Su e giù dai ponti di Einstein-Rosen
I viaggi nel tempo nella serie televisiva «Star Trek» sviscerati da Fabrizio («Astrofilosofo») Melodia che di passaggio fa i conti anche con Stephen Hawking
«Spazio, ultima frontiera. Questi sono i viaggi della nave stellare Enterprise durante la sua missione quinquennale di esplorazione, alla scoperta di strani, nuovi mondi, di nuove forme di vita e di nuove civiltà, per arrivare là, dove nessun uomo è mai giunto prima»: così recita la voce narrante all’inizio di ogni episodio della serie televisiva «Star Trek», una delle space opera più amate e longeve in assoluto.
Un viaggio che non smette di continuare dal fatidico 22 settembre 1966 quando partì la missione della serie originale, con lo strano e assortito terzetto composto dal capitano James Tiberius Kirk, dal primo ufficiale scientifico metà umano e metà vulcaniano Spock e dal primo ufficiale medico Leonard “Bones” McCoy (fu trasmessa per la prima volta in Italia il 1 maggio 1979).
Fino a oggi, con cinque serie televisive all’attivo e dodici pellicole cinematografiche, l’astronave Enterprise e il suo valoroso equipaggio, nati dalla fantasia di Gene Roddenberry, hanno compiuto i viaggi più incredibili e incontrato le forme di vita più strane, sempre all’insegna della pace e dell’avventura. Autori come Dorothy C. Fontana, che avrebbe firmato la maggior parte delle sceneggiature della prima serie raccogliendo numerosi riconoscimenti prestigiosi, insieme a Harlan Ellison, Gene L. Coon, Robert Justman, Theodore Sturgeon, Richard Matheson, Jerome Bixby e Norman Spinrad avrebbero apportato alla serie un’impronta indelebile nei cuori di milioni di appassionati; senza contare il forte contributo che autori come Isaac Asimov e Frank Herbert avrebbero dato alla sceneggiatura della seconda incarnazione dell’Enterprise; e ancora il fondamentale contributo di Brannon Braga, Ronald D. Moore, Rick Berman e lo scrittore di fantascienza David Gerrold, che avrebbe costituito un gruppo compatto anche per le successive serie, rendendo sempre più concreto l’universo di «Star Trek».
Oltre ai viaggi nel cosmo, l’Enterprise ha deliziato i suoi fan di ogni età con frequenti viaggi nel tempo, iniziati per puro caso fin dal secondo episodio della serie originale, «Al di là del tempo»: dopo essere stati infettati da un batterio alieno che ha reso l’equipaggio dell’Enterprise completamente inabile al controllo dell’astronave, Spock riesce a evitare la collisione con il pianeta grazie a una miscelazione interna del propulsore a curvatura che, per effetto della curva temporale anomala, li proietta indietro nel tempo di tre giorni, consentendo all’Enterprise di proseguire il proprio viaggio.
«Domani è ieri» invece è il primo episodio (scritto da Dorothy Fontana) dove il viaggio nel tempo viene trattato in maniera più tematica. Dopo l’incontro con un buco nero, l’Enterprise viene catapultata nella Terra del 1969 dove, scambiata per un Ufo, viene filmata dal capitano John Christopher, che viene tratto a bordo appena prima che il raggio traente distrugga il suo aereo. Per eliminare ogni prova della presenza dell’Enterprise, Kirk e Sulu si teletrasportano sulla Terra ma qui il capitano viene catturato, rendendo necessario un ulteriore intervento; inoltre è necessario trovare un modo per rendere plausibile la riapparizione del capitano Christopher sulla Terra, in quanto la sua assenza cambierebbe la storia. Un episodio gustoso che darebbe a posteriori una spiegazione degli avvistamenti Ufo: in realtà, non sono altro che le varie astronavi della Federazione che periodicamente, per svariati motivi, sono costrette a gite spaziotemporali per incidenti e ponti di Einstein-Rosen.
Vale ricordare che questi “ponti” sono una ipotetica caratteristica topologica dello spaziotempo consistente essenzialmente in una scorciatoia da un punto dell’universo a un altro: ciò permetterebbe di viaggiare più velocemente di quanto impiegherebbe la luce a percorrere la distanza attraverso lo spazio normale, detta anche wormhole, in tal caso sono soluzioni di vuoto nella teoria delle equazioni di campo di Einstein, teorizzati da quest’ultimo e dal suo collega Nathan Rosen nel 1935 (ma ovviamente voi lo sapevate già, vero? Nota dell’Astrofilosofo)cercando di essere meno invasivi possibili.
D’altronde, la Prima Direttiva della Federazione – che impone agli astronauti l’assoluto divieto d’ interferenza con ogni tipo di forma di vita incontrata nelle esplorazioni – sarebbe tranquillamente applicabile anche a questo particolare tipo di viaggio.
