Tempo, silenzio, bellezza
Una (seconda) scordata personale
di Daniela Pia (*)
Luglio 2005, una salita ripida, fra le ultime tappe del Cammino di Santiago de Compostela. Due donne sole, ridanciane e senza fretta. Hanno un carico sulle spalle ma è leggero. I pesi sono altra cosa. Conquistata la cima una delle due prende per un sentiero di capre ed esclama: «discesa? No eh, adesso vediamo chi vince». L’altra che già tratteneva a stento la pipì deve sdraiarsi per terra per non cedere. Lo zaino la trascina e lei rotola come una foca spiaggiata. Ridono le due donne. Ridono sino a sentirsi male. Si guardano negli occhi e ricominciano. Il cielo è azzurro color lentezza. L’ odore di bosco è penetrante. Due crackers e un formaggino sono un pasto divino. Il cambio delle scarpe con le ciabatte: un piacere sublime. E il tempo è altro. È quello dei secoli antichi. Di occhi di sempre. È il tempo della complicità consumata nel silenzio di muschio e felci, condivisa nel fumo di una sigaretta. Un tempo goduto, assaporato e mai scordato. Tempo di bellezza che torna e sospira.
(*) La prima scordata personale è (pochi giorni fa) Mi sentivo vento di Christiana de Caldas Brito. Questa seconda – e io spero altre ne seguiranno – richiede una spiegazione visto che un paio di persone hanno chiesto «è una nuova rubrica? Che regole ci sono?». Sì, è un nuovo luogo d’incontro. Regole minime…. per esempio: vietato essere tristi. O in altri termini: raccontate/raccontiamo eventi che ci hanno cambiato in meglio, che ricordare ci dà allegria, non collegati a una data precisa. Una specie di «pri-vato pro-vita», come suggerisce Christiana. Pensateci e…. scrivete (db)