Sul Tram

di Pabuda

ieri, verso mezzogiorno,

per festeggiare la prima botta

di caldo regolare dell’annata

ho fatto una specie

d’amicizia

sul tram con una tizia:

in quattro e quattr’otto

abbiamo trovato

esattamente otto

(non nove, non sette)

interessantissimi argomenti

intorno ai quali conversare

senza mai trovare

un punto fermo

per smetterla di chiacchierare.

qui riporto un campionario ridotto

di argomenti scelti a caso tra gli otto:

abbiamo analizzato il tema controverso

del colore violetto chiaro

dello smalto per le unghie dei piedi.

mostrandomi tutta divertita

le sue dieci dita

fare marameo

dai minimi sandali neri,

m’ha convinto in via definitiva

che quel tocco di tinta

proprio agli estremi

delle estremità

la rendeva più simpatica.

molto meno liscia è andata

quando lei s’è imbarcata

nel disperato tentativo di persuadermi

della sopportabilità della musica lirica.

inevitabilmente,

dai soprani e dai baritoni

abbiamo all’unisono

sterzato

su temi più futili:

il vecchio-nuovo governo,

il capitalismo senile

e l’incerta situazione tragicomica

della chiesa cattolica,

compresa l’odiosa moda laica

di parlar bene del nuovo

boss apostolico,

lo stregone romano vestito di bianco

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Pabuda
Pabuda è Paolo Buffoni Damiani quando scrive versi compulsivi o storie brevi, quando ritaglia colori e compone collage o quando legge le sue cose accompagnato dalla musica de Les Enfants du Voudou. Si è solo inventato un acronimo tanto per distinguersi dal suo sosia. Quello che “fa cose turpi”… per campare. Tutta la roba scritta o disegnata dal Pabuda tramite collage è, ovviamente, nel magazzino www.pabuda.net

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