Il nuovo assegno di inclusione farà crescere la povertà

di Michele Raitano (*) La riforma voluta dal Governo Meloni ha reso categoriale l’accesso al “reddito minimo”. Riducendo il numero di famiglie beneficiarie e gli importi medi. Pessima idea. La rubrica su Altreconomia a cura dell’Osservatorio internazionale per la coesione e l’inclusione sociale (OCIS). Dal primo gennaio 2024 non esiste più il reddito di cittadinanza (Rdc), sostituito dall’assegno d’inclusione (Adi).

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La nuova fase di privatizzazione dei CPR…

… e le sue conseguenze. di Marika Ikonomu, Alessandro Leone, Simone Manda (*) Nonostante il sistema abbia dimostrato di non funzionare, i centri di trattenimento per migranti sono sempre più foraggiati. Per ridurre i costi, sono subentrati degli attori privati, sempre più grandi. Nel 2006, Giuliano Amato, all’epoca ministro dell’Interno del governo Prodi, delega alla commissione guidata da Staffan De

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La finanza che si alimenta delle crisi e la riforma del MES

Il Meccanismo Europeo di Stabilità (Mes) dà la possibilità ai grandi fondi di determinare le sorti del debito di un Paese, e di tutti i suoi sottoscrittori, piccoli risparmiatori compresi, possedendone solo una parte. Al tempo stesso, la possibilità di operare vendite allo scoperto dei titoli di quel debito consente allo speculatore giganteschi profitti. di Alessandro Volpi (*) Ormai il

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Perché il 2024 fa paura al “club” dei Paesi ricchi

Quest’anno si potrebbero trasformare radicalmente le regole fiscali a livello di Nazioni Unite, contrastando l’evasione dei Paesi più ricchi responsabili del 75% della perdita di risorse. Nel momento chiave il governo italiano si è schierato con chi difende lo status quo. Altro che “Piano Mattei”. di Duccio Facchini (*) Il 2024 fa paura ai Paesi ricchi. Il motivo è semplice:

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È ancora notte fonda sulla ex Ilva

Taranto aspetta un piano per il futuro. È possibile “decarbonizzare” l’acciaio e che cosa significa per il lavoro, la vita dei tarantini, la città? L’acciaieria vivacchia nella totale assenza di una strategia industriale e di risanamento, mentre si respira un’aria di chiusura per consunzione. E restano irrisolti i nodi delle bonifiche, dell’inquinamento e degli impatti sulla salute. di Marina Forti

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Il Vajont e quell’idea corrotta di potere

A sessant’anni dalla tragedia, lo sfruttamento dei territori si nasconde ancora dietro la retorica dell’interesse pubblico”. Siamo cambiati? di Paolo Pileri (*) Sono passati sessant’anni dalla tragedia del Vajont del 9 ottobre 1963. “Resterà un monumento a vergogna perenne della scienza e della politica. Un connubio che legava strettissimamente […] quasi tutti gli accademici illustri al potere economico. Che a

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