato trovato dissanguato e mutilato dentro un’Audi parcheggiata all’entrata del parco Porto di Mare, la scomparsa risale alla notte di San Lorenzo, quando lui stesso aveva annunciato un appuntamento con alieni. L’ispettrice di polizia Annalisa Consolati ha contribuito alla soluzione del caso, a settembre ne racconta i dettagli alla saggia moglie Minerva, ancor più convincendola che i professionisti del pettegolezzo possano avere una loro funzione all’interno degli equilibri dell’universo, un ruolo paragonabile a quello dei moscerini, fastidiosi eppure essenziali per immettere materia organica nel terreno in cui germoglieranno arbusti rigogliosi. A Natale ne riparlano in famiglia, anche con il mite padre di Annalisa (gran prosecutore delle trame dei film) e le invadenti gemelle sorelle di Minerva (maestre di sproloquio). È Minerva a raccontare e comincia dalla curiosità della casalinga pensionata Giuseppina Pinuccia D’Achille, vedova settantenne, residente nel quartiere Città Studi, per un colloquio di Vigezzi con la propria vicina di pianerottolo Leda Converso e per la successiva visita dell’uomo nel loro condominio. Annalisa sarebbe partita dalla morte di Vigezzi un anno dopo, quando due amici e complici delle farneticazioni ufologiche contattano il PM, ma i piani temporali differenti sono una libera (parallela) scelta. L’importante è ricostruire bene pensieri e atti di quanto successo.

L’analista funzionale (informatica) Paola Sironi (Milano, 1966) continua la nuova serie nella bellissima collana gialla milanese (impostata e a lungo diretta dalla grande Tecla Dozio). Narrazione in terza persona varia, siamo intorno a una cena natalizia, si alterna il meticoloso racconto di Annalisa relativo all’intero articolato anno fino all’omicidio (in mezzo alle dinamiche e ai pettegolezzi sui legami di Remo con ex moglie, fratello, sodali e interlocutori professionali) con i dialoghi fra gli astanti e gli intermezzi connessi a papà Patrizio e al suo mondo di “continuatore di film”: attinge alla memoria di dettagliate precise storie da grande o piccolo schermo, per aggiungervi avvenimenti inventati, con bizzarra creatività e protagonismo demiurgico; ci riesce alla grande con Julia, lo splendido testo di Lillian Hellman e il successivo film di Fred Zinnemann (Giulia); poi anche con Chaplin. Molto ruota intorno alle notti di agosto in cui si guardano le stelle, si esprimono desideri, si attendono segnali e si prendono inevitabilmente decisioni (da cui il titolo). Ovviamente è molto importante l’interrogatorio alla possente Pinuccia, in quel momento i ricordi di Annalisa e Minerva confluiscono. Molto comprendiamo di telepatia aliena, di incontri ravvicinati, di contatti materiali o immateriali e delle associazioni ufologiche che (male o bene) se ne occupano. A un certo punto la narratrice ufficiale offre digestivi e bicchierini, Minerva da parte sua sorseggia una grappa barricata. In altre case degli interrogatori di Annalisa hanno troppo prosecco. Spesso all’interno dei condomini la musica a tutta volume rovina amicizie e frequentazioni, leggermente meno quando arrivano le note roboanti di Don’t stop me now dei Queen.

 

 

Storie fantastiche di isole vere – Ernesto Franco

Einaudi Torino 2024

Pag. 125 euro 17,50

 

