all’inizio John May sembra una specie di Mr. Bean, solo più triste e più solo, senza neanche Teddy.
fa un lavoro che più triste non si può e prova a dare un ordine, a lasciare in ordine le cose.
mai si riesce a chiudere le pratiche, che vengono archiviate, con dispiacere e non senza partecipazione, però senza una soluzione del caso.
ma alla fine un caso riesce ad avere una fine positiva, e forse John May potrebbe smettere i panni soliti per qualcosa di diverso, visto che intanto gli hanno tolto il lavoro.
ma il Caso decide altrimenti.
John May è un po’ perechiano (nel senso di Perec), un po’ travet, un po’ investigatore, un po’ gogoliano (nel senso di Gogol), alla fine siamo tutti con lui.
la fine è un coup de theatre, come un omaggio del regista all’impiegato, una piccola grande consolazione proprio alla fine, anzi dopo.