Umbria Mobilità, oggi Busitalia: da dove viene e dove va?
38esima puntata dell’«Angelo custode» ovvero le riflessioni di ANGELO MADDALENA per il lunedì della bottega
E’ di pochi giorni fa la notizia che la Regione Umbria ha trovato i soldi per l’Azienda Busitalia che da luglio aveva dovuto tagliare svariate tratte su gomma (già molto “ridotte”) tra Perugia e i paesi della provincia, lago Trasimeno compreso. Io che abitavo fino a pochi giorni fa a San Feliciano (adesso sto a Perugia) avevo subìto la notizia ai primi di luglio, quando insieme ad A, un ragazzo bengalese che abita a San Feliciano, stavamo aspettando l’autobus delle 9 (l’unico che ti porta dal lago a Perugia nell’arco della mattinata) e abbiamo scoperto che non c’era più. Poche settimane fa ero su un autobus da Perugia a San Feliciano e l’autista, parlando con un gruppo di passeggeri, spiegava che il 30 agosto ci sarebbe stato l’incontro fra Azienda e Regione per sapere se arrivavano i soldi per ristabilire gli autobus nelle fasce orarie tagliate: fortunatamente l’accordo e i soldi sono arrivati. L’autista diceva che «la colpa è anche un po’ dell’inerzia e della passività dei passeggeri che non si lamentano e non protestano» riferendosi credo alla tratta fra Perugia e il lago, o forse in generale. Tempo fa avevo letto che alcuni passeggeri di Gualdo Tadino e di altre località avevano fatto ricorsi alla Confconsumatori e ai Comuni per chiedere di ristabilire le tratte tagliate. E’ da dire che per quanto riguarda la zona del lago, da luglio a settembre ha funzionato una linea “turistica” per collegare i paesi in riva al lago: quindi da San Feliciano si poteva andare a Castiglion del lago e magari, con un cambio, fino a Città della Pieve. Nicoletta, una mia amica, mi ha detto che ha preso una volta questo autobus “turistico” e non c’era quasi nessuno. Io ho provato a prenderlo una volta ma l’ho perso perché non c’erano scritti gli orari a terra, ma solo su internet.
Insomma adesso che è settembre agli sportelli di Piazza Partigiani a Perugia ci sono spesso code lunghe e molto nervosismo, perché le file le ingrossano quelli che chiedono di fare l’abbonamento e non ci sono sportelli distinti, a parte uno provvisorio e improvvisato nella sala d’attesa dietro il bar. Ieri c’era un solo sportello aperto su 3 e il nervosismo era giustamente quasi esplosivo. In tutto ciò, c’è anche il ritorno della ferrovia (ex FUC, Ferroviaria Umbria Centrale) fra Perugia e San Sepolcro che ha ricominciato a funzionare dopo almeno due anni di lavori. Ma ancora c’è un pezzo, da Perugia Sant’Anna a Ponte San Giovanni, da fare con l’autobus sostitutivo. Io l’ho fatto pochi giorni fa per andare a Città di Castello, per partecipare al convegno della rivista L’Altrapagina. Il primo giorno sono andato in treno e il secondo in treno con bicicletta. Fino a Ponte Pattoli ho pedalato, poi ho aspettato il treno. Ma a Ponte Pattoli, come in altre stazioncine e forse anche a Città di Castello, non c’è nessuno alla stazione. A Città di Castello ancora ancora qualcuno ogni tanto lo trovi (un bigliettaio o un dipendente della ferrovia che ti può dare un’informazione) ma a Ponte Pattoli invece c’è solo una cinquecento rossa nuovo tipo parcheggiata davanti la stazione e sopra della stazione abita una famiglia (i custodi?). Io per capire in quale binario (dei due) si fermava il treno che stavo aspettando ho dovuto… tirare a campà! Nel senso che quando il treno stava per arrivare mi sono messo “in braccio” la bicicletta guardando i binari. Siccome rischiavo di perderlo se sbagliavo binario (le porte si aprono solo da un lato, va bè che non era un treno lunghissimo ma comunque…) ho fatto un gesto con la bici e magari alle due donne che guidavano il treno potevo sembrare un aspirante suicida. E infatti hanno suonato il clacson del treno, un po’ preoccupate. Io intanto ho capito che si sarebbe fermato al binario 2 e ho attraversato senza rischiare.
In tutto questo baillame dei Trasporti pubblici in