Dunque la teoria di Stephen Hawking riguardo all’ipotetica esistenza di un Centro per il Controllo Temporale (ne ho parlato in blog nella nota precedente) non sarebbe poi così campata in aria come potrebbe sembrare a prima vista. Una curiosità: lo stesso fisico Hawking, grande fan di «Star Trek», ha preso parte a un episodio della seconda serie, nel ruolo di se stesso mentre gioca una partita a carte con l’androide Data sul ponte ologrammi, in compagnia degli illustri colleghi Albert Einstein e Isaac Newton; un bel trio.
«Uccidere per amore» è forse uno dei più notevoli episodi di tutte le serie e fu scritto dal talentuoso Harlan Ellison. McCoy s’inietta per errore un’intera siringa di un potente farmaco e, in preda al delirio, scende sul pianeta attorno al quale sta orbitando l’Enterprise. Inseguendolo, Kirk e Spock scoprono il Guardiano dell’Eternità, una macchina-creatura in grado di far viaggiare nel tempo; McCoy, impazzito, vi entra modificando il corso della storia terrestre e annullando ogni tipo di viaggio spaziale fatto da e per il pianeta Terra. Di conseguenza Kirk, Spock e pochi altri protetti dall’alterazione temporale dalla presenza del Guardiano sono di fatto tutto quello che rimane della Federazione. Per riportare la linea temporale sulla giusta strada Kirk e Spock viaggiano indietro nel tempo fino a trovarsi nel 1930.
Il senso del dovere e la grande passionalità di Kirk vengono messi a dura prova, poiché la causa del cambiamento della storia è stato proprio quella di salvare la vita a un’attivista pacifista di nome Edith Keeler (interpretata da una brava e giovanissima Joan Collins), la quale avrebbe ritardato l’entrata in guerra degli Usa con conseguente vittoria del Terzo Reich. Fatalità vuole che Kirk s’innamori di lei, portando il capitano a prendere una decisione difficilissima. In questo episodio il paradosso temporale è chiaramente risolto ricorrendo alla sistemazione degli universi paralleli, anche se alla fine l’universo creato da McCoy scompare collimando con quello originale. Tale divergenza è risolta brillantemente con l’introduzione del Guardiano dell’ Eternità che tiene sistemate tutte le linee temporali e gestisce le nuove garantendo non solo la soluzione di continuità ma anche il superamento del paradosso di una causa che precede l’effetto.
Facciamo un bel salto in avanti: alla seconda serie «Star Trek: The Next Generation» con il bellissimo episodio «L’Enterprise dal passato». L’astronave si trova nei pressi di Archer IV. Improvvisamente, una strana anomalia, identificata come una fessura temporale, appare nelle sue vicinanze. Da questa compare una nave stellare e, di colpo, sulla plancia dell’Enterprise qualcosa cambia: l’atmosfera è più cupa, le divise sono differenti, al posto di Worf c’è Tasha Yar e stranamente nessuno sembra essersi accorto del cambiamento. È la stessa Tasha che identifica la nave comparsa dall’anomalia: si tratta dell’Enterprise NCC-1701-C, l’ultima nave a portare il glorioso nome prima dell’Enterprise-D. La nave è molto danneggiata e Picard decide di inviare a bordo una squadra di soccorso, raccomandandosi di non svelare all’equipaggio dell’Enterprise-C l’avvenuto salto temporale. Inoltre Picard sembra preoccupato: il fattore tempo è cruciale, la Federazione è in guerra con i Klingon e c’è il pericolo che navi dell’Impero, attirate dalla comparsa dell’anomalia, arrivino nel settore. La situazione a bordo dell’Enterprise-C è preoccupante: la nave ha subìto forti danni, la plancia è semidistrutta e tutti gli ufficiali di servizio in plancia sono morti, a eccezione del capitano Rachel Garrett e del tenente Richard Castillo. Riker ordina a Geordi di riparare al più presto i sistemi principali: la nave deve essere pronta a muoversi il più presto possibile. Garrett, gravemente ferita, viene trasportata urgentemente nell’infermeria dell’Enterprise-D. Subito dopo Guinan si presenta in plancia, desiderosa di parlare a Picard di una strana sensazione che sta avvertendo da quando l’Enterprise-C è comparsa dalla fessura temporale. Guinan assicura a Picard che la situazione non è normale, che l’Enterprise-D in realtà non è un incrociatore da battaglia, che la Federazione e i Klingon dovrebbero essere alleati e non in guerra e che tutto dipende dall’arrivo della nave dall’anomalia spaziale. Unica soluzione sarebbe far tornare indietro l’Enterprise-C. Picard si reca in infermeria a visitare Garrett, che gli racconta quanto ricorda degli ultimi eventi occorsi alla sua nave: l’Enterprise-C si trovava nei pressi di Narendra III, quando, in risposta a una chiamata di soccorso da parte del locale avamposto klingon, è stata attaccata da navi romulane. Picard svela a Enterprise-C del salto temporale di 22 anni e della guerra ventennale tra i Klingon e la Federazione. Ritornato in plancia, Picard viene a sapere da Data che le probabilità che l’Enterprise-C, rispedita indietro nel tempo attraverso l’anomalia, riesca a sconfiggere le navi romulane sono pressoché nulle. Ma il sacrificio di una nave federale a difesa di un avamposto klingon avrebbe forse potuto evitare vent’anni di guerra.