Da Genova verso vari bacini marini e oceanici. Negli ultimi decenni. Un lungo elenco in ordine sparso di ecosistemi piccoli e grandi, singoli o d’arcipelago, quasi la metà mediterranei, solo un paio nelle acque italiane: Filfla, Ferdinandea, Malta, Ons, Orcadi, Tortuga, Lofoten, Rodi, Cuba, Alcatraz, Haiti, Isola di Pasqua, Lesbo, Atlantide, Galápagos, Creta, Carloforte, Isole degli orsi, Cipro, Itaca. Per tutta la vita il Pilota ha fatto quel mestiere nel porto di Genova, girando comunque mezzo mondo. Al largo delle coste liguri intorno al capoluogo, parla e dialoga di quelle isole molto o abbastanza lontane, per come le ha incontrate e vissute. Filfla è una parola maltese, che ne traduce un’altra, araba, che significa “pepe”. Sembra appunto un nero grano di pepe piantato sulla superficie del mare fra le Isole Calipsee; una scogliera di roccia calcarea senza entroterra, senza approdi e senza scrupoli; del tutto inutile per gli uomini, i quali infatti non ci hanno mai portato davvero la loro storia. Nell’intento di umanizzare l’inumanizzabile Filfla, gli uomini, che non erano riusciti a trasformarla né in un desiderio né in un carcere (come è capitato a molte isole), provarono ad averla distruggendola, ad amarla annientandola: per più di trent’anni (fino al 1971) la Royal Navy e la Royal Air Force della corona inglese la scelsero come obiettivo per le proprie esercitazioni militari e vi fecero piovere sopra tonnellate di esplosivo, siluri, proiettili sperimentali; bombe a goccia, a scoppio ritardato e a scoppio anticipato; cannonate e mitraglie, granate incendiarie e oggetti di ogni calibro; un’aspra guerra contro niente. Pare che una specie di lucertola, dalla divisa verde a macchie rosse, sia sopravvissuta agli attacchi e si sia furiosamente riprodotta. Ogni isola ha una speciale storia in vario modo antropica da raccontare, il nome glielo abbiamo sempre assegnato noi sapiens, talora meticciamente variato nel corso delle epoche e degli insediamenti successivi.

Il grande letterato Ernesto Franco nacque l’11 agosto 1956. Laureatosi in lettere presso l’Università della sua Genova e divenuto competente studioso della cultura ispano-americana, ha a lungo lavorato all’interno di varie imprese editoriali (come Marietti e Garzanti), tradotto e curato testi di autorevoli scrittori soprattutto di lingua spagnola, insegnato a livello accademico, poi è stato dal 1991 editor della saggistica, dal 1998 direttore editoriale e dal 2011 direttore generale della casa editrice Einaudi. Nel 1994 uscì il suo primo romanzo Isolario, trenta anni dopo era appena stato pubblicato questo nuovo interessante volume dedicato alla dimensione insulare quando è scomparso per la grave malattia di cui soffriva da tempo, sempre a Genova il 10 settembre 2024. Qui, nel capitolo finale (che non tratta solo Itaca), ritorna sull’essenzialità della narrazione e della letteratura quando si vogliono conoscere davvero le isole, “storie di isole mobili, di Isole Fortunate, di Isole delle donne, di isole-balene, di isole dei tesori. Nascono così gli isolari. Libri anfibi, e perfino ambigui, scritti da menti immaginose ed esatte. Libri per metà veri e per metà fantastici… fatti di parole e di mappe …”. Lo spunto del volume è di fiction, chi narra in prima persona riferisce quanto il Pilota riassume circa il preciso significato della denominazione e sparsi aspetti “veri” di storia o geografia delle varie isole, scientemente con spunti di realtà e fantasia (da cui il bel titolo), con frequenti riferimenti alla Liguria: voci, leggende, eventi, meraviglie, racconti, frammenti, qualcosa di ciascuna, volutamente senza esaustività, con curiosità e liricità, di chi ama frequentarle sommessamente, navigando. Le questioni delle migrazioni e dei meticciati sono ovunque. Edgar Allan Poe è citato spesso, ma anche Jared Diamond, “la persona che parla più lingue” che il Pilota abbia mai incontrato. Pigato e rum di complemento.

