Ucraina, Europa mondo

Recensione al libro di Giorgio Monesterolo.

di Gianmarco Martignoni

 

Per resistere e non farsi catturare dalla propaganda di guerra, che Vincent Bevis, corrispondente di guerra del Los Angeles Times, descrive nel libro Il metodo Giacarta “come il modo con cui dal 1941 i governi USA mobilitano l’opinione pubblica“ in occasione delle vicende militari che direttamente o indirettamente hanno promosso e tutt’ora promuovono, è necessario inquadrare i conflitti e le guerre che insanguinano il pianeta con uno sguardo di carattere globale.

Nella consapevolezza che vi sono guerre che quotidianamente sono in primo piano nei palinsesti televisivi, ed altre – si prenda il caso di quella in corso in Sudan e denunciata per l’indifferenza da Alex Zanotelli sul manifesto dell’11 settembre – che pur a fronte di 150 mila morti e oltre 10 milioni di rifugiati non figura tra quelle notiziabili.

Uno sforzo notevole in direzione di un’ottica storico-critica e al contempo con un approccio di carattere sistemico, avvalendosi delle intuizioni teoriche di studiosi dell’economia-mondo del calibro di Immanuel Wallerstein, Terence H.Hopkins e Giovanni Arrighi, nonché di quelle della grande scuola dello scambio ineguale tra Nord e Sud del mondo di Gunder Frank e Samir Amin, lo compie la notevole e accurata ricerca di Giorgio Monesterolo Ucraina, Europa mondo (Asterios pagg. 106, euro 13).

Infatti, differentemente da quanti si erano illusi che con la fine della guerra fredda e la caduta del muro di Berlino saremmo entrati in un era di pace, questi intellettuali avevano già previsto che con la fine dell’espansione capitalistica e il declino del lungo ciclo egemonico degli USA, la riconfigurazione del rapporto tra gli stati, dopo la crisi economica e petrolifera esplosa tra il 1973 e il 1975, avrebbe comportato il ricorso permanente alla guerra come strumento di “governo“ di un mondo votato al caos sistemico.

Non è un caso che dopo lo scoppio nel 1991 della prima guerra del Golfo contro l’Iraq, quello che lo studioso indiano e marxista Vijay Prashad del Tricontinental Institute for Social Research ha definito l’iper-imperialismo ha inanellato una serie di guerre, unitamente alla NATO, per l’ appropriazione indebita della risorsa petrolio e il controllo di aree strategiche nel Medio Oriente e nel Magreb sul piano geopolitico. Altresì l’allargamento della Nato nell’est dell’Europa, attraverso l’inglobamento dei paesi dell’ex patto di Varsavia, a partire dalle decisioni prese nel 1993 dal governo guidato da Bill Clinton, tradendo gli impegni assunti con l’URSS di non estendere la zona di influenza occidentale, ha progressivamente pregiudicato i rapporti bilaterali tra USA e Russia, anche in seguito al dispiegamento dei missili balistici a medio e lungo raggio puntati contro la Russia.

E proprio il rischio del dispiegamento dei lanciamissili Aegis con capacità offensiva in Ucraina, come ha rilevato Benjamin Abelow nel libro Come l’Occidente ha provocato la guerra in Ucraina, è stata la causa scatenante dell’invasione russa dell’Ucraina. La situazione era già incandescente e compromessa, poiché dopo i fatti di piazza Maidan e l’incendio della Casa dei Sindacati ad Odessa il 2 maggio 2014, il governo golpista di Kiev ha avviato una guerra civile contro la popolazione russofona nel Donbass (con 14 mila morti e circa 37.000-39.000 feriti i tra militari e civili dal 2014 al 2021), con violenze inaudite da parte del battaglione Azov e del partito di estrema destra Prawy seckor.

Inoltre, dopo la mancata applicazione degli accordi di Minks, l’accordo di pace raggiunto a Istambul con il fine marzo 2022 è stato sabotato da Boris Johnson e Joe Biden, cosicchè il conflitto si è tramutato in una guerra per procura, che si è rivelata più che positiva per la lievitazione dei profitti del complesso militare-industriale, nonché per il vistoso incremento del commercio del gas liquefatto in sostituzione di quello russo, sottoposto alle sanzioni dell’Occidente e affondato dal sabotaggio del gasdotto Stream Uno.

Al contempo questo combinato disposto ha determinato l’entrata in recessione economica della Germania, rea di aver stretto legami molto solidi sia con la Russia che con la Cina, con tutti i riflessi che ne sono conseguiti per l’insieme dell’economia europea. Detto che risulta incomprensibile l’atteggiamento suicida sul piano politico e diplomatico da parte sia della Germania che dell’Europa, a fronte del fallimento della controffensiva ucraina e delle sanzioni, dato che con l’intensificazione del commercio del gas con la Cina e l’India il rublo non ha subito alcun contraccolpo, l’Ucraina si configura come il terreno di battaglia ove si sta consumando la lotta politica e militare per l’egemonia imperialista del XXI secolo, che non fa mistero di avere come obiettivo finale la Cina.

Il confronto dei dati fornito da Monasterolo tra lo stato della stagnazione dell’economia americana e lo sviluppo e la crescita di quella cinese sono impressionanti: mentre negli USA il 17,9% delle persone vive nella povertà e la classe media è scesa dal 61% del 1971 al 50% del 2021, in Cina 800 milioni di persone sono uscite dalla povertà negli ultimi trent‘anni, la classe media è balzata da 100 a 400 milioni di persone; negli USA il 54 % possiede un livello inferiore al sesto grado (quello ottimale) nella padronanza della lingua, in Cina l’alfabetizzazione ha raggiunto il 99,81% della popolazione. Sennonchè come nelle vicende della guerra in Siria la Russia ha rappresentato un ostacolo insormontabile per gli obiettivi perseguiti dall’unipolarismo americano, allo stesso modo la narrazione occidentale sull’Ucraina non risulta assolutamente credibile su scala mondiale.

Infatti, nel voto nella seduta dell’ONU del 23 febbraio 2023 lo schieramento delle nazioni che si è riconosciuto nella posizione espressa dai BRICS i pur non condividendo l’aggressione della Russia, si è pronunciato per il no alle sanzioni, nella ribadita consapevolezza “delle provocazioni che hanno portato al conflitto “.

Infine, nella vicenda del conflitto tra Israele e palestinesi la richiesta di cessate il fuoco immediato ha ricevuto il 12 dicembre 2023 153 voti favorevoli in sede Onu, mentre solo 10 nazioni – tra cui USA e Israele – hanno votato contro e 23 sono state le astensioni, poiché la retorica dell’aggressore e dell’aggredito è stata ritenuta fuorviante, soprattutto a fronte della guerra punitiva contro la popolazione palestinese, in seguito alle quotidiane azioni di stampo terroristico da parte dell’esercito israeliano e dei coloni fondamentalisti a Gaza e in Cisgiordania. Insomma, il Washington consensus è palesemente in crisi, il mondo è sempre più multipolare, e sulla base dei modelli dissipativi non in equilibrio studiati dal chimico-fisico e premio Nobel Ilya Prigogine , a parere di Monesterolo “le oscillazioni del sistema aumentano enormemente“ allo stesso modo del disordine mondiale.

Se in una direzione catastrofica o verso un mutamento radicale di prospettiva è sul terreno delle iniziative e mobilitazioni per la pace che si decideranno gli equilibri internazionali futuri. Per la cronaca vale la pena di segnalare che questa ricerca è anche il frutto di un lavoro collettivo svolto all’interno della scuola di Pace di Torino, e contiene la prefazione di Fabio Mini, che sottolinea come neppure la filosofia ha ben messo a fuoco la vera essenza della guerra.

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