Tuf, l’uomo che ama i gatti e comanda l’Arca
Recensione a «Il viaggio di Tuf» di George R. R. Martin con “sirena” finale per chi non va in edicola
Che i gatti siano magici e/o «psionici» è opinione largamente diffusa e ben argomentata ma Haviland Tuf li ama al punto che per loro rischierebbe tutto: chissà se in qualche parte del mondo (o in universi paralleli) “gattare/i” gli hanno eretto un monumento magari con incisa la sua frase «Nessun pianeta privo di gatti potrà mai definirsi sufficientemente acculturato».
Non del tutto inedito in fantascienza un eroe gattofilo ma Tuf è anche sovrappeso e vegetariano: evidente la novità rispetto agli stereotipati maschi guerrieri sedicenti sexi. A proposito dei quali ecco la sua visione: «Da qualsiasi parte io vada, trovo che gli eroi sono una specie in via d’estinzione». Lui è addirittura disinteressato all’amore e mostra disgusto, quasi orrore, per i contatti fisici. Eppure se c’è da “combattere” – in primo luogo con le due terribili armi dell’ironia e dell’intelligenza – Tuf non si tira indietro e infatti nel primo episodio, nonostante una terribile e armatissima concorrenza, conquista l’Arca, «ultima nave inseminante dell’ex corpo Genieri Ecologici». Ne farà buon uso.
Sto parlando delle 7 storie di George R. R. Martin che Urania ha raccolto in «Il viaggio di Tuf» e che, nelle traduzioni di Sergio Altieri e G. L Staffilano, trovate in edicola come Millemondi (400 pagine per 7,50 euri). Scritte negli anni ’80, dunque quando Martin ancora navigava su rotte fantascientifiche, prima di fabbricare bestseller fantasy a go-go.
«Io sono un individuo estremamente curioso, il mio più grande difetto, temo»: Tuf lo ripete come un mantra, insieme all’altro suo intercalare, quasi sempre ironico, «senz’altro». Ma oltre che curiosissimo è anche un super-furbo, capace di volgere le situazioni a suo favore, di ridicolizzare prepotenti e violenti, di arrotondare i suoi affari. Divertente e ben scritto (ci mancherebbe) con 4 episodi scoppiettanti e 3 un filino più stiracchiati.
Che altro? A proposito di mostri (ne troverete in abbondanza nell’episodio «Una bestia per Norn») Tuf-Martin chiarisce subito: «Dolente di informarti, signor mio. I mostri sono pura mitologia come gli spiriti, i mannari e i burocrati competenti». E un’altra parola terminante in «crati» – inventata da Martin? – merita di essere citata, «zerocrati». Interessante, la zerocrazia sarà forse…? Dopo 20 pagine avremo la certezza: gli zerocrati sono quelli che «vogliono livellare a zero la curva della popolazione». Ah. Fra le tante citazioni “tufiane” notevoli segnalo almeno quella in chiusura dell’ultimo racconto: «La divinità è una professione ancora più gravosa dell’ecologia».
Ciò detto, consiglio a chi va poco – o nulla – in edicola di inserire una sirena o qualsiasi altro allarme per ricordarsi che Urania annuncia per marzo la ristampa di «La via delle stelle», primo romanzo di James Tiptree jr (ovvero Alice Sheldon): se posso darvi un ordine, ops un consiglio, non fatevelo scappare.