 

 

You Like It Darker. Salto nel buio – Stephen King

Traduzione di Luca Briasco

Sperling & Kupfer Milano 2024 (orig. 2024)

Pag. 532 euro 21,90

 

United States of America. Soprattutto negli ultimi anni. Harlow, contea di Castle, Maine, qualche mese fa. Lo scrittore Laird Carmody muore nel 2023 all’età di novant’anni, celebre per una decina di bestseller nel giro dei precedenti quarant’anni. Il figlio Mark (nato nel 1958) ormai da parecchio stava lavorando a tempo pieno per il padre, aveva lasciato in anticipo l’impiego di sovrintendente scolastico, ora è lui a raccontare gli ultimi episodi significativi. Nel 2021 (piena era Covid) il padre aveva ricevuto una email dalla giornalista freelance Ruth Crawford che voleva scrivere un articolo su Laird e sul suo vecchio amico per la pelle David “Butch” LaVerdiere, allegro rinomato pittore deceduto nel 2019 e, dopo molte insistenze e visite, era riuscita a narrare una ricostruzione del rapporto. Prima aveva scritto di loro separatamente, erano due uomini che provenivano dalla stessa minuscola periferica cittadina, cresciuti insieme e diplomatisi lo stesso giorno (8 giugno 1951), all’inizio l’uno meccanico l’altro idraulico, poi co-gestori della discarica comunale, decenni dopo improvvisamente divenuti ricchi e famosi in due ambiti culturali distinti. Era successo qualcosa nel novembre 1978, durante la loro battuta di caccia annuale, nemmeno Mark sembra conoscere la ragione delle rispettive svolte di vita e, senza ansia e preoccupazioni, vorrebbe scoprirla. Il padre alla fine accetta di essere intervistato: tre sole domande le cui risposte potranno essere inserite in un pezzo giornalistico. L’ultima riguarda l’evento: “eravamo semplicemente due bastardi di talento” è la replica che dà il titolo all’articolo di Ruth e al delizioso racconto di Stephen King, Mark proverà a farci capire di più nel suo memoir, una fiaba gialla, soprattutto grazie al sogno in cui suona un classico boogie di Albert Ammons.

Stephen Edwin King (Portland, Maine, 21 settembre 1947) ha appena compiuto settantasette anni ed è uno dei più grandi scrittori viventi. Stile eccelso, fantasia meditata, capace di reinterpretare e mescolare sia i registri emotivi che i generi letterari, colto attivo propulsivo. Nella sua ampia bibliografia (come nel caso di altri autori e autrici americane, per esempio Joyce Carol Oates) le raccolte di racconti non sono occasionali, né lo risulta il singolo racconto. La struttura e la lunghezza della narrazione impongono autonome finalità e dinamiche di stesura, forse anche di godimento del lettore. Nella prima metà del 2024 è uscita l’ennesima ultima splendida raccolta di racconti di King. Sono dodici e qualche volta tornano vecchi personaggi, una certa consueta presenza aliena è consistente. Alcuni costituiscono testi più secchi e brevi (come “Il quinto passo”, un omicidio noir a Manhattan, o “Lo schermo rosso”, l’uxoricida Leonard Crocker stimolato da impertinenti diffusi alieni, con l’investigatore che cita la coppia d’attualità Biden Harris, tifata dall’autore); altri, circa la metà, più distesi e punteggiati (il più lungo è “L’incubo di Danny Coughlin”). La narrazione è talora in prima, quando la storia lo consente (come nel racconto riassunto sopra; nei “Serpenti a sonagli” della Florida, ove ritroviamo Vic Trenton; nei “Sognatori” del narratore stenografo William Davis), talora in terza persona (per esempio sui due a Central Park; su “Willie lo Strambo”, un ritorno; su “Finn”, uno scambio di persona; sulla solita “scorciatoia” presa in auto “Lungo Slide Inn Road”; sull’uxoricida; su “L’esperto di turbolenze”, un altro ritorno; su “L’Uomo delle Risposte”, testo abbozzato 45 anni fa; e su “Laurie”, la cagnetta regalata dalla sorella al vedovo 65enne, ancora in Florida, quel “salto nel buio” che dà il titolo italiano al volume), sempre al passato (recente). Nella postfazione King offre alcuni spunti sulla scrittura dei racconti, la maggior parte nuovi (“i più lunghi non erano mai stati pubblicati”). Il complessivo titolo americano riformula il verbo della canzone di Leonard Cohen You Want It Darker.