Superbo, meravigliosamente diretto e sceneggiato, oltre che supportato da una eccellente interpretazione di tutto il cast, questo episodio si è aggiudicato numerosi riconoscimenti, diventando uno dei più trasmessi anche alle convention.
Solo Guinan, dotata di una percezione del tempo e dello spazio diversa da quella degli umani, riesce a rendersi conto della nuova realtà completamente sbagliata, un mondo in guerra e la Federazione in netto cedimento, con conseguente resa nei confronti dell’impero Klingon. Anche qui il paradosso è duplice, in quanto in un universo chiuso non dovrebbe essere possibile arrivare a percepire qualcosa di differente dall’altra linea temporale. Eppure anche questo fa parte della teoria degli universi paralleli, in quanto la nuova stringa creata, viene a cozzare in un dato momento più o meno violentemente e tale anomalia può essere percepita dai sensi.
Ecco dunque come con il cuore, con l’intuizione, si arriva a comprendere come non considerare “normale” un intero universo in guerra e a preferire un sacrificio piuttosto che permettere questo stato di cose.
L’episodio «Circolo chiuso» rappresenta al meglio gli universi paralleli e le variabili annesse. Una partita a poker sembra ripetersi all’infinito ma Data, la dottoressa Crusher, Ryker e altri sembrano rendersene conto solo con frequenti deja-vu. A un certo punto, un’emergenza porta l’Enterprise all’inaspettata collisione con una navetta alla deriva, provocando poi la totale esplosione dell’astronave e la morte istantanea di tutto l’equipaggio. La partita a poker si ripete e solo i vari segni lasciati con la sequenza numerica delle carte e strane voci udite dall’equipaggio fanno intuire all’ingegnere capo Geordi LaForge la verità: l’Enterprise è entrata in un loop temporale, un circolo chiuso in cui si ripete in continuo lo stesso spezzone di realtà, ogni volta leggermente più spostato. E’ solo grazie all’ausilio del cervello positronico dell’androide Data che l’Enterprise riesce a uscire dal circolo chiuso, scoprendo di essere rimasta intrappolata per novanta giorni.
Qui mi fermo: occorrerebbe un libro specifico anche solo per catalogare gli episodi dedicati ai viaggi nel tempo per questa fortunata serie televisiva. Posso dire – come ha già fatto Lawrence Krauss nel suo bellissimo libro divulgativo «La fisica di Star Trek» – che la serie televisiva può essere piena di improbabilità scientifiche ma non di inesattezze.
Insomma «Star Trek» può costituire una vera e propria enciclopedia di continuum spaziotemporali ben paradossati, viaggi ai limiti dei buchi neri e quanto altro la fantasia e la scienza possono immaginare.
Alla fine, il tema di «Star Trek» è sempre quello umanistico filosofico dell’uomo non più al centro dell’universo ma decisamente non umiliato, bensì portato dai molteplici incontri a crescere e migliorarsi, sempre all’insegna del dialogo e della non interferenza. Come spesso affermato dal capitano Jean Luc Picard: «Viaggiamo per migliorare noi stessi».
Anche i viaggi nel tempo sono necessari a questo miglioramento dell’essere umano, poiché è solo conoscendo e imparando dai paradossi della Storia e dai circoli viziosi che si può evitare di ripetere gli stessi errori. Un mondo in guerra non è un ineludibile destino ma lo specchio ben preciso di una realtà attuale ma totalmente altra da quella che dovrebbe essere. Forse viviamo nella linea temporale sorta da un cambiamento nella Storia che non sarebbe mai dovuto accadere: compito nostro ritornare indietro e riprendere un cammino interrotto bruscamente tempo addietro.
Per approfondire:
– Judith Barad, Ed Robertson, «L’etica di Star Trek», Longanesi, 2003.
– Livio Cotrozzi, «Star Trek – Storia illustrata di una saga», Alpi editore, 1995.
– Giuliano Di Caro, «Tecnogenerazioni. Star Trek: The Next Generation», Le Mani-Microart’S, 2005.
– Lois H. Gresh e Robert Weinberg, «I computer di Star Trek», Longanesi, 2001.
– Susan e Robert Jenkins, «Segni di vita – La biologia di Star Trek», Longanesi, 1999.
– Lawrence M. Krauss, «La fisica di Star Trek», Longanesi, 1996.
– Franco La Polla, «Star Trek: Foto di gruppo con astronave», Punto Zero, 1995.
– Franco La Polla (a cura di) «Star Trek: Il cielo è il limite», Lindau 1998.
– Franco La Polla, «Star Trek al cinema», Punto Zero 1999.