«Treulababbu»
Il film di Simone Contu visto da Ignazio Sanna (*)
Che in Italia “tutti parliamo in italiano” è una ovvietà. Ma se questa frase la pronuncia il figlio del maestro Trudu in un incubo che disturba il sonno del padre le cose cambiano. Il maestro Trudu (interpretato da un eccellente Pierpaolo Piludu) è uno dei protagonisti di «Treulababbu», il film di Simone Contu – qui sotto una sua foto – che è sottotitolato in italiano come «Le ragioni dei bambini») uscito nel 2013: http://vimeo.com/60270561.
L’altro è suo figlio Efisio (Roberto Marci, un bambino straordinariamente bravo in questo ruolo). E se vogliamo ce n’è un terzo, la capretta Conca Niedda (in italiano sarebbe Testa Nera) destinata a lasciare presto questa valle di lacrime, come spesso accade alle sue colleghe d’allevamento. La trama di questa prima parte del film ruota attorno al problema di come spiegare ai bambini certe regole della vita degli adulti. Nel finale il malcapitato padre resterà vittima dei suoi inefficaci tentativi di affermare, a scopo educativo, il primato delle regole sulla vita dell’uomo.
Fin qui tutto bene, bella storia, ben concepita e ben riportata sul grande schermo dal regista di Jerzu che, detto per inciso, ha in curriculum fra le altre una collaborazione con un regista del calibro di Terry Gilliam, autore di «Brazil» (1985) e «L’esercito delle 12 scimmie» (1995).
Per la seconda parte purtroppo non si può dire lo stesso, anche se va notato che il cambio di genere dalla prima alla seconda parte non ne favorisce la ricezione da parte dello spettatore. La prima storia infatti è di un realismo lineare, il suo messaggio arriva chiaro e diretto. La seconda è invece una storia fantastica, che ha il difetto di risultare un po’ confusa e non altrettanto facile da seguire. Va sottolineato comunque che si tratta uno dei pochi tentativi (un altro è «Panas» del 2006 di Marco Antonio Pani) di incursione nel fantastico da parte della cinematografia sarda, e in quanto tale encomiabile. Come ha spiegato giustamente il regista in occasione di una recente proiezione del film a Cagliari, la Sardegna possiede un importante patrimonio di narrazioni popolari a carattere fantastico, spesso prosaicamente definiti “contus de forredda”, ovvero racconti del focolare, in riferimento al luogo dove storicamente venivano raccontate queste storie, così come accadeva in altre parti d’Europa e del mondo. Però il fantastico è un genere difficile da maneggiare al cinema. Infatti, se paragonato a film come «Nel paese delle creature selvagge» (2009) di Spike Jonze o «The Spiderwick Chronicles» (2008) di Mark Waters – visti recentemente a Cagliari nella rassegna Monster Train – la seconda parte di «Treulababbu» denuncia dei limiti evidenti. In casi simili il budget gioca un ruolo fondamentale, è vero, il che costituisce probabilmente il limite principale di questo lavoro di Simone Contu. Ma sono convinto che valga la pena di attendere con interesse le sue prossime prove.
In conclusione va sottolineata la scelta più coraggiosa di tutte da parte del regista, e con questo torniamo al discorso iniziale, ovvero quella di utilizzare il sardo e non l’italiano, al quale viene lasciato poco spazio. Come in altri film sardi questa scelta risulta vincente perché dà un ulteriore elemento di realismo ai dialoghi dei personaggi. Nel caso del maestro Trudu poi si tratta di una consapevole scelta di campo culturale. Da notare a questo proposito come Contu abbia deciso di lasciar esprimere ciascuno dei protagonisti nella propria parlata locale, nella maggior parte dei casi di ambito campidanese. Se in teoria questo mix potrebbe danneggiare quell’elemento di realismo a cui si è accennato, alla prova dei fatti questo non accade. Certo, i sottotitoli aiutano chi ha scarsa (o nessuna) padronanza del sardo. Ma è anche vero che chi vuole può sempre imparare, le lingue si possono studiare anche a partire dal livello di principiante assoluto.
(*) Quarto appuntamento con la rubrica «L’isola del giovedì: cinemanonsolo» dove Ignazio Sanna racconta e racconterà cosa accade sulla scena sarda con un occhio agli altri universi. Settimanale o magari quattordicinale ma sempre di giovedì; ovviamente sono gradite le segnalazioni, potete inviarle qui o direttamente a Ignazio. (db)