 

 

Ecofascisti. Estrema destra e ambiente – Francesca Santolini

Einaudi Torino 2024

Pag. 106 euro 13

 

Occidente, più o meno. L’ultimo paio di secoli. L’ecologismo di estrema destra è tutt’altro che una novità: risale dritto fino alla sua incarnazione su larga scala più aberrante, l’”ecologia nazista”, che impastò misticismo, esoterismo, teoria della razza e nazionalismo per promuovere la purezza del sangue considerata addirittura condizione indispensabile per la realizzazione di un vero equilibrio tra la terra e le comunità umane. Ignorare o denigrare gli allarmi che provengono dalla scienza del clima risulta ormai una strategia difficilmente praticabile. Si va dunque sempre più affermando un consistente e pericoloso nucleo di populismo ambientale che riassume l’azione per il clima in primo luogo nel lasciare i migranti fuori dai propri confini nazionali. L’ecofascismo esprime una vera e propria ossessione per la purezza razziale come indicativa di un “ordine naturale” che non va contaminata da arrivi esterni, una ideologia che viene da lontano: la storia politica dell’ecologia non è sempre stata progressista. Occorre innanzitutto richiamare lo zoologo, filosofo e artista Ernst Haeckel che nel 1866 coniò il termine “ecologia” ed estese una concezione pseudoscientifica dell’evoluzione oltre i confini della biologia in direzione del darwinismo cosiddetto sociale, fornendo via via la giustificazione al fanatismo, al razzismo e al nazionalismo. Quel pensiero ha guardato alla conservazione della natura come a un argine contro i danni della modernità, comprese le idilliache scelte del vegetarismo. Ovviamente, non c’è univocità né linearità, tuttavia dai tempi antichi le idee “verdi” corrono il pericolo di essere rubate e manipolate, ridipinte di nero”. Meglio rifletterci con attenzione e tenersi a fili scientifici coerenti.

La bravissima giornalista scientifica Francesca Santolini (Roma, 1977) collabora con varie testate quotidiane e scrive da un quindicennio brevi densi saggi su questioni cruciali (sfide ecologiste, cambiamenti climatici, migranti ambientali). Qui ha l’obiettivo di mostrare un esame aggiornato dell’antico uso dell’ecologia da parte di alcune destre politiche: riconoscere il cambiamento climatico attribuendone la colpa alle migrazioni, ai popoli del Sud del mondo, alla modernità capitalistica. Certo, ci sono pure le destre negazioniste, i loro esponenti appaiono spesso in tv; tuttavia esistono loro accanto pure alcune destre insidiose che “manipolano” l’ambientalismo, una falsificazione reazionaria e subdola dei dati scientifici, concezioni talora parallele talora complici (nell’azione amministrativa dei governi guidati da forze di destra). Occorre abbandonare la convinzione che l’ambientalismo progressista sia il titolare esclusivo dei temi ecologici. Il documentato brillante volume recupera e ripercorre testi, interviste, storie, temi in una decina di capitoli con le note in fondo al testo: sangue e suolo; negazionismo climatico e fascismo fossile; confini verdi; white green power; la manipolazione dell’ecologia profonda; la distopia dello Stato ecofascista; laboratori di ecofascismo; e in Italia? Giustamente è sottolineato di continuo l’opzione assoluta degli ecofascisti per l’avversione ideologica e crudele verso ogni immigrazione nel proprio paese, dimentichi delle emigrazioni proprie, della denatalità occidentale e dell’evoluzione umana meticcia: l’ecofascismo (pure italiano) chiude le frontiere ai migranti con il pretesto della crisi climatica, considerata anzi un’opportunità per riorganizzare la società secondo logiche autoritarie, xenofobe, razziste.

