Strike – 6
La fontana (Fontana) dell’eterna amarezza di Massimo Ruggeri (*)
Morti, feriti, mutilati / bomba d’ignoti scellerati / capri espiatori collaudati / soliti eversivi fomentati / ferroviere-ballerino sospettati / sono mestieri destinati / uno gira ovunque indisturbato / stipendio sicuro, rispettato / ideale mal-intenzionato / l’altro volteggia mezzo fumato / con quel viso ben scavato / incazzato, precario, temerario / Valpreda, preda, lampreda / elettricità, anarchia, libertà / Pinelli che si crede Supermà / da quel buco al 4° piano / lasciato aperto da una ‘mano’ / della Questura di Milano / della testa un giramento / e glom! Inghiottito a piacimento! / poliziotti, ballerini, ferrovieri / privatizziam tutti mestieri / così lo Stato sociale, solidale, collettivo / cioè mai Stato, oggi come ieri / ‘muterà’ leggi, diritti e sicurezza / il lavoro in pochi anni diverrà / con disdoro, che amarezza! / da ‘fondante costituente’ /a dignità non vali ‘gnente!’ / e il suo nome muterà / in tetro neologismo, livoro, et voilà!
(*) Il 12 dicembre è anche la data della strage (nel 1969) a piazza Fontana. C’entrano molto quei morti con i diritti di chi lavora perché le bombe – attribuite agli anarchici, invece erano fasciste con la complicità dei servizi segreti – furono messe per spaventare il movimento operaio. Subito lo ammise, forse senza accorgersene, l’allora presidente del Consiglio, il dc Mariano Rumor, quando dichiarò (vado a memoria, le parole possono essere leggermente imprecise ma il senso era quello): “l’attentato a Milano rende indifferibile la firma del contratto dei metalmeccanici”. La miscellanea di oggi – cioè 24 post intorno a scioperi, fatica, diritti e alla lunga storia delle lotte per un mondo migliore nel quale lavorare non significhi rischiare la pelle o essere sfruttate/i – è curata dalla piccola redazione di questo blog. Qui e nelle piazze lo ripetiamo: «l’unico generale che ci piace si chiama sciopero».