STORIE DI NOBILTÀ
proprio vero…
(e che Satana m’abbrustolisca,
mentre lo scrivo, ché facendolo
mi faccio quasi schifo):
“il lavoro nobilita l’uomo”:
si fa per dire, eppure…
dopo vent’anni
da servo neo-medievale
incatenato al videoterminale,
lavorando
e ammalandomi per questo,
mi son ricavato
in un ufficio defilato
il mio nobile cantuccio:
son nominalmente il reuccio
dei famosi
moduli di carico e scarico:
spiegare adesso
al mio sterminato pubblico
cosa diavolo siano ‘sti cosi
di carta velina ricalcante
non è molto importante
soprattutto…
in quest’ambito neuro-poetico.
può forse solleticare un poco più
il voyeurismo classista
che alberga in certi
miei anonimi lettori
metter tutti (cani & porci)
al corrente
ch’è proprio un lavoro da niente
(ma qualcuno lo deve pur fare…)
e che ho scritto “reuccio”
mica per capriccio:
avrei potuto scrivere
“erede al trono irresponsabile
della modulistica aziendale”
avendo praticamente potestà
su quasi niente
ed essendomi
stato messo alle costole
una specie
di fanatico principe reggente
che controlla
ch’io non faccia soverchie belinate
coi messaggi, i registri e le cartacce.
Sono informazioni
– anche queste, non lo nego –
del tutto prive d’interesse, nevvero?
allora, si sappia
che tra un modulo e l’altro
io penso clandestinamente
(rimane, difatti, il mio pensiero,
tutto o quasi al riparo:
nel mio capiente zuccone)
all’ultimo libro, letto
a letto la notte precedente:
si tratta per lo più, ultimamente,
d’un tocco dell’opera,
divisa in tomi maneggevoli,
di ben altro nobile:
un vero principe
russo e barbuto
ma anche geografo,
scienziato e filosofo
e (dettaglio sommamente
divertente)
instancabile, rispettato
e incorruttibile
agitatore anarchico.
sì, sì…
parlo proprio
del simpatico teorico
del mutuo appoggio:
Pëtr Alekseevič Kropotkin!
Sappiatelo:
al suo cospetto,
i moduli, gli archivi,
le scrivanie,
i telefoni e i computer
si fottono.
come per incanto