 

 

L’Elba di Enrico. Dal viaggio di nozze alle vacanze degli anni ‘70 – Danilo Alessi

Persephone Edizioni Capoliveri (Elba, Livorno) 2024

Pag. 103 euro 12

 

Isola d’Elba. 1957 – 1984. Enrico Berlinguer scelse l’Arcipelago Toscano per il viaggio di nozze con la moglie Letizia Laurenti nel settembre 1957, lui aveva 35 anni ed era vice segretario regionale comunista in Sardegna, lei 29, vivevano a Cagliari. Tornò in vacanza all’Elba venti anni dopo, per due agosti consecutivi, da segretario del PCI, superblindato con scorta e mille controlli, nel 1977 a Procchio e nel 1978 alle Fornacelle. Danilo Alessi è nato a Piombino nel 1938 da genitori elbani ed è sempre vissuto fra i vari comuni dell’isola, svolgendo anche attività politica e amministrativa, locale e nazionale, fra l’altro vicesindaco a Portoferraio dal 1973 al 1981, presidente della comunità dell’Arcipelago Toscano dal 1982 al 1984 e poi dal 2004 al 2008, Sindaco a Rio nell’Elba dal 2009 al 2014. In occasione del quarantesimo anniversario della morte di Berlinguer, Alessi ha deciso di arricchire la ricca mole di celebrazioni (mostre, convegni, incontri) con la godibile accurata ricostruzione storica dei tre soggiorni elbani, una dimensione più intima, attraverso il racconto di amici e compagni presenti nel 1957 e la sua stessa testimonianza per le estati 1977 e 1978, sulla base di come lo aveva personalmente conosciuto e frequentato. Il giorno prima del rientro in Sardegna alla fine del viaggio di nozze, Enrico e Letizia furono salutati con un brindisi dai comunisti di Porto Azzurro nella sezione di partito e Berlinguer garantì che sarebbe tornato. Quei giorni lontani sono raccontati con dovizia di particolari, ancor più utili visto che nelle biografie vi sono scarsi cenni a quell’antica permanenza elbana, mentre ovviamente quando era segretario tutto finiva sugli organi d’informazione (non ancora sui social) e “le vacanze” furono in qualche modo conosciute e commentate.

Danilo Alessi ha già pubblicato sette romanzi storici e due raccolte di poesie, aggiunge ora un’interessante saggio biografico su alcune settimane della vita di Enrico Berlinguer. La prefazione è affidata a un altro autorevole dirigente del Pci (già in Direzione Nazionale con Berlinguer), poi del Pds e di Sinistra Ecologia e Libertà, Fabio Mussi (ancora Piombino, 1948), ministro dell’Università e della Ricerca 2006-2008, che sottolinea alcuni aspetti del carattere: “Berlinguer era un uomo curioso… di idee, persone, luoghi, eventi… riservato, ma affabile e cordiale”, citando poi ricordi ed episodi politici da lui vissuti negli anni Settanta, prima e dopo “le vacanze” elbane, come il convegno al Teatro Eliseo di Roma del gennaio 1977 e le nette affermazioni per la democrazia come valore universale nel discorso per il Sessantesimo della Rivoluzione d’Ottobre il 3 novembre dello stesso anno. L’agile volumetto affronta separatamente le tre visite all’Elba e lascia poi ampio spazio in fondo agli avvenimenti del giugno 1984, il comizio a Padova, il ricovero e la morte, l’immenso funerale a Roma. Seguono alcune pagine biografiche su Berlinguer, brevi opinioni dedicate al segretario del Pci da intellettuali e personalità italiane, oltre a una splendida originale appendice fotografica su altri dirigenti in visita all’Elba e su Berlinguer steso nel 1977 e nel 1978.

