«The Calculating Stars»: una burattinaia oltre il cielo

Urania ripropone, in edicola per tutto dicembre, uno straordinarissimo romanzo di Mary Robinette Kowal e db mette le mani a megafono per urlare: «correte a comprarlo».

«Ti ricordi dov’eri quando la Meteora ha colpito?». Una domanda rituale perchè come si potrebbe dimenticare il 3 marzo 1952 e tutte la catastrofi seguenti? Con ogni evidenza quel 1952 non è il nostro, ma eravamo – noi terrestri – nello stesso tempo e luogo sino a un attimo prima. La statunitense Mary Robinette Kowal (d’ora in poi MRK) si definisce «burattinaia professionista» ma ha vinto 4 premi Hugo e presiede la Science Fiction & Fantasy Writers of America; è un punto di riferimento dunque anche se io lo ignoravo. Scopro «The Calculating Stars» (del 2019) solo adesso, con due anni di ritardo sulla prima traduzione italiana – di Stefano Giorgianni – che adesso arriva in edicola con Urania Jumbo: 380 pagine per 9,90 euri oppure in e-book per chi ama leggere così.

Spero che in edizione economica arriverà a molte persone. Lo merita. Raramente ho trovato tante idee, trame fitte e persone “vere” in una nuova autrice. Stereotipi zero. Entusiasmo. Bella scrittura. Ritmo veloce ma con qualche giusta pausa per meditare. Amore, coccole e sesso non sono riempitivo ma parte della costruzione narrativa; e questo mi sembra un evento raro, da festeggiare. La scienza c’è ed è ben spiegata (anziché essere esibita come un’accetta) ma se poi chi legge non ha una laurea in fisica e dunque si troverà a saltare due mezze pagine… sarà avvinto lo stesso, ve lo garantisco.

Prima di entrare un minimo nella trama – chi odia visceralmente lo spoiler dunque si fermi qui – vi segnalo che potete sentire MRK in diretta online per «Stranimondi» a Milano, proprio due anni fa: https://www.youtube.com/live/EHqWYw116MQ?si=9iK9cnkZEPCOEFyh con traduzione italiana. Devo questa informazione ad Andrea Bernagozzi, il mio amico astro-estro (astronomo estroso) che spesso colma le mie lacune. Chissà se altre (Giulia?) e altri (Diego?) adesso mi diranno in coro: “ma db, dormi? Dov’eri mentre tutti leggevamo MRK?”.

Beh, bastava farmi un fiiiiiiiischio alla pecorara e io arrivavo.

Quel fischio che adesso lancio con entusiasmo. Penso che «The Calculating Stars» piacerà anche a chi di solito non legge fantascienza ed entusiasmerà particolarmente scienziate, insegnanti e ragazze perchè soprattutto di loro parla. Mostrando fra l’altro come si viveva (e si vive) nella società dominante che resta maschiocentrica e “bianca” la quale continua per paura e/o dominio a rendere invisibile (e opprimere) chi (e ciò) che non assomiglia a certi standard… Mostrando però le sacche di resistenza, le conquiste e le concrete alternative possibili. Percorsi nuovi ma a partire da un’invenzione narrativa, cioè da quel 3 marzo 1952 della meteora? Sì e no, come scoprirà chi leggerà.

Un minimo di trama. Quasi dalle prime pagine (e dalla quarta di copertina un po’ spiona) sappiamo che, cadendo in mare, quel gigantesco meteorite non ha solo provocato disastri nell’immediato ma che causerà uno sconvolgimento climatico tale da costringere l’umanità a organizzarsi, in pochi decenni, per cercare un’altra casa… nello spazio; forse su Marte ma prima bisogna farne di strada (“che fai lassù in cielo, Luna?”). Se il clima impazzito del romanzo volete prenderlo anche come una metafora per ciò che sta accadendo nel mondo dove abitiamo… beh ha senso. Ci sono differenze ma la “fretta” oggettiva di trovare soluzioni e la sordità soggettiva (nei Palazzi soprattutto) sono analoghe. In entrambi i mondi c’è chi pensa che non esista un’emergenza climatica; o che le donne siano isteriche; o che solo “il libero mercato” debba dominare..

Elma York è una matematica, geniale e veloce, già pilota durante la seconda guerra mondiale. Potrebbe dare un grande aiuto nell’emergenza che arriva ma in una scienza «zeppa di uomini» è quasi certo che sarà messa da parte. Fa da suggeritrice al marito Nathalien, che per fortuna ha molte qualità: scienziato, non maschilista e per di più innamorato. Emma e Nathalien sono ebrei statunitensi e hanno tragicamente imparato cosa sia il pregiudizio. Ma a loro volta ne soffrono perchè sono bianchi e quando incontreranno persone nere dovranno rifare molti conti dolorosi anche con le proprie vite.

L’entusiasmo di Emma per volare e per le scienze è contagioso ma ai militari e a chi sta ai posti di comando piace poco. Quasi tutti i giornalisti sono così idioti che si interessano a una possibile “astronautessa” solo per capire se indossa il bikini sotto la tuta o cosa vorrebbe cucinare. Così quando finisce sotto i riflettori Emma dovrà ricorrere a due “calmanti”. Il primo è un trucchetto matematico: ricordare tutti i numeri dopo il 3,14 – l’avete studiato a scuola, ricordate? – oppure l’intera serie di Fibonacci; e ancora moltiplicare al volo «441 per 48» (ovviamente fa «21.168») e simili. Il secondo è un vero calmante, cioè Emma si convince (dopo molte battaglie interne) a ricorrere ogni tanto a un tranquillante che negli Stati Uniti viene largamente usato, ma è un tabù, fooooorse una droga e dunque non se ne può parlare.

L’incubo di Emma da ragazza era (e rimane in parte da grande) «essere il bersaglio dell’odio dei ragazzi perchè non sbagli mai». Non perdete d’occhio i consigli materni perchè lei più volte ripercorrerà quei vecchi insegnamenti tipo «mettere il tovagliolo in grembo», camminare dritta («sei una signorina, non un cammello»), vincere le gare di “buona educazione”. In realtà anche Emma guarda il mondo con le lenti che le hanno dato e solo a un certo punto scopre che dagli aerei statunitensi non scendono profughi neri; oppure che quando avrà lei bisogno di un aereo deve ricordare che non tutti i meccanici sono bianchi. Lei a volte è l’unica donna (o l’unica ebrea) in una stanza ma c’è dell’altro… «Il dipartimento di informatica (spaziale) era formato solo da donne ma, per via delle leggi di segregazione razziale, erano soltanto bianche»: questa ultima assurdità rimanda al “Nostro Mondo” come saprà chi conosce il bel film «Il diritto di contare» o il libro di Margot Lee Shetterly tradotto in italiano con lo stesso titolo (nell’originale era «Hidden Figures»).

In questo 1952 alternativo incrociamo anche Wernher Von Braun, il giovane pastore Martin Luther King e di scorcio uno scrittore che si chiama Ray Bradbury. Fanatici religiosi non mancano: «i razzi sono un oltraggio al piano di Dio». Ovviamente (purtroppo) «alcuni membri del Congresso, e di fatto delle Nazioni Unite, reagiscono solo davanti a minacce militari»; di scienza non sanno e spesso se ne vantano.

Poi «dipende tutto dalla storia che si vuole raccontare» in politica… e in letteratura: bisogna saperlo fare e aver chiaro dove vuoi/puoi arrivare.

«The Calculating Stars» è un romanzo pensato in modo nuovo, contro-corrente, con una scrittura che strizza l’occhio alla gioventù di… un futuro possibile. . Eppure ha catturato – dall’inizio alla fine – anche un vecchietto “scafato” come me. Forse vuol dire che MRK ha ficcato in quelle pagine tutto ciò che può servire a rendere un romanzo indimenticabile.

Fra le mie citazioni preferite questa, che segue uno scatto d’ira di Nathalen: «grazie per darmi la possibilità di essere una brutta persona e poi tornare in me».

A un certo spuntano di nuovo «le stelle, miioni di un vivo splendore». Bisogna arrivarci ma prima «abbiamo una Luna da conquistare» in quest’altro 1952 di MRK; poi un altro salto? Io nel frattempo mi sto mangiando le unghie … per sapere come finirà.

 

 

danieleB
Un piede nel mondo cosiddetto reale (dove ha fatto il giornalista, vive a Imola con Tiziana, ha un figlio di nome Jan) e un altro piede in quella che di solito si chiama fantascienza (ne ha scritto con Riccardo Mancini e Raffaele Mantegazza). Con il terzo e il quarto piede salta dal reale al fantastico: laboratori, giochi, letture sceniche. Potete trovarlo su pkdick@fastmail.it oppure a casa, allo 0542 29945; non usa il cellulare perché il suo guru, il suo psicologo, il suo estetista (e l’ornitorinco che sonnecchia in lui) hanno deciso che poteva nuocergli. Ha un simpatico omonimo che vive a Bologna. Spesso i due vengono confusi, è divertente per entrambi. Per entrambi funziona l’anagramma “ride bene a librai” (ma anche “erba, nidi e alberi” non è malaccio).

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