Torino: un laboratorio sulla riconversione economica industriale
di Giorgio Mancuso (*)
Mercoledì 17 luglio 2024 presso la Sala Poli del Centro Studi Sereno Regis si è svolta la presentazione di lancio del Laboratorio permanente sulla riconversione economica industriale focalizzato sul Distretto Aerospaziale Piemontese e sulla Città dell’Aereospazio.
Il progetto del Laboratorio permanente sulla riconversione economica industriale[1] è un progetto nazionale che punta a mettere insieme le energie di tutte le reti ed organizzazioni che si occupano del tema, sia a livello nazionale che a livello locale. Nello specifico, il laboratorio si concentrerà inizialmente su due aree locali, il Sulcis Iglesiente in Sardegna e l’area di Torino.
L’idea di base del laboratorio è quella di dare attuazione allo spirito della nostra Costituzione e delle vigenti leggi della Repubblica[2], l’obiettivo è quello di riunire la società civile contraria alla deriva militarista della produzione scientifica e tecnologica, accompagnata da una non meno preoccupante ed analoga deriva culturale.
Il laboratorio persegue i suoi obiettivi proponendo soluzioni pratiche e perseguibili anche per dimostrare che l’attuale processo di militarizzazione è una forzatura che non rispetta lo spirito della nostra Costituzione né il pensiero della maggioranza dell’opinione pubblica.
In questo contesto, il primo atto del laboratorio è stata la definizione del dossier Più armi più lavoro una falsa tesi curato da Gianni Alioti (Weapons Watch) e Maurizio Simoncelli (Istituto di Ricerche Internazionali Archivio Disarmo) e presentato in una conferenza stampa dell’11 luglio scorso presso la Camera dei Deputati.
Torino ed il Piemonte rappresentano un punto locale importante del processo di militarizzazione dell’economia produttiva per una serie di ragioni concomitanti: il declino del settore automotive, sia in termini di produzione che di occupazione, l’attivismo del gruppo Leonardo che punta all’ampliamento delle sue strutture produttive con il progetto della Cittadella dell’Aerospazio e l’appoggio di tutte le istituzioni, il progetto DIANA della NATO che punta a creare a Torino un incubatore per la tecnologia militare, la necessità di finanziamenti privati di Università e Politecnico che prestano il fianco a collaborazioni eticamente discutibili; si tratta di un processo in atto già da alcuni anni che sta subendo un’accelerazione ed una ridefinizione progressiva e preoccupante[3].
Da queste considerazioni nasce la necessità di far convergere sul Laboratorio tutte le energie locali disponibili; la presentazione di mercoledì rappresenta il primo atto, urgente e necessario, di questo progetto che si svilupperà nei prossimi mesi.
(*) Tratto da Pressenza.
Note:
[1] Al momento i soggetti promotori del laboratorio sono: Archivio Disarmo, Città Nuova, Comitato riconversione Rwm, Centro Studi Pax Christi, Centro Studi Sereno Regis di Torino, Economia Disarmata Focolari Italia, Fondazione Finanza Etica, Pastorale Sociale Lavoro Piemonte e Valle D’Aosta, Rete Italiana Pace e Disarmo,The Weapon Watch – Osservatorio sulle armi nei porti europei e del Mediterraneo
[2] “Il Governo predispone misure idonee ad assecondare la graduale differenziazione produttiva e la conversione a fini civili delle industrie nel settore della difesa”, Legge 185, Art. 1, comma 3
[3] Nel 2020 il Coordinamento AGiTe organizzò la conferenza Torino città delle armi? che si occupava di questa tendenza e ne evidenziava già allora le principali criticità.
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