 

 

Naufragio – Enrico Pandiani

Rizzoli Milano 2024

Pag. 395 euro 18

 

Torino. Febbraio – marzo 2024. Abdel sta osservando e controllando con goduria una Alvis TD21 del 1963, seconda serie con freni a disco; dopo un’accorta trattativa la compra per ventiduemila euro, cinquemila in meno del tetto che si era prefissato. Sale a bordo per portarla a sistemare nella propria officina e, uscendo, riconosce la figura del Numero Uno, cappotto grigio di taglio classico e consueta lobbia sul capo. Lo scaltro vecchietto vuole parlargli, ha un incarico per i quattro della banda Ventura: il vissuto attempato marsigliese Max Ventura, che ora gestisce insieme alla compagna Federica un buon ristorante popolare (aperto a tutti coloro che hanno i soldi per pagare e pure a chi non ce li ha); la magnifica malgascia Sanda, socia di una palestra di arti marziali; la malinconica alsaziana Victoria, che si sta ricostruendo una vita da infermiera, con la figlia e con la splendida compagna poliziotta Elettra; e appunto il vissuto kabilo algerino Abdel, che possiede un’officina di auto d’epoca. Tutti e quattro nacquero in realtà con altri nomi e cognomi, sono ex detenuti francesi, scappati, latitanti e fuggiti in Italia da quasi venti anni. Numero Uno, per non denunciarli, li ha convinti a lavorare per lui, coinvolti in pericolose avventure con mille sfaccettature internazionali; questa è la terza, tre mesi dopo la precedente; protestano ma sono costretti ad accettare. Devono indagare su un naufragio di un mese prima sul Lago Maggiore: a bordo c’erano dieci ricchi amici, pure inglesi e tedeschi, e ci furono quattro vittime fra cui una contessa italiana ancora dispersa. Un po’ tutti risultavano proprietari, collezionisti o commercianti di preziose auto d’epoca e vi sono varie questioni che non convincono nella vicenda, anche se la bufera meteo è certificata.

L’ottimo grafico editoriale, illustratore, sceneggiatore e scrittore Enrico Pandiani (Torino, 1956, primo noir nel 2009) ha vinto il Premio Scerbanenco 2022 con il primo romanzo della nuova serie (introdotta accanto a quelle Les Italiens e Zara Bosdaves), intitolato “Fuoco”. I quattro protagonisti piacciono e anche questa storia è godibile, un giallo hard-boiled narrato in terza persona varia (talora su altri personaggi, non solo i “buoni”), attraverso quasi una cinquantina di capitoli il cui titolo è anche l’ultima frase di ogni testo. Continua ovviamente pure la storia parallela commissionata dall’avvocato Teodoro (amico di Max e Abdel) per “rendere migliore la vita di un gruppo di persone”; qui seguiamo Lamberti (attraverso quattro capitoli) in Albania, Belgio e Francia per affrontare un’inchiesta su alcuni omicidi avvenuti dieci anni prima nelle Ardenne, era stata sgominata una pessima crudele banda che rapiva ragazzini per il traffico di organi. Per il naufragio attuale (da cui il titolo) si va da giovedì 22 febbraio a martedì 19 marzo 2024, con frequenti inevitabili incursioni nell’intera regione Piemonte, soprattutto dalle parti di Stresa e dell’affascinante Lago Maggiore, il secondo italiano per superficie dopo quello di Garda. Innumerevoli le vetture storiche citate, lo scomparso conte Murazzano di Salignon aveva nell’immensa rimessa della villa, fra le altre, l’Aston Martin stile Bond e la Jaguar stile Diabolik, un Maggiolino Volkswagen del 1950 e un’antica rossa Ferrari. Inoltre, si scopre che da qualche parte potrebbe anche esserci una Mercedes d’incommensurabile valore. A Reims si chiacchiera degustando Pommery cuvée Louise 2004. Casualmente, la radio trasmette spesso canzoni appropriate con le contingenze, come Fortunate Son dei Credence Clearwater Revival o Anywhere on This Road di Lhasa De Sela.

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *