Sui fondi pensione

 

di Beppe Scienza

La rivincita del Tfr. Fondi pensione, una salutare batosta nel 2022: la sicurezza prima della rendita

(Articolo di Beppe Scienza sul Fatto Quotidiano di lunedì 20 febbraio 2023 a pag. 13)

Eviterò di cantare vittoria, anche se ne avrei ben donde, avendo sempre difeso a spada tratta il Trattamento di Fine Rapporto (TFR) fin dal silenzio-assenso del 2007. E nel 2022 esso si è rivalutato del +10% a fronte di perdite medie dal meno 9,8 al meno 11,5 per cento per fondi pensione e piani individuali previdenziali (pip).

Metterò in luce, al contrario, qualcosa di paradossale: i disastri dell’anno scorso hanno risvolti positivi e apprezzabili. Da un lato essi confermano nella sua convinzione chi pervicacemente tiene il TFR in azienda o altro ambito lavorativo: scuola, ospedale, ente pubblico ecc. Dall’altro lato indurranno altri a interrompere qualunque versamento volontario in fondi pensione o pip, decisione molto opportuna.

Privilegiare la sicurezza. Per il risparmio previdenziale l’alternativa preferibile è infatti quella più sicura, non quella apparentemente più redditizia, per altro solo in termini aleatori. Ancor meno sensato è scegliere semplicisticamente ciò che ha reso di più in passato. Tanto il proverbiale buon padre di famiglia quanto il single, fa male ad accettare scommesse rischiose, puntando a ottenere rendimenti più alti. Al contrario è meglio privilegiare le soluzioni che offrano tutele per il potere d’acquisto; e ciò vale solo per le pensioni pubbliche e il TFR, che garantisce annualmente il 75% dell’eventuale inflazione più l’1,5% seppur lordi.

I cosiddetti secondo e terzo pilastri previdenziali espongono a rischi di triplice natura. Primo, l’alea dei mercati finanziari, che è a monte dei crolli dell’anno scorso. A peggiorare il quadro concorrono poi l’assenza totale di trasparenza e i subappalti nelle gestioni. Secondo, la possibilità di crac che attualmente preoccupa i clienti di Eurovita. Il terzo rischio e il più grave risiede appunto nell’assenza di qualsivoglia garanzia, neppure parziale, contro il carovita.

Perdite pesantissime. Più di una volta la previdenza privata è stata fallimentare. A cavallo dell’ultima fiammata inflattiva degli anni Settanta-Ottanta essa condusse a perdite del 60-70% in potere d’acquisto, sistematicamente tenute nascoste per compiacere all’industria del risparmio gestito. Ma anche il 2022, fra rendimenti nominali negativi e perdita di valore della moneta, presenta un saldo negativo reale vicino al 20%. Mica male in soli dodici mesi.

Linee garantite. Una delle tante indecenze dei fondi pensione sono le linee garantite, destinate a chi appare meritevole di una particolare protezione, perché finitovi per silenzio assenso. In base alla legge istitutiva doveva trattarsi di una “linea tale da garantire […] rendimenti comparabili al tasso di rivalutazione del Tfr” (art. 8 comma 9). Una presa in giro. Altroché rendimenti nell’ordine del +10% nel 2022! Semmai del -10% (meno dieci!) come per Cometa il cui comparto “TFR Silente” ha perso il 13,4% nominale e quindi oltre il 20% reale. Tali linee dovrebbero essere indicizzate all’inflazione e invece non lo sono.

da qui

 

La furbata: gonfiare il numero degli iscritti ai fondi pensione (un video)

 

Fondi pensione. Per i lavoratori pubblici torna il silenzio-assenso, ma qualche sindacato non ci sta

(Articolo di Beppe Scienza sul Fatto Quotidiano di lunedì 11 ottobre 2021 a pag. 13)

L’industria del risparmio gestito vuole mettere le mani non solo sul risparmio degli italiani esistente, ma addirittura su quello futuro. In particolare sugli accantonamenti del trattamento di fine rapporto (Tfr) che matureranno per i lavoratori dipendenti.

Benché in formato minore, la storia si ripete. Come si vede che ministro del lavoro non è più Nunzia Catalfo! A inizio 2007 l’obiettivo era il Tfr di tutto il settore privato, ora dei dipendenti pubblici. A rigore neanche di tutti, perché restano salvi gli assunti prima del 2019. Inoltre non viene toccata la scuola, ma la sanità sì, i ministeri pure, le regioni anche ecc.

Per gli interessati dal 1° gennaio 2022 scatta il silenzio-assenso: il futuro Tfr di chi non si ribella in tempo, verrà dirottato nel fondo pensione Perseo-Sirio. E sarà una specie di ergastolo lungo quanto la vita lavorativa: esso finirà sempre nella previdenza complementare.

Ai lavoratori coinvolti conviene opporsi, se hanno a cuore la sicurezza e il valore reale del proprio risparmio previdenziale. Con l’inflazione che ha rialzato la testa, meglio tenersi ben stretto il TFR, impostato fin dalla sua nascita (1982) a difesa del potere d’acquisto. Alla roulette dei mercati finanziari uno può giocarsi il surplus, non certo il sostentamento per la sua vecchiaia, ovvero la pensione di base o integrativa.

Ma la cosa più odiosa è il meccanismo del silenzio-assenso. Una vera prevaricazione. Uno è stato assunto a certe condizioni, fra cui la liquidazione prevista alla fine del rapporto di lavoro, e così gli cambiano le carte in tavola; e deve attivarsi lui per impedirlo.

La previdenza integrativa conviene non solo all’establishment finanziario, ma anche ai sindacati concertativi e alle associazioni padronali. Così gli uni e le altre ricorrono a ogni forzatura per dirottarlo nei propri fondi. Ancor di più a fronte di insuccessi, come un modesto 30% di iscritti fra i lavoratori cui Sirio-Perseo è rivolto, che comunque sono già troppi.

Però c’è una notizia confortante. Qualcuno non ha accettato di fare fessi i propri colleghi, non solo nell’area sindacale di base, ma addirittura fra i sindacati costituenti del fondo Sirio o Perseo. È il caso lodevole di Confintesa, Confsal Unsa e Federazione Sindacati Indipendenti (Fsi). Benché favorevoli come principio alla previdenza integrativa, non hanno firmato con l’Aran, la controparte pubblica datrice di lavoro, lo specifico accordo del 16 settembre 2021 per la trappola di Sirio-Perseo.

Tutto il contrario del direttore del fondo Maurizio Sarti, che si fa bello dicendo: «Vogliamo piena consapevolezza, […] non che si acceda al fondo soltanto in virtù del silenzio assenso». Una presa in giro. Se fosse convinto di ciò che dice, non lo avrebbe attivato.

da qui

ps: dei fondi pensione parla anche Giorgio Cremaschi

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