Treviso: giustizia per Mattia Battistetti, ucciso in fabbrica…

a 23 anni. Lunedì 11 dicembre sit-in al tribunale.

di Vito Totire (*) . A seguire una nota della “bottega” sul processo

 

Fin dall’inizio abbiamo visto nella tragica vicenda di Mattia Battistetti l’obbligo morale di dare il nostro modesto contributo alle iniziative per ricordare Mattia e per raggiungere il massimo grado di “riparazione” che la giustizia degli uomini consente.

In verità la perdita non sarà mai veramente riparata; anche per questo dobbiamo quindi trasformare la denuncia, la rabbia e il dolore in speranze collettive per un futuro migliore nel quale non sia più possibile morire sul lavoro né in guerra né per fame né per femminicidio o altre violenze nei luoghi di lavoro e di vita, in tutto il nostro pianeta che ormai è sul ciglio di un baratro.

Da subito abbiamo indicato – con tanti altri – la necessità di dare alla mobilitazione per Mattia “respiro nazionale” :

SIA PER LA GRAVITA’ DELL’EVENTO IN QUANTO TALE ; purtroppo gli eventi mortali si ripetono nella forma di strage come accaduto a Brandizzo e a Casalbordino , stragi accompagnate da uno stillicidio individuale spesso pluriquotidiano; fra questi eventi, per similitudine e vicinanza territoriale, non possiamo non ricordare la morte recente della giovane Alisa a Pieve di Soligo

SIA PER SOSTENERE LA CORAGGIOSA E ALTRUISTA REAZIONE DEI FAMILIARI DI MATTIA che hanno dimostrato come il lutto possa trasformarsi anche in speranza, rispetto alla quale ottenere giustizia è uno dei prerequisiti.

Nessuna critica ovviamente a chi, in tante altre circostanze, ha voluto gestire il proprio lutto in solitudine. La reazione al lutto è una scelta intima e personale dettata da tanti fattori e da diverse modalità di autodifesa sociale e psicologica. Purtroppo qualcuno sta anche facendo del lutto occasione di “mercato” o di libera professione (grazie alla colpevole assenza di sostegno alle vittime da parte delle istituzioni, anche in questo campo oltre che – prima degli eventi evitabili – nel campo della prevenzione). Tuttavia va detto che se negli ultimi decenni, non in tutti gli omicidi sul lavoro ma nella maggioranza o in un numero consistente, i familiari avessero reagito con il coraggio e il senso civico dei familiari di Mattia oggi non saremmo nella

tragica condizione di assistere impotenti al ripetersi quotidiano della “guerra del lavoro”.

Non è un caso, nell’ottica della nascita di un nuovo e possibile movimento per il diritto alla vita e alla salute, che la reazione dei familiari abbia mosso le coscienze ed abbia catalizzato energie positive di singoli, di comitati operai di base e di operatori della prevenzione energie prima sopite e oggi rimesse in movimento e dunque cresciute , che fanno sperare in un futuro migliore.

GIUSTIZIA PER MATTIA

UGUALE SPERANZA DI VITA E DI SALUTE PER TUTTI/E LAVORATORI E LAVORATRICI

ORGANIZZARE L’AUTODIFESA DEI LAVORATORI CON IL RILANCIO DELLA PRASSI DEI GRUPPI OPERAI OMOGENEI

ESIGERE SICUREZZA SENZA DELEGARLA AI PADRONI MA COSTRUENDOLA CON UN RAPPORTO SINERGICO TRA

LAVORATORI E ORGANI PUBBLICI DI VIGILANZA

AZIONE E IMPEGNO COLLETTIVI PER : ARRIVARE IL GIORNO PRIMA E NON IL GIORNO DOPO GLI EVENTI TRAGICI

COSTUIAMO OVUNQUE POSSIBILE (ANCHE DA REMOTO) SPORTELLI SALUTE/LAVORO PER LA PREVENZIONE

Domani, 11 dicembre, sit in al tribunale di Treviso

(*) Vito totire è portavoce della «Rete nazionale lavoro sicuro»

NOTA DELLA BOTTEGA SUL PROCESSO

Mattia Battistetti, operaio di 23 anni, morì nell’aprile 2021 a Montebelluna per il distacco di 15 quintali di materiale edile da una gru in movimento sopra i lavoratori. Rimase ferito gravemente anche un altro operaio, Arben Shukolli (31 anni). Il processo è iniziato a luglio. Alla sbarra ci sono: Andrea Gasparetto (43 anni di Istrana) rappresentante della Altedil di Trevignano, per cui lavorava Mattia); Bruno Salvadori (56 anni di Mogliano) della Essebi, la ditta ha effettuato il montaggio della gru; Loris Durante (43 anni di Volpago) che operava sul ponteggio mobile; Gabriele Sernagiotto (60 anni di Montebelluna) coordinatore sicurezza del cantiere; Gian Antonio Bordignon (55enne di Volpago del Montello) che era il titolare del cantiere e responsabile dei lavori; e Marco Rossi (40 anni di Montebelluna) un dipendente della Bordignon, delegato per la sicurezza e responsabile del servizio prevenzione.

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