Sul corona virus, su Turi Vaccaro e altro
47esima puntata dell’«Angelo custode» ovvero le riflessioni di ANGELO MADDALENA per il lunedì della bottega
Foglio bianco carta bianca / ancora un passo e andiamo nella panca! Oltre il virus, dentro la realtà
Oggi è sabato: ho dormito nel pomeriggio. Un sabato del periodo Corona Virus che non so bene cosa sia. Molta gente si barrica e si abbarbica, si arrocca ma neanche tanto… rimane ad aperta bocca.
Pierfrancesco – che lavora al Museo di San Pietro – mi ha detto che in questi giorni si sveglia con un fastidio. Non per l’ansia che ha lui ma per quella che vede intorno, in molte persone preoccupate non sa di cosa. Eppure… tutto si chiude. E «in questa paura generale / tutto diventa più essenziale», che è la strofa di una canzone scritta ieri con Pierfrancesco e Flaviano. Il titolo è «Son finite la mascherine»:
Son finite le mascherine / non perché era carnevale che ogni scherzo vale / Qui ci hanno fanno un grande scherzo mondiale / si chiama Corona o cogliona… coglionamento globale…
Ieri ho sentito un’amica di Nembro, vicino Bergamo. Mi ha raccontato che il suo ufficio si trova nella zona rossa e la sua casa no! Quindi per andare in ufficio… si deve mettere la mascherina? Cosa deve fare? L’ho invitata a Perugia e mi ha detto che per almeno venti giorni potrebbe essere impossibile uscire legalmente dal suo paese perché sarà messa in quarantena tutta la zona.
Mi dice Sara che ci sono stati 53 decessi nella provincia di Bergamo, che ha più di un milione di abitanti: le morti riguardano (suppongo al 95%) persone già indebolite e con un situazione anagrafica molto “vulnerabile”.
Il mio stato d’animo è sommesso, pacato. L’ho scritto nell’ultima strofa della canzone: «Io mi sento più rasserenato / prima ero più esaltato». Sentirsi allentato, forse è una cosa buona. Riposarsi, rallentare? Per chi ha attività economiche importanti, – come Flaviano che gestisce un ristorante, e ha figli e famiglia – però la situazione non è tranquillizzante.
Intanto qua siamo.
Faccio spettacoli per 15 o 20 persone in media ma può capitare anche meno di 10. Lo dico perché per l’ordinanza della Regione Emilia-Romagna, emanata a fine febbraio, non è possibile riunirsi e così un incontro fissato per il 14 marzo è stato annullato. Ma qualcuno diceva: in una casa si potrebbe fare. Se uno invita 5 amici a casa è legale? E se uno vive con 10 familiari ne deve cacciare 7?
Non mi stupisco di tutto quello che sta succedendo. Negli ultimi anni – ne ho parlato e cantato spesso – abbiamo imparato ad accettare la criminalizzazione della neve (pensate all’emergenza del 2018 fa ma in certe parti d’Italia c’è ogni anno! ci ho scritto due canzoni: «Nevica» e «Poesia di neve») con il terrorismo meteorologico che fa dire spesso, a giornali, a esperti pataccari o anche alla Protezione civile: «Non partite!». Sono prove.
Quando vedo artisti che rinviano spettacoli da fare in spazi dove sanno che non arriveranno più di 20 persone, penso ai loro percorsi, come già ho fatto negli ultimi 15 anni, da quando ho iniziato a scrivere e a interpretare il mio monologo (poi libro) «Amico treno non ti pago».
Quando si dice cultura si dovrebbe avere anche il coraggio di affrontare le situazioni critiche con lucidità, con intelligenza. Ieri in un circolo culturale alla mia domanda: «Se il prossimo provvedimento dirà che non si devono fare spettacoli ancora per due mesi che faremo?» mi sentivo rispondere da più persone: «ci sarà un motivo e dunque ci atterremo al provvedimento».
Per amor di verità preciso che guadagno pochi soldi da questo tipo di spettacoli, In più sto lavorando a un romanzo storico, quindi sto spesso a casa. Meglio se non mi concentro su altro. Dunque in questa fase non potrei essere più distaccato di così, però penso che ci sono artisti (e non solo) i quali così perdono molti introiti.
Io, nella mia povertà volontaria, mi sento beato, quasi in paradiso.
Stamattina ho visto un post della Bottega del Barbieri. Sembrava che mi avesse letto nel pensiero: proprio ieri sera pensavo alla presenza di armi nucleari, scorie radioattive sparse per l’italico suolo e nessuno si preoccupa per questo, per non parlare di morti per incidenti stradali, della negazione della creatività e autonomia che ci impone “la dittatura dell’automobile privata”. Che ne è stato dell’Uranio impoverito? Del fosgene? Dei morti e dei tanti nati malformati a Taranto, Augusta, e tante altre zone “sensibili e invisibili?”. La recensione pubblicata su La bottega del barbieri parla di un libro appena uscito sulle armi nucleari statunitensi presenti in Italia (*). Mi chiedo: se impiegassimo un terzo dei soldi, dei provvedimenti e delle energie che stiamo usando per difenderci dal Corona Virus… per far diminuire lo scarico di veleni nell’aria, a partire dalle automobili?
E qui lo spiritello spiritoso del Coronavirus se esistesse mi risponderebbe: “ci ho già pensato io! Grazie a me in Cina è diminuito del 70% l’inquinamento atmosferico”.
Mi piace immaginare un mondo in cui ognuno di noi insorge e manda a fare in culo tutti i propalatori di paura irrazionale o poco fondata ma anche tutti ci incazziamo, indaghiamo, denunciamo chiedendo bonifiche per le acque, per la terra infestate da rifiuti radioattivi. Lo fanno molte persone che abitano le cosiddette terre dei fuochi, ma non “fanno notizia”. Giorni addietro ho letto della madre di un bambino morto per esalazioni di quelle terre e di quei veleni che vengono anche dal Nord. Ma era una notizia quasi invisibile. Mi piacerebbe vederla pubblicata nelle prime pagine dei quotidiani.
Come vorrei sentire in apertura di gr e telegiornali la notizia che di recente in Lussemburgo i mezzi di trasporto pubblici (treni compresi) sono diventati gratuiti per tutti. L’ho sentito dire alla radio un mese e mezzo fa ma quasi sotto voce, come fosse una cazzata e poi sembrava si volessero rimangiare quelle parole che avevano aperto una crepa nel muro di notizie avvelenanti e ammuffite, putride, che ci vomitano addosso sempre. Pochi giorni fa ho ritrovato la notizia in un trafiletto su Il Venerdì di Repubblica. Mi piacerebbe che venisse intervistato Marco Camenisch, un difensore della Terra che ha scontato 25 anni di carcere perché provò – con i suoi pochi mezzi – a difendere gli esseri umani dalle centrali nucleari. Un bimbo ci chiederebbe: perchè in galera? non meriterebbe un premio?
Invece il responsabile per il disastro di Seveso fu condannato a 5 anni di carcere ma con la condizionale, quindi non ha mai visto una cella. Seveso devastò milioni di ettari di terra, uccise, provocò sofferenze fisiche epsicologiche a centinaia – se non migliaia – di bambini e adulti, animali e piante. L’industria ICMESA di Seveso era proprietà della società svizzera Givaudan, al 100% posseduta dalla Hofmann La Roche. Queste cose chi le ricorda più?
Mi piacerebbe che molti andassero davanti al carcere di Palermo dove si trova Turi Vaccaro (**). Oppure gli scrivessero una lettera chiedendogli «perché ti hanno messo in galera?». Lui risponderebbe che aveva il divieto di muoversi da quando aveva sabotato una centrale militare di controllo, il MUOS, a Niscemi e quando disubbidì (andò a trovare la sorella in fin di vita a Torino) lo arrestarono. Da quasi due anni Turi si trova nel carcere di Palermo. Se qualcuno di noi volesse manifestare sotto la sua cella non potrebbe perché abita in una zona rossa oppure perché fa paura muoversi in questi giorni?
Nel 1993, ai tempi della mucca pazza, e subito dopo l’esilio-fuga di Craxi ad Hammamet, un mio amico scherzava: «Per essere trasgressivi bisogna mangiare carne di bue e votare socialista!». Oggi invece per essere trasgressivi basta viaggiare, cenare al ristorante cinese e dare la mano al vicino di casa! La prova del nove sta riuscendo: ci stanno reprimendo anche dentro le nostre case. Non so se sia un calcolo ma di sicuro… siamo avanti!
PS: giorni fa sempre sulla Bottega è stata pubblicata l’intervista a un medico che lavora in Africa (***): ha detto cose molto interessanti per relativizzare l’allarme il corona virus anche e in quanto medico che vede il mondo guardando dall’Africa. Ha parlato del medico che nel 2003 era morto di Sars, eppure diceva: bisogna relativizzare, anche se una persona a noi vicina, come quel medico, ha perso la vita, la visione d’insieme non la dobbiamo mai perdere.
(*) Italia: colonia Usa e venditrice di morte
(**) Turi Vaccaro in sciopero della fame: «per…
(***) Il virus del terrore
LE IMMAGINI: la prima è la classica immagine di Paul Fürst delle maschere indossate dai medici al tempo della peste; la seconda è di Roland Topor.
QUESTO APPUNTAMENTO
Mi piace il torrente – di idee, contraddizioni, pensieri, persone, incontri di viaggio, dubbi, autopromozioni, storie, provocazioni – che attraversa gli scritti di Angelo Maddalena. Così gli ho proposto un “lunedì… dell’Angelo” per aprire la settimana bottegarda. Siccome una congiura famiglia-anagrafe-fato gli ha imposto il nome di Angelo mi piace pensare che in qualche modo possa fare l’angelo custode della nuova (laica) settimana. A un prossimo lunedì. [db]