Tanto tempo fa, in una galassia lontana
Filosofia e pratica della via del Cavaliere Jedi
di Fabrizio («Astrofilosofo») Melodia
«È la spada laser di tuo padre. Questa è l’arma dei cavalieri Jedi. Non è goffa o erratica come un fulminatore. È elegante, invece, per tempi più civilizzati. Per oltre mille generazioni i cavalieri Jedi sono stati i guardiani di pace e giustizia nella vecchia Repubblica, prima dell’oscurantismo, prima dell’Impero»: così Obi-Wan Kenobi, rivolto a Luke Skywalker.
Non potevi immaginare in che modo beffardo i destini dei cavalieri Jedi e il tuo si sarebbe uniti in modo inestricabile, caro Han Solo.
Non potevi immaginare che l’incontro, in quella locanda ai confini dell’Impero, si sarebbe rivelato più che una semplice missione di contrabbando umano; come non potevi sapere che il tuo orgoglio personale, la veloce nave Millennium Falcon, sarebbe stata decisiva per la battaglia finale che avrebbe distrutto la terribile e letale stazione spaziale da battaglia, meglio nota come “La Morte Nera”.
Non immaginavi come quel vecchio canuto con la barba serafica e lo sguardo penetrante, il ragazzo imberbe e avventato, con i due droidi strambi, sarebbero stati, insieme a te, il fulcro di tutti gli avvenimenti che avrebbero portato a una vera e propria Rivoluzione nella galassia.
A te bastava che pagassero il trasporto, tu eri sempre stato spavaldo e fiero, un autentico pirata delle emozioni e delle correnti cosmiche, non credevi nei dogmi e nelle bandiere, tantomeno in ideali rivoluzionari, anche se l’Impero, nella persona dell’Imperatore Palpatine, non ti era mai andato particolarmente a genio.
Tant’è… da buon qualunquista che pensavi solo alla sopravvivenza, come darti torto, ti imbarcasti in quell’avventura: sfuggivi da molte cose, compreso un ingombrante creditore come Jabba The Hutt, alieno avido e mostruoso, un autentico mafioso intergalattico.
A bordo della nave, hai fatto conoscenza con Luke Skywalker, con il suo dolore e il suo spaesamento, e con il buon vecchio Obi Wan Kenobi, e la sua filosofia della Forza.
«La Forza è quella che dà al Jedi la possanza. È un campo energetico creato da tutte le cose viventi. Ci circonda, ci penetra, mantiene unita tutta la galassia»: in questo modo ti avvicinasti a quell’antica e bandita religione o filosofia, o chiamala come vuoi.
Risentisti parlare dei cavalieri Jedi, un’autentica forza di elite di monaci guerrieri, dotati di eccezionali poteri e capacità combattive, rese possibili dalla padronanza di quella strana cosa, la “Forza”.
Non ci credevi molto, ma ecco che la missione assumeva una piega inaspettata, il droide più piccolo – quello che non parlava, il buon C1-P8 – portava in sè un messaggio per la Resistenza AntiImperiale, da parte della principessa Leila Organa.
Ed eccoti trasportato a liberare la principessa Leila, tenuta prigioniera su quel tremendo pianeta di morte, arma d’elite dell’Impero.
Liberata la principessa, avete perso Obi Wan Kenobi, che, per consentirvi la fuga, affrontò in singolar tenzone con la sua spada laser il temibile lord Darth Fener, braccio destro dell’Imperatore Palpatine, nonché generale in capo delle forze d’attacco imperiale e della Morte Nera, titolo adeguato per un uomo che vestiva uno scafandro completamente nero traslucido e brandiva una spada laser di color rubino. Oltre a presentare un vero problema di respirazione a causa del fatto che il suo scafandro era progettato per il sostentamento vitale.
Inoltre era un ex cavaliere Jedi e, come veniste a sapere tempo dopo, era stato la causa principale della morte del padre di Luke e dell’avvento dell’Imperatore al potere.
Avresti potuto abbandonare il giovane Skywalker al proprio destino, a bordo di uno dei fantastici caccia X-Wing, durante l’attacco suicida alla Morte Nera, nel tentativo di colpire con un missile laser l’unico punto debole che avrebbe fatto collassare su se stesso tutto il planetoide.
Te ne saresti voluto andare, eri stato pagato, hai augurato a Luke uno strano: «Che la Forza sia con te», con un tono cordiale che non ti si addiceva, date le tue convinzioni.
Eppure, nel momento in cui Luke Skywalker si trovò solo con dietro i cacciabombardieri e Darth Fener alla guida, tu sei arrivato e li hai spazzati via, liberando la strada per il preciso missile del giovane Like, ovviamente guidato dalla Forza.
Gli sei stato vicino, da allora, lo hai salvato più volte, come quel giorno sul pianeta di ghiaccio, prima che finisse assiderato.
Lo hai salvato tante volte, e lui salvò te dopo che fosti congelato nella grafite, venduto dal tuo amico Lando Karlissian, su invito di Lord Fener.
Venisti a conoscenza che Lord Fener era in realtà Anakyin Skywalker, il padre di Luke, caduto nel Lato Oscuro della Forza, a causa delle sue passioni non controllate e dell’abile plagio di Palpatine.
Luke era finalmente diventato Cavaliere Jedi, i suoi poteri erano cresciuti a dismisura, ma ancora doveva vincere la sua battaglia fondamentale, quella con il Lato Oscuro.
Mentre eravate sulla Luna Boscosa di Endor, il giovane Skywalker affrontò sulla nuovamente ricostruita Morte Nera la propria letale nemesi, il padre Darth Fener.
Palpatine era certo che anche Luke avrebbe ceduto all’odio e alla violenza, il vero lato oscuro della Forza ma, a un passo dall’uccidere suo padre, Luke Skywalker pensa alla mano che quest’ultimo, tempo prima, aveva fatto saltare via con un colpo di spada.
Pensa alla sua nuova mano artificiale, al padre, caduto nel lato oscuro e diventato un androide, in grado di vivere solo con il sostentamento del proprio scafandro.
Luke scelse bene, non cedendo al lato oscuro.
Dichiarasti il tuo amore per la principessa Leila, scoprendo alla fine che era la sorella di Luke, tenuta nascosta abilmente da Obi Wan Kenobi.
Ancora non potevi saperlo, ma tu e Leila avreste avuto due bellissimi gemelli, nei quali la Forza avrebbe fluito in modo possente.
Strana cosa, la Forza. La base di ogni cavaliere Jedi che si rispetti. Essa permette imprese mirabolanti, alzare oggetti di enorme consistenza come un caccia X-Wing, di compiere salti prodigiosi, di percepire i laser sparati senza vederli e rispedirli al mittente a colpi di spada laser.
Una religione che sembrava più una filosofia di tipo panteistico, non un Dio persona, che crea il mondo e interviene nelle vicende umane, con profondi dubbi sul libero arbitrio, ma – stando sempre alle parole di Obi Wan Kenobi citate prima – permea tutte le cose e le mantiene unite.
Un’energia primordiale che scorre in tutte le creature e in alcune di esse in modo più manifesto: dietro un opportuno allenamento all’autodisciplina e alla condotta etica, esse riescono pure a padroneggiarla o quantomeno a usufruirne.
«Chiunque avanzi sul cammino dall’auto-realizzazione deve inevitabilmente riportare alla coscienza i contenuti del suo inconscio personale, allargando in tal modo in grande misura il campo della sua personalità. Come l’individuo non è assolutamente un essere unico e separato dagli altri, ma è anche un essere sociale, così la psiche umana non è un fenomeno chiuso in sé e meramente individuale, ma è anche un fenomeno collettivo» (Carl Gustav Jung, «La struttura dell’inconscio», in «La psicologia dell’inconscio», traduzioni di Marco Cucchiarelli e Celso Balducci, Newton Compton editori, 1997, pagg. 109-110).
In questo modo procedette il giovane Skywalker per arrivare a padroneggiare la Forza, quell’impulso vitale che permea tutte le cose e che ora, si potrebbe dire, è rappresentato dalle pulsioni fondamentali di Eros e Thanatos. Sul pianeta del sistema Degobah, sotto il duro allenamento del maestro Yoda, Luke Skywalker imparò la prima grande lezione: che la propria mente non è chiusa in sé e che partecipa di tutte le cose ed è in tutte le cose, come le altre partecipano di lui, senza alcun tipo di confine.
In questo modo ogni entità non vive sola e svincolata, ma partecipa di quella Forza che le unisce e fornisce senso e bellezza; un modo che va difeso strenuamente, poiché molto facile è cedere al Lato Oscuro, ben simboleggiato dalla discesa nella Caverna di Luke, in cui si ritrova ad affrontare la sua nemesi paterna, Darth Fener. Una volta avuto ragione del suo nemico, attraverso la maschera aperta, Luke vide il proprio volto insanguinato.
«Per esempio, non vi è dubbio che i simbolismi arcaici, che ricorrono di frequente nelle fantasie e nei sogni, sono elementi collettivi. Tutti gli istinti fondamentali e le modalità elementari del pensiero sono collettive. Tutte le cose che gli uomini concordano nel considerare come universali sono collettive, come pure è collettivo tutto ciò che è capito, osservato, detto e fatto da tutti. Uno studio più approfondito ci lascerà sempre stupiti nel constatare quanta parte della cosiddetta psicologia individuale è in realtà collettiva. Una così grande parte, infatti, che le caratteristiche individuali ne rimangono totalmente oscurate. […] Quando analizziamo la persona le strappiamo la maschera e scopriamo che quello che sembrava individuale, alla base è collettivo. […] Chiunque si identifichi con la psiche collettiva o, in termini mitologici, si lasci divorare dal mostro, e si annichilisca in esso, arriva al tesoro vigilato dal drago, ma vi arriva contro la sua volontà e con tutto danno per se stesso» (Carl Gustav Jung, opera citata, pagg 114-121).
Luke Skywalker, nella caverna, si era lasciato divorare dal mostro, aveva permesso alla propria individualità di prevalere sul significato simbolico di ciò che stava percependo.
La sua lotta in realtà non era solo contro l’intuita immagine del Padre, che, in quanto archetipo collettivo, si parava come una minaccia all’auto-realizzazione inconscia del Figlio, ma alla sua resistenza a lasciarsi divorare dal Mostro, a diventare collettivo, a perdere la propria coscienza dell’Io a favore di un Sè allargato.
La Forza – in quanto Inconscio Collettivo e Energia Primordiale che permea, anima e rende unite tutte le cose, dalla materia all’inconscio che le rende tali – ha bisogno di unione e condivisione e non di resistenza e abuso funesto.
«Il primitivo si identifica ancora, in maggiore o minor misura, con la psiche collettiva e per tal ragione è equamente partecipe delle virtù e dei vizi di tutti senza alcuna attribuzione personale e senza contraddizione interiore. La contraddizione insorge soltanto quando si inizia lo sviluppo della mente personale e quando la ragione scopre l’inconciliabilità dei contrari. Conseguenza di questa scoperta è il conflitto della rimozione. Noi vogliamo essere buoni e quindi vogliamo sopprimere il male e con questo finisce il paradiso della psiche collettiva» (Carl Gustav Jung, opera citata, pag 112).
E’ la risoluzione della contraddizione che Luke Skywalker stava affrontando, con tutti i problemi e i dubbi che potevano assalirlo. La tirannia paterna contro cui combatteva non era altro che l’ombra generata dalla prima scissione per poi tornare a ricomporsi nel processo collettivo e nell’attuarsi del Sè, nella ribellione e nella realizzazione della Democrazia, sociale e mentale, risoluzione dei Contrari e delle controversie, rappresentate dal Crollo dell’Impero Centrale, come avvenuto per esempio con il crollo dell’Impero Romano, e la conseguente nascita delle democrazie, paradiso della pacifica e attiva convivenza delle contraddizioni e della libertà.
Non per nulla, essa proviene da due gemelli, in cui la Forza scorre possente, come Luke e Leila. Contrari ma complementari, completano e attuano l’uno la coscienza dell’altro, nel pieno attuarsi del loro Sè personale e insieme collettivo, contrari che si uniscono in sintesi dialettica e concreta.
«Questo concetto-forza è anche la prima formulazione del concetto di Dio presso i popoli primitivi. L’immagine si è sviluppata in sempre nuove forme nel corso della storia. Nell’Antico Testamento la forza magica splende nel pruno fiammeggiante e al cospetto di Mosè, nei Vangeli proviene dal cielo nella discesa dello Spirito Santo sotto forma di lingue di fuoco. In Eraclito appare sotto forma di energia del mondo, come “fuoco perenne”; in persiano è lo splendore del fuoco dell’haoma, la grazia divina, negli stoici è il calore originario, la forza del destino. Nella leggenda medievale appare come aura, o aureola, e divampa sotto forma di un’alta fiamma sul tetto della capanna in cui il santo giace in estasi. Nelle loro visioni i santi vedono questa forza come un sole, come pienezza di luce. […] Il vecchio Eraclito, che era veramente un grande saggio, ha scoperto la più portentosa di tutte le leggi psicologiche, cioè la funzione regolatrice dei contrari. L’ha definita enantiodromia, il convergere l’uno verso l’altro, con la qual cosa intendeva che tutto sfocia nel suo contrario» (Carl Gustav Jung, opera citata, pagg 63-65).
Ecco dunque come la Forza si esplica nell’inconscio e nel suo Fenomeno Collettivo; ecco dunque come solo attraverso un lungo e periglioso viaggio di auto-realizzazione inconscia e collettiva, Luke Skywalker è riuscito a percorrere la via dello Jedi, esattamente come un antico samurai si addestrava tutta la vita a perseguire la via del samurai, il bushido.
Le guerre stellari, immagine archetipica di un mondo lontano e favolistico, ma in realtà molto più vicino, dentro e fuori di noi allo stesso tempo, personale e collettivo, non sono altro che la parabola e la realizzazione di una terapia, di un viaggio che non lascia nessuno come lo ha trovato, ricongiungendo la primitiva scissione nell’immagine del Sè.
Non si pensi erroneamente che tutti vissero felici e contenti, poiché il paradiso del Sè, democratico e tollerante, deve sempre essere difeso con le unghie e i denti se necessario, poiché lo spettro della scissione e del negativo sono connaturati alla Forza medesima, che include tutto, positivi e contrari. Dunque anche il proprio movimento dialettico di autoconsapevolezza e realizzazione.
«Quindi né il medico né il paziente devono cullarsi nella speranza che l’analisi da sola basti ad eliminare la nevrosi. Sarebbe un inganno e un’illusione. In fin dei conti è sempre il fattore morale che opera la scelta fra malattia e salute» (Carl Gustav Jung, opera citata, pag128).
La realizzazione del Sè e la padronanza della Forza viaggiano a velocità iper-luce a bordo del Millennium Falcon.