Telepatia e fantascienza
Lettura e/o trasmissione del pensiero; il vero, il falso e il verosimile in un dossier di Fabrizio “astrofilosofo” Melodia
Grazie a Urania è da poco tornato in circolazione «Il telepatico» (*) di John Brunner che, già alla sua uscita nel 1964, annunciò una svolta potente nell’immaginario della fantascienza. Diviso in tre parti – che riportano una citazione sapiente dall’Eneide di Virgilio, “Mens agitat molem” (La mente muove la materia) – il romanzo esplora le dinamiche interne di Gerald, il tormentato protagonista. Paure, delinquenza, emozioni, sconfitte e sofferenze ma anche infinite possibilità non per il solo protagonista ma per l’intera razza umana.
Brunner “individua” l’origine della telepatia in un ben preciso “Organo di Funk”, che permette la trasmissione del pensiero da una mente all’altra. Ma nel romanzo vengono descritti i gruppi dei catapatici cioè telepati che condividono fantasie rese reali grazie alla telepatia, dove gli esseri umani si aggregano per provare la fuga dalla realtà senza bisogno di droghe allucinogene.
Fin qui il bel romanzo di Brunner ma la telepatia si presenta spesso nell’immaginario fantascientifico.
Ho poco tempo/spazio per fare un un dossier molto curato, ma vorrei almeno portare all’attenzione alcuni libri su telepatia e poteri Psi – cioè paranormali – che mi hanno particolarmente colpito e, in buona parte, anche ispirato/influenzato nel mio immaginario letterario.
Primo fra tutti il romanzo «L’ uomo disintegrato» (“The demolished man”, 1953) del vulcanico Alfred Bester che, con la sua opera d’esordio, si aggiudicò il primo premio del neonato Premio Hugo. Con questo romanzo, Bester conia il termine Esper a indicare le persone in possesso di facoltà cosiddette ESP (acronimo di Extra Sensorial Perception) facendolo entrare prepotentemente nella science fiction. «L’uomo disintegrato» è una sorta di noir dai toni particolarmente cupi, un po’ come il film «Blade Runner» di Ridley Scott. Bester precipita con naturalezza il lettore nel secolo XXIV, in una società newyorkese dove la polizia dispone di avanzati strumenti telepatici per sondare la mente, rendendo di fatto capaci le forze dell’ordine di sventare un crimine prima che possa accadere. Nel romanzo di Bester il crimine pare ineluttabilmente votato alla più totale sconfitta, ma un potente industriale di nome Ben Reich, dopo aver commesso un omicidio, riesce a sfuggire alla polizia telepatica, inseguito caparbiamente dall’agente e telepate Link Powell. In questo caso la telepatia non è associata a deformità ma a persone che sviluppano facoltà extrasensoriali.
Tema inquietante che sarà ripreso da Philip Dick nel racconto «Rapporto di minoranza» portato sullo schermo – e travisato, secondo molti dickiani – dal regista Steven Spielberg e poi nella serie tv «Minority Report».
Bester parla di una polizia con facoltà telepatiche mentre Dick descrive una società di sicurezza privata che mette a disposizione dello Stato, dietro pagamento, le facoltà predittive dei “Precog”, tre mutanti in grado di vedere – forse – il crimine prima che esso sia compiuto. Protagonista del racconto dickiano è il commissario della “Precrimine” che viene coinvolto in un complotto ordito dai militari proprio per eliminare la “Precrimine” mostrandone l’inefficacia. Racconto complesso e non dunque qui non sveleremo altro.
Un altro appassionante romanzo che si collega al genere Psi è nato nella fucina di quel sapiente alchimista che fu Theodore Sturgeon: con il romanzo che in italiano è stato pubblicato sia come «Nascita del superuomo» che come «Più che umano» (in originale “More Than Humans”, 1953) Sturgeon descrive una strana combriccola di bambini perseguitati: un’idiota, due gemelle che possono materializzarsi dove vogliono, un’altra bambina che sposta gli oggetti con la sola forza del pensiero, un neonato “mongoloide” che in realtà nasconde una mente geniale. Questi reietti riusciranno a raggiungere un grado elevato di comprensione della realtà, precluso ai ai normodotati che popolano il pianeta. L’unione fa la forza ricorda Sturgeon…
Il romanzo – impossibile da riassumere, anche se si volesse – è strutturato in tre parti: la prima “Baby is three” apparve come racconto sulla rivista “Galaxy” nel 1953 e da allora è considerato un capolavoro. Ma le altre due parti che completano il romanzo sono altrettanto avvincenti… e offrono una speranza anche negli “universi” più disperati, come quasi sempre Sturgeon offrì nei suoi scritti.
Un significativo romanzo narrato dalla parte del “diverso” venne scritto nel 1946 ma pubblicato integralmente in Italia solo nel 1973: è «Slan» di Alfred E. Van Vogt. Qui le mutazioni – così di moda in certa fantascienza – non riguardano l’aspetto fisico ma solo la mente del protagonista, un inquietante superuomo. Jommy Cross è uno “slan” cioè un mutante che può leggere il pensiero di chiunque. Dovrà cercare di sfuggire alla persecuzione del tiranno che vuole eliminare tutti gli Slan arrivando anche alla completa consapevolezza dei propri poteri per scoprire le motivazioni profonde dell’odio verso la sua razza. Van Vogt, qui al suo meglio, riesce a sconcertare il lettore con un finale a sorpresa che ovviamente non rivelo.
Dovrei adesso parlare almeno del recente racconto «Uno» di Nancy Kress (*), di alcuni racconti divertenti di Erik Frank Russell, del classico romanzo «Tele-Homo Sapiens» (“Wild Talent” del 1954) di Wilson Tucker e soprattutto di «Morire dentro» – ripubblicato da Fazi editore – che è uno dei migliori romanzi di Robert Silverberg... ma sarà per un’altra volta.
Mi importa però ricordare che la telepatia e altri poteri extrasensoriali potrebbero, secondo alcuni, essere una naturale evoluzione dell’Homo Sapiens o al contrario una antica “capacità” perduta dai più. Vero, falso o verosimile… ancora una volta la fantascienza – genere metafisico e filosofico – pone l’accento sull’importanza dello sviluppo del pensiero, sulla sensibilità/empatia e sui diversi che forse salveranno l’umanità.
E vi lascio – sono o no un “astrofilosofo”? – con questa frase di Betrand Russell, una sorta di filo conduttore che potrebbe legare i testi citati: «Gli uomini temono il pensiero più di qualsiasi cosa al mondo, più della rovina, più della morte stessa. Il pensiero è rivoluzionario e terribile. Il pensiero non guarda ai privilegi, alle istituzioni stabilite e alle abitudini confortevoli. Il pensiero è senza legge, indipendente dall’autorità, noncurante dell’approvata saggezza dell’età. Il pensiero può guardare nel fondo dell’abisso e non avere timore. Ma se il pensiero diventa proprietà di molti e non privilegio di pochi, dobbiamo finirla con la paura».
(*) cfr qui Nei labirinti della mente
(*) cfr Amore, sesso e X: se fossi un professore
Ti ringrazio per questo contributo. Era proprio quello che cercavo. E la citazione finale proprio …….
Ciao
Steffy