Sul Tram
di Pabuda
ieri, verso mezzogiorno,
per festeggiare la prima botta
di caldo regolare dell’annata
ho fatto una specie
d’amicizia
sul tram con una tizia:
in quattro e quattr’otto
abbiamo trovato
esattamente otto
(non nove, non sette)
interessantissimi argomenti
intorno ai quali conversare
senza mai trovare
un punto fermo
per smetterla di chiacchierare.
qui riporto un campionario ridotto
di argomenti scelti a caso tra gli otto:
abbiamo analizzato il tema controverso
del colore violetto chiaro
dello smalto per le unghie dei piedi.
mostrandomi tutta divertita
le sue dieci dita
fare marameo
dai minimi sandali neri,
m’ha convinto in via definitiva
che quel tocco di tinta
proprio agli estremi
delle estremità
la rendeva più simpatica.
molto meno liscia è andata
quando lei s’è imbarcata
nel disperato tentativo di persuadermi
della sopportabilità della musica lirica.
inevitabilmente,
dai soprani e dai baritoni
abbiamo all’unisono
sterzato
su temi più futili:
il vecchio-nuovo governo,
il capitalismo senile
e l’incerta situazione tragicomica
della chiesa cattolica,
compresa l’odiosa moda laica
di parlar bene del nuovo
boss apostolico,
lo stregone romano vestito di bianco