«Ti conosco mascherina»
Ancora su Stefania Chisu e sulle pari in-opportunità
di Daniela Pia
Io non twitto, non instagrammo, non whatsappo, uso faccialibro per affacciarmi nel mondo virtuale e acchiappare vibrazioni. A volte le mando.
Ma se mi fossi chiamata Stefania Chisu, INSEGNANTE, presidente della Commissione Regionale della Sardegna alle Pari Opportunità, trenta secondi del mio prezioso tempo istituzionale li avrei dedicati a pestarmi la mano prima di titillare i tasti del mio telefonino e scrivere, coram faccialibro: «Quelle che nascono, crescono e purtroppo non cambiano il loro essere amanti del pene di tanti uomini…». Non paga la presidentessa ha tenuto a precisare, in quel fatidico 12 ottobre, «Per una volta non cascherà il mondo se per un attimo mi tolgo la corona e il titolo onorifico che ho di difesa delle donne»; se qualcuna/o non avesse colto appieno il messaggio implicito nella sua sublime prosa ha voluto aggiungere: «Chi ha nel Dna l’essere una gran troia, rimarrà tale per sempre». La prosa istituzionale pareva essersi scontrata con una richiesta di dimissioni, più che legittima e quasi avevamo steso un “velo” pietoso sulla vicenda.
Di ieri la notizia: nello scrutinio segreto che doveva decidere la sua sorte, la faccialibresca digitatrice è stata riconfermata nel suo ruolo istituzionale con 10 voti su 18. Pronta dunque questa spadaccina della parola sprezzante a impegnarsi «Con ancora maggior impegno nelle nostre battaglie in difesa delle donne». Memore certo, questa esimia docente, delle faticose lotte di tante donne che hanno combattuto questo maschilista modo di ragionare. Fosse stato lo sfogo estemporaneo di una donna tradita, per quanto non giustificabile, si sarebbe anche potuto capire ma pare che non vi sia stato «Nessun episodio personale alla base di quelle parole», così assicura; una considerazione generica dunque la sua. Lei è fiera del ruolo che ricopre sin dal 2012 da quando, specifica, si batte «per tutte le donne, perché abbiano le stesse opportunità degli uomini» aggiungendo che «è difficile salvaguardare quelle donne che con atteggiamenti ammiccanti e provocanti alimentano certi stereotipi» insomma le stesse parole che si sentono spesso in bocca a tanti uomini che “puniscono” le donne perché troppo provocanti nel loro vestire o troppo spregiudicate nell’agire. Ecco svelata la pari opportunità, quella del giudizio.
Presidentessa Chisu mi viene in mente, ascoltando queste sue ultime esternazioni, quando da bambine si giocava a: «Ti conosco, mascherina». Era il momento in cui cadevano i trucchi e i travestimenti maldestri dietro cui cercavamo di passare per la Fata turchina, cioè quella che lei tenta di apparire. Un fatto emerge: nonostante le apparenze istituzionali le è difficile continuare a vestirne quei panni, potrà forse, vista la votazione, tentare ancora di nascondersi dietro la maschera della spadaccina delle pari opportunità, tentando di occultare quella identità che trapela quando le lettere della tastiera lasciano emergere la malinconica sguaiataggine del termine troia.
Un’etichetta di condanna, la sua, contro una certa genìa di donne che «amano il pene di tanti uomini» ma capace di raccontare bene la donna che cova in lei, dietro l’armatura del tailleur.