Tre testi facili
«Premiata compagnia le poete», Limm e altro
di Armando Gnisci (Academia Europaea)
Per la Premiata Compagnia delle poete,
pensai un libro per la magica volta della Compagnia delle poete: chiesi a cinque quote rosa, ma nessuna ricercatrice accettò l’invito a comporre quell’opera; poi pensai che forse era giusto così, che dovessero essere due uomini a parlare con le donne, e quindi proposi l’opera al mio allievo palermitano, Francesco Armato, che portò a termine la ricerca e la scrittura con ottima resa critica e in concordia con me e con le poete, tutte insieme nella compagnia; oso dire che il libro è anche simpatico fin dal titolo, alla maniera graziosa e scherzosa dell’uso dell’aggettivo “Premiata”. Avevo da tempo concepito che le “poetesse” potessero diventare “poete” in italiano: “poeta” al singolare nella nostra lingua vale per il maschile, ma può sostenere benissimo anche il femminile invece di “poetessa” – così come accadde con “filosofa” al posto dello sgarbato e trucido “filosofessa”. Del resto, “poeta” finisce con la “a”, che è la finale prevalente al femminile dei sostantivi nell’italiano. Al plurale, si torna al duale “poete” & “poeti”. La Compagnia accettò questa proposta, anche perché le poete insieme avevano già avuto questa intuizione per conto loro: ed è questo l’esempio del “luogo comune” sorprendente condiviso e creativo del nuovo, come lo intende Édouard Glissant.
Negli ultimi tempi ho pensato che la Compagnia delle poete stia diventando una Compagnia Generale del fare poetico in Europa: in primis, tenendoci tutti insieme nella relazione, poete e poeti, ma alla maniera delle poete e delle donne di tutto il mondo, cioè poetando nella condizione della rete, della relazione e della concezione e non in quella del principio, del fondamento e del concetto del dire; ancora, “Generale” vuol dire che la pratica della Compagnia si palesa mettendo in opera non una galleria di poete che leggono i loro compiti, ma mettendo in scena e mostrando la concordia generale del poetico con le arti sceniche e polifoniche, costruite sulla cooperazione e non solo nella solitudine: teatro, musica, danza, ripresa con la camera, gioco delle ombre… La poesia così non è più una statua della solitudine, perché diventa ensemble in coevoluzione di persone e arti; infine, “Generale” ricorda e sottolinea anche il gender delle donne e poete, il genere e la conoscenza delle donne, che non marciano nella differenza separante o nel conflitto con i maschi, ma piuttosto nella concezione mutuale della concordia tra tutti noi, sempre. Una sapienza che le donne insegnano con semplicità potente: a concepire, a esprimere e a offrire la vera luce e il giusto calore della concordia. Loro sanno farlo.
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«In Verbis, Lingua Letterature Culture», anno III, n. 1, 2013, rivista del Dipartimento di Scienze umanistiche dell’Università degli Studi di Palermo, Carocci editore, numero dedicato al tema «Pensare altrove: migrazioni e scritture», ideaato e curato da Laura Restuccia & Giovanni Saverio Santangelo. Questo numero della rivista è esaurito, ma è godibile in internet.
Sostengo che la critica letteraria italiana faccia un grande passo avanti con questa ricerca così ricca di fervore e intelligenza. Ma essa registra ancora una volta l’assenza e la scarsa attenzione verso la Limm – cioè Letteratura Italiana della Migrazione Mondiale – degli studiosi italianisti, mostrando l’indifferenza, come spesso accade in Italia, per i temi letterari transculturali del mondo, che riguardano tutti noi. Ancora non abbiamo imparato ad ascoltare i critici delle letterature straniere e della comparatistica. A questi critici sulle frontiere e in viaggio spetta fare sempre di più per svegliare l’attenzione degli italianisti e dei cittadini italiani lettori. Accadrà, come accadde a me nel 1991, che impareremo a comprendere che viviamo in un’epoca di italianizzazione in Italia dell’immaginario del mondo, e che essa ci viene offerta nella casa comune della nostra lingua e della convivenza che diventa coevoluzione (come affermano i demografi che alla fine del XXI secolo la maggioranza nei popoli saranno i meticci in Italia e in Europa). Questa transculturazione non sarebbe mai esistita se non fossero venuti i migranti e i loro artisti. Ma impariamo anche a riconoscere una italianizzazione del mondo, perché opere importanti degli scrittori migranti in Italia vengono tradotte dall’italiano in molte lingue e che nelle università europee, americane, australiane e africane, dall’Africa mediterranea al Sud Africa, vengono studiate e indagate con sempre maggiore conoscenza e cooperazione. Sono contento, comunque, che si sia avviata in questi ultimi anni una attenzione di giovani studiosi in Italia, anche italianisti, che però stanno imponendo un timbro postcoloniale in voga nelle nazioni anglofone. Continuo a sostenere che insieme con gli scrittori migranti si acquista una sapienza transculturale imprevista che porta a comprendere il presente e il futuro del nuovo secolo, «…di questo nuovo secolo che è il vostro», come scrisse il poeta Derek Walcott caraibico anglofono nell’anno 2000, leggendo l’opera fotografica di Sebastião Salgado della Grande Migrazione a cavallo tra i nostri due secoli.
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Limm
Letteratura Italiana della Migrazione Mondiale (fra due secoli, XX & XXI)
Da tempo gli scrittori migranti, supportati da molti commentatori italiani, si rifiutano di essere messi in una categoria letteraria migrante, che per loro è una ghettizzazione, se non un insulto. Preferiscono farsi chiamare scrittori e basta, o alla francese, scrittori tout court. La mia definizione di “scrittori migranti” è esecrata quindi, e chi non mi conosce pensa certo che sono un vecchio e dannato accademico italiano semi-razzista.
La mia definizione di Limm si è evoluta in diverse fasi crescendo in me attraverso un cammino transculturale a partire dal 1991, proprio insieme agli scrittori migranti, al loro ascolto e alla nostra mutua coevoluzione. Limm è un passaggio teorico-poetico della mia conoscenza transculturale. Non una dichiarazione di volontà di potenza che intenda dettare a tutti di accettare una ideologia, una teoria perfetta o una verità indiscussa. È un segnavia, non un comandamento. Se la guardate così, anche se non vi piacerà, vi farà comunque ripensare alla questione, anche per meno di una mezz’ora.
Dopo questa premessa cercherò di spiegare il senso e il valore dell’acronimo Limm: Letteratura Italiana, vuol dire pronunciare l’appartenenza degli scrittori migranti e post-migranti creoli, alla nostra storia letteraria italiana contemporanea. Anche se pochissimi “italianisti” – studiosi specializzati in diverse cose italiane: arti visive, storia, letteratura, musica, cinema, paesaggio, teatro, lingua, cibo, stili di vita ecc. – riescono a vedere questa appartenenza, presente e viva. Migrazione non vuol dire che gli scrittori e le poete migranti per me siano quelli che trattano (solo) il tema e il genere delle storie della migrazione o della poesia dell’esilio. Vuol dire invece che questa corrente – diciamo così, e senza che pensiate a un’altra categoria storico letteraria occidentale ghettizzante – formata di letterati che scrivono di qualsiasi condizione umana e di qualsiasi immaginario, proviene dai Mondi del Mondo e porta in Italia, così come nelle altre nazioni europee occidentali, una cosmovisione di movimento e mutazione, una creolizzazione mondiale, come sostiene Édouard Glissant. Il mondo arriva in casa nostra e scrive in italiano.
Gli scrittori italiani della Migrazione Mondiale fra i due secoli portano in Italia tutti i mondi del mondo per suggerire a noi come si può mettersi a «pensare con il mondo» (ancora Glissant).
Ho imparato da loro, da un quarto di secolo, a cercare di pensare con il mondo. Il mio mestiere non è mai stato quello dell’accademico esperto in una specializzazione – “studioso della letteratura della migrazione in Italia” – ma quello di un letterato della transculturazione europea che ascolta e cerca di parlare con il mondo da europeo in via di decolonizzazione nella frequentazione amicale con le arti e le persone migranti. Questa impresa mi ha portato a essere, a mia volta, ascoltato in Europa e nei mondi, ma non in Italia.
Infine, gli scrittori e le poete della Limm vengono dal mondo e propongono anche una cosmovisione del mondo a venire portando la storia che viene a noi europei avanzante dal futuro. Dopo aver dominato i mondi e i popoli del pianeta con una guerra mondiale contro tutti che dura da 5 secoli. Gli artisti della Migrazione Mondiale – letterati ma anche musici, attori, teatranti ecc. – vengono tra noi per darci vivacità e speranza, fervore e gentilezza e ci aiutano a decolonizzarci da noi stessi per creolizzarci tutti insieme lungo questo secolo XXI, in Europa.
Meditiamo il futuro: i demografi ci hanno comunicato nel 2013 che alla fine di questo secolo le nazioni europee dell’ovest avranno una maggioranza di cittadini meticci. La Limm è una revisione europea della convivenza transculturale e gentile. È la palestra giusta per crescere insieme.