Storie alla melanina verde ovvero il caso Mam
Ero entrato alle 29,72 – ora locale ovviamente – nel bar di «Guerre stellari» (inteso come film) o in un suo clone perfetto. Avevo scorso la lista ma poi ordinato il mio abituale fjmdc: tre dosi di freejazz, succo di mango e uno schizzo di De Chrico. Mi accingevo a berlo quando lo sguardo mi cadde (anzi mi saltò: era posato 78 centimetri più in alto) sul libro «Storie alla melanina verde» di M. A. Miglieruolo. Ciò mi sorprese molto per due motivi. In primo luogo perché era scritto in italiano e dunque veniva da un luogo (sul pianeta Terra, forse avete presente) dove quasi tutte/i dicono di saper leggere ma è assolutamente falso… e allora chi e quando aveva portato quel raro oggetto in un baraccio d’infima categoria però d’un pianeta acculturato? In secondo luogo mi stupii perché mi ero appena teletrasportato da Kantor alla fine della presentazione di una nuova antologia di Mauro Antonio Miglieruolo (lo stesso suppongo) per correre su Tratten dove mi avevano offerto un duro ma ben pagato lavoro: correggere le bozze del nuovo romanzo di Milland Miglieruolo (che io sapevo essere sempre Mam, Mauro Antonio Miglieruolo). Possibile che, sia pure in diversi universi e tempi frullati, dovunque andassi trovassi questo Mau? Per tacere del fatto che un giorno alla settimana (potete verificare domani, se vi trovate in questo frammento spazio-temporale) compare sul mio blog, una ma anche due o tre volte al (mercol)-dì.
Mumble-mumble.
Avanzai qualche ipotesi scema: tipo, la seconda legge della termodinamica – per gli amici: entropia – è stata lievemente modificata e ora si riassume così: «tutto va dall’ordine verso Miglieruolo».
Forse è meglio partire dal titolo.
Melanina?
Erano due delle navi di Colombo, giusto? La terza… non ricordo. Un gioco di parole sulla conquista dello spazio esterno, forse.
Poi sbirciai bene in volume: uscito presso La botte piccola (mmh, bellino) Edizioni della vigna – ecco la terza nave: la Pinta – stampato nel novembre 2012; costa 12,50 euri per 200 pagine; una copertina assai bellina di Cristina Bove.
Quasi quasi lo leggo. Ho giusto un paio d’ore prima di trasferirmi su Terra-7 (ho un appuntamento il 32 ottobre per un dibattito su Mam-7) e poi correre su Terra-9 (il 5 brumoso, calendario locale, c’è il convegno internazionale su Mam-9 e devo scriverne). Ok, vediamo un po’ com’è questa roba.
L’indice proclama: «L’ossiuro di Capella IV»; «Il caso del robdo assoggettato»; (robdo?) «La pornodiva»; «Automicidio» più le solite prefazioni, note biografiche, bibliografie e un disegno di Giuseppe Festino che riesce a far assomigliare Mam a un incrocio fra Asimov, Buddha e Robert Redford da giovane.
Allora vado a leggere e vi dico.
Un battere di ciglia per voi (tre ore per me) e posso riassumervi. In un decalogo anzi, così come fossi un vecchio dio o un regista polacco.
1 – E’ piacevolissimo, si divora con piacere. Non ingrassa e sazia quel che è giusto senza succhi gastrici spiacevoli.
2 – Siamo dalle parti del sotto/sottogenere fantastic-noir.
3 – La scrittura è alla Sheckley o al Fredric Brown di «Assurdo universo» o a un certo fanta-Benni, se preferite.
4- Una frase chiave per le 4 storie: «quasi mai quel che è ovvio capita dalle mie parti».
5 – Quand’è che il protagonista, un investigatore privato («un pitocco indipendente»), metterà la testa a posto? La risposta è mai: perché «la testa volevo metterla fuori posto, spostare il cervello, impazzire, urlare, torcermi e combinarne di tutti i colori».
6 – Poi c’è Lila che «nell’impossibile si gettava a capofitto».
6 bis – A esempio: «Voglio che tu assuma la tutela del mio duplo, mi faccia assassinare e poi adotti mio figlio e lo dia in affidamento al duplo. Dopo averlo emancipato si intende». Chiaro il genere?
7 – La prostituta tipica di queste storie ha «una laurea in flussi quantici».
8 – «Galassie maledette» (questa la capirete leggendo)
9 – Mau dice (nella prefazione) che mentre naviga, come d’abitudine, nei territori del fantastico, sta anche esplorando la letteratura in genere e il «mainstream» che è «un sottogenere» (è ottima questa, me la rivenderò in qualche universo dove però Mau non c’è).
10- Infine: Mau è un bugiardo. Perché uno che butta lì «in quanto scrittore sono tuttora nello stadio di apprendista» è come se qualcuno dicesse nella galassia centrale che Fede è un giornalista e Bersani uno statista.
Stretta la faglia (fra gli universi) e larga la via (tempoquantica), dite la vostra che io ho appena detto la mia.
NOTARELLA SU QUESTO E ALTRI FANTA-LIBRI
Siete appassionate/i di fantascienza e stimate Miglieruolo, però magari non avete voglia di spendere 12,50 euri per un solo libro perciò decidete, prima di acquistare «Storia alla melanina verde», di fare un salto in edicola per vedere se con la stessa cifra questo mese comprate due Urania decenti. L’ennesimo polpettone degli imitatori di Vance? A me non convince. Però c’è la ristampa (nuova traduzione forse) di «Frugate il cielo» della gran coppia Frederik Pohl e Cyril Kornbluth. Se posso dirvi la mia – lo lessi anni fa ma l’ho anche riguardato per bene in questi giorni – ha un bell’inizio e un finale interessante (ma sprecato) però in mezzo è un gran bah e poi bah: insomma un romanzo per niente riuscito, indegno degli autori di «I mercanti dello spazio». Perciò no, questo mese Urania fa cilecca mentre a febbraio invece c’è una sorpresa… (se è una sorpresa non ve la dico). Ma intanto a gennaio leggetevi «Storie alla melanina verde», uno dei migliori Mau dell’ultimo millennio nei vari varchi temporali dove son passato. (db)
Che dire, Daniele? Non altro che di una recensione hai fatto un racconto di Fantascienza… non lo definisco per non cadere in sospetto di piaggeria. O di combine…
«tutto va dall’ordine verso Miglieruolo» = sganasciata omerica. Daniele scrivine altre del genere, ma non troppe, altrimenti mi ammazzi.