Sul corteo omofobo di Forza Nuova a Venezia…
Il ponte di Calatrava è stato chiuso per sicurezza e sono seguiti violenti tafferugli.
Tutto per la manifestazione che sarebbe dovuta avvenire sabato 29 e che il sindaco e la polizia hanno decisamente vietato, sia per paura di non riuscire a mantenere la situazione sotto controllo, sia per la componente omofoba della stessa, i neofascisti erano ben intenzionati a protestatore contro l’assessora della discordia.
Il tutto era cominciato circa sette mesi fa, con le minacce di morte anonime. A Camilla Seibezzi, delegata del sindaco di Venezia ai Diritti civili e alla politiche contro le discriminazione, gliele inviavano con i social network e le mail, a migliaia, brutalmente offensive, ma fumose. Di quelle poche firmate, invece, se ne sta occupando la magistratura.Nel frattempo dalle minacce via web si è passati a quelle della piazza dei movimenti organizzati di destra, Forza Nuova e i Forconi. La «Marcia su Venezia» che Forza Nuova ha messo in calendario sabato 29, mobilitando la base nazionale del movimento verso la Laguna, sarebbe la terza in appena quattro mesi. L’ultima è stata l’8 marzo, era la festa della donna: sono volati un paio di schiaffi e qualche pugno in risposta all’intervento dei centro sociali veneziani arrivati a bloccare il corteo dei neo fascisti alle porte della stazione di Santa Lucia. E l’obiettivo è sempre lei, Camilla Seibezzi, 48 anni, veneziana, consigliere comunale nella lista «In Comune», un passato da curatrice d’arte, oggi candidata alle europee nella lista di Tisipras. Ha aperto le porte di Venezia alle famiglie gay e ha scatenato la reazione della destra più retriva. Ma questa volta dalla sua parte si è mobilitata l’intera città che ha raccolto cinquecento firme in pochi giorni. Hanno firmato Gino Strada, Alessandro Gassmann, Ottavia Piccolo, Amos Luzzatto e lo storico Mario Isnenghi. Nell’appello si chiede al prefetto di Venezia di bloccare l’autorizzazione della manifestazione, ma si propone anche di organizzare un happening, con concerti e interventi pubblici, in risposta a una deriva violenta.C’è in atto infatti una vera campagna d’odio contro il provvedimento che Seibezzi ha fatto approvare dal sindaco Giorgio Orsoni, lo scorso dicembre, sul cambio della dicitura dei moduli d’iscrizione scolastica. Al posto di madre e padre, sotto lo spazio della firma adesso c’è scritto semplicemente «genitore». Nessuna indicazione in più. Ma tanto è bastato «per eliminare la discriminazione verso tutte quelle famiglie che non rientrano nella categoria tradizionale», dici Seibezzi, «e che hanno figli da iscrivere alle scuole dell’infanzia». Che si tratti di genitori unici, di famiglie adottive o di coppie gay, «la parola genitore è inclusiva». E non si tratta neanche di una rivoluzione, perché la modifica, è stata semplicemente l’adeguamento alle normative europee. Di fronte alle polemiche, la delegata è certa che «si andrà avanti», tanto che sul tavolo ha portato il progetto «Leggere senza stereotipi». Si tratta di quarantanove titoli di fiabe per l’infanzia, in cui le famiglie protagoniste delle storie sono delle più disparate, come accade per due pinguini padri dello stesso piccolo. Ma il progetto rivolto a 38 asili nido e 10 scuole materne, è stato bloccato dal sindaco di Venezia, perché in consiglio comunale l’Udc ha minacciato di far cadere la giunta Orsoni che traballa sulle larghe intese.
Ottimo rapporto, Fabrizio!
tra monumenti a Graziani e cortei omofobi con minacce… non si sa proprio dove possa andare questo paese