Sulle associazioni “Prolife” e le relazioni con la politica
di Donne de Borgata (*)
Sono numerose le misure attuate dall’attuale governo che, neanche troppo velatamente, strizzano l’occhio, ad associazioni e Onlus del cosiddetto mondo “ProVita” italiano (che nulla ha a che fare con la vita, anzi).
Proprio grazie ai partiti di centro destra, queste associazioni, negli ultimi anni hanno guadagnato legittimità e internità nei territori di varie regioni, insediandosi anche all’interno di strutture pubbliche, da cui veicolano una propaganda antiscelta, tradizionalista e bigotta.
Per comprendere meglio la portata di questi movimenti, ripercorriamo brevemente la storia e l’evoluzione delle associazioni antiscelta e antiabortiste in Italia.
I primi movimenti “Pro-life” in Italia nacquero dall’ispirazione dei movimenti americani antiabortisti e cattolici. Due anni dopo l’approvazione della legge 194 del 1978, con cui in Italia veniva depenalizzato l’aborto procurato, fu costituita la prima vera associazione “Pro-vita”, il Movimento per la Vita, il cui fondatore fu Carlo Casini, a lungo deputato della DC.
Dopo il fallimento dei due referendum abrogativi della legge 194/78, il MpV si è impegnato nella diffusione sul territorio dei Centri di Aiuto per la Vita. A questi centri fu affidata proprio la missione di scoraggiare le donne ad abortire, e, ad ogg,i questi CAV sono presenti in tutto il paese, anche all’interno di ospedali pubblici.
Nel 2007 il MpV organizzò anche il primo Family Day, in contestazione dei DICO (dichiarazione di conformità), che ebbe molto più successo.
Durante i primi anni duemila, però, il Movimento subì un’importante spaccatura.
Da una parte c’erano dei gruppi che, seppur contrari alle idee sempre più dilaganti sul genere, l’identità sessuale, l’aborto e la procreazione medicalmente assistita, rappresentati da figure istituzionalizzate e uomini di palazzo, decisero di accettare “il male minore”, accettando compromessi che hanno portato ad esempio alla prima forma della legge sulla procreazione assistita.
Dall’altra parte, invece, c’erano le frange più radicali, completamente contrarie alle posizioni di compromesso e che presto assunsero un ruolo di rilievo rispetto al primo gruppo. Da questa spaccatura nasceva, infatti, una forma di movimento dei Pro-life che organizzò la prima manifestazione a Desenzano del Garda nel 2011, e che si dichiarò ispirato alla politica della “tolleranza zero”.
Da subito emerse la complicità di questo nuovo movimento con le organizzazioni di estrema destra e neofasciste che parteciparono alla Marcia; un legame che venne ulteriormente consolidato con i due successivi Family Day del 2015 e 2016.
In questa operazione di connessione tra il neonato movimento e il mondo della politica, furono fondamentali il “Comitato difendiamo i nostri figli”, oggi “Associazione Family Day”, fondato dal medico e neocatecumenale Massimo Gandolfini; “ProVita” di Toni Brandi, vicino a Forza Nuova; l’associazione “Generazione Famiglia”, oggi parte di “ProVita & Famiglia”.
Già dal 2016, Massimo Gandolfini, presidente dell’Associazione Family Day, teorizzava la strategia della “pre- politica” basata sul metodo della contaminazione delle forze politiche della destra parlamentare.
Dunque, sussurrando all’orecchio di esponenti dei partiti come Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega, le associazioni Pro- Vita si sono fatte spazio in diverse regioni d’Italia, insediandosi all’interno di strutture pubbliche come ospedali, o gestendo consultori privati e Centri per la Vita.
Il sostegno alle campagne elettorali di Fratelli d’Italia e ai suoi candidati alle regionali e alle europee, da una parte, permise l’apertura verso il campo politico del movimento, dall’altra lo trasformò in uno strumento a uso dell’arco parlamentare di destra.
Subito dopo le elezioni del 2018, Simone Pillon entrò in parlamento e Lorenzo Fontana divenne ministro della Famiglia nel governo appoggiato da Movimento 5 Stelle e Lega: in questa occasione Gandolfini pubblicò un comunicato stampa proprio sull’avvenuta ‘fecondazione’ delle forze del centrodestra.
L’associazione “Pro-Vita e Famiglia”, nata dalla fusione di “ProVita” e “Generazione Famiglia”, vede tra i suoi membri anche Alessandro Fiore, figlio del leader di Forza Nuova Roberto Fiore, e che gestiva anche Rapida Vis, agenzia di servizi postali con sede legale a Roma, in via Cadlolo 90 e sede di Forza Nuova.
C’è una vasta documentazione, oltre ad un’inchiesta del Corriere della Sera, della stretta relazione e partecipazione di Fiore e Iannace al movimento Provita di Antonio Brandi, come anche degli esponenti di Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia e Azione.
Questo legame è arrivato sotto gli occhi di tutti, oltre che grazie ai vari Family Day, anche tramite il World Congress of Families di Verona, cui hanno partecipato, tra gli altri ospiti anche internazionali, Matteo Salvini e Giorgia Meloni.
Sul sito del congresso di Verona, inoltre, Brandi racconta di aver diretto negli anni ‘80 la filiale inglese dell’agenzia di viaggi “Transalpino”. Questa società, fondata dalla famiglia Jannone, tra gli anni ’70 e ’80 aveva sedi in tutta Europa e veniva usata dalle organizzazioni della destra eversiva per dare copertura ai latitanti.
Un esempio passato della stretta collaborazione tra partiti di destra e associazioni “Pro-vita” fu la campagna elettorale di FdI, Lega e altri, sostenuta attivamente dal mondo movimentista neocattolico contro il referendum di Renzi. Un esempio più recente è il sostegno dell’associazione “ProVita e Famiglia” alla campagna elettorale per la presidenza della Regione Lazio di Francesco Rocca e per la Lombardia di Attilio Fontana.
Solitamente, in prossimità di eventi elettorali, i candidati proposti con partiti di destra, sottoscrivono un Manifesto Valoriale, concepito insieme alle associazioni antiscelta. Proprio qualche giorno fa, un nuovo Manifesto è stato proposto dal capogruppo di Fratelli d’Italia al Senato Lucio Malan, presentato insieme al portavoce di “ProVita e Famiglia”, Jacopo Coghe e dal presidente Toni Brandi.
All’interno di questi manifesti viene sintetizzata l’ideologia bigotta delle associazioni “Pro-vita”: oltre ai temi più sdoganati, come l’opposizione all’aborto e alla contraccezione, la sostenuta legittimità della sola famiglia naturale e tradizionale, si spinge anche per la libertà educativa dei genitori, in particolare relativamente all’educazione sessuale, e contro i trattamenti di fine vita. (Rispetto alla questione educativa, diverse sono state le proposte fatte agli istituti anche orientate verso l’home-schooling).
Generazione Famiglia è la componente dell’associazione che si occupa del mondo della scuola e che fa parte del FONAGS, il Forum nazionale delle associazioni dei genitori della scuola con sede presso il MIUR. All’interno di questo organo GF promuove proprio l’importanza del ruolo primario della famiglia nelle scelte educative scolastiche.
La stessa premier Giorgia Meloni, poco dopo la sua nomina, si è impegnata a firmare la Carta dei Principi di “ProVita e Famiglia” e dell’associazione “Family Day”, tra le cui proposte ci sono il contrasto all’aborto, l’istituzione di una giornata per la vita nascente, la promozione della famiglia tradizionale e della libertà educativa e “il contrasto a ogni tipo di progetto di legge volto a introdurre il concetto e il reato di omotransfobia [e] le adozioni di minori a single o coppie di persone dello stesso sesso”.
Da questa Carta emerge la visione della donna come custode della maternità e della famiglia: un chiaro progetto politico, orientato all’imposizione di un preciso ruolo, attraverso tutti gli strumenti necessari.
Si inseriscono all’interno di questo progetto non solo i tre famosi aggettivi di Giorgia, ma anche la promozione della pratica dell’ascolto del battito, lo smantellamento dei consultori e le limitazioni all’accesso agli anticoncezionali gratuiti e all’IVG, il vuoto assoluto rispetto agli asili nido pubblici, ed in ultimo lo sdoganamento delle associazioni antiscelta nei consultori.
Oltre a questo emendamento, abbiamo visto come la propaganda delle associazioni “ProVita” ha portato anche all’apertura di una stanza per l’ascolto del battito a Torino, e l’abuso della pratica anche in altre città d’Italia.
Sono questi i motivi per i quali dobbiamo lottare con rabbia affinché le associazioni “ProVita” e antiscelta non mettano piede all’interno dei nostri consultori e dei nostri quartieri. E i motivi per cui dobbiamo mobilitarci contro il Governo che sta aprendo loro le porte.
Portiamo quindi la nostra rabbia alla manifestazione contro il governo Meloni del 1° giugno!
(*) Tratto da Contropiano.
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