Tenores de Aterùe, musica sarda in Usa
di Ignazio Sanna (*)
Si sa, l’America è un grande Paese. Potete trovarci la pizza, i dischi di Nilla Pizzi e gente che paga (e riscuote) il pizzo. Ma quanti di voi si aspetterebbero di trovarci anche un gruppo di canto a tenore yankee purosangue? Eppure, a maggio li abbiamo visti e sentiti in un mini tour sardo. Si chiamano Tenores de Aterùe, ovvero tenors from elsewhere in (American) English. Eccoli all’opera nella Basilica di Hudson (New York) il 21 aprile 2013:
http://www.youtube.com/watch?v=AYIaNKA5qTk
I loro nomi sono Doug Paisley(oche), Gideon Crevoshay(mesu oche), Avery Brook (bassu), Carl Linich(contra). Il progetto è nato nel 2004, dal comune interesse dei quattro per sonorità etniche “altre”, come per esempio la musica della Georgia (ex-URSS, non USA) nel caso di Carl e Doug. Una volta scoperto il canto a tenore la strada era ormai tracciata: sarebbero diventati ben presto un gruppo focalizzato sulla musica sarda, l’unico al mondo a non avere radici in Sardegna.
Eccoli ancora nell’esecuzione del “Ballu Dillu”, dal repertorio dei Tenores di Bitti, registrata a Williamstown, Massachusetts, il 24 gennaio 2011: http://www.youtube.com/watch?v=KITtJ3gtpM8
Non mi farò sfuggire di certo questa ghiotta occasione per rimarcare una volta di più come il provincialismo italiano (e di conseguenza sardo) abbia sempre ritenuto manifestazioni culturali come questa tecnica di canto, e la stessa lingua utilizzata, nient’altro che sottoprodotti culturali da guardare come minimo con sospetto, se non con vero e proprio disprezzo.
Si sa, la Sardegna è un piccolo paese. Dove comunque si possono trovare le auto Chevrolet, la Coca-Cola e il rock’n’roll autoctono. Ecco, se mi si chiedesse cos’è per me la globalizzazione, sorvolando sugli aspetti negativi, direi che è esattamente questo: la possibilità di avere a disposizione le cose più disparate nei luoghi più inaspettati. Certo, mi rendo conto che c’è sempre un rapporto, come dire, dialettico, fra l’originale, il D.O.C., e la copia, la versione alternativa. Ma nel caso specifico mi interessa soprattutto sottolineare come la scoperta da parte della nota rockstar (senza offesa) Peter Gabriel del canto a tenore, con i Tenores di Bitti da lui messi sotto contratto per la sua etichetta Real World, che ha “inventato” la world music, abbia sdoganato presso trenders e superficiali d’ogni genere un prodotto (chiamiamolo così) culturale fino a quel momento considerato, dai pochi che lo conoscevano al di fuori della società in cui era diffuso, poco più che roba da pastori ignoranti. Mi piace notare come una figura dotata del carisma, dell’intelligenza e della capacità musicale dell’ex cantante dei Genesis abbia, pur involontariamente, contribuito a svergognare la prosopopea (e l’ignoranza) dei gran sacerdoti della cultura musicale popolare italiana, per i quali il massimo della trasgressione è Vasco Rossi. Poveretti…
(*) Quinto appuntamento con la rubrica «L’isola del giovedì: cinemanonsolo» dove Ignazio Sanna racconta e racconterà cosa accade sulla scena sarda con un occhio agli altri universi. Settimanale o magari quattordicinale ma sempre di giovedì; ovviamente sono gradite le segnalazioni, potete inviarle qui o direttamente a Ignazio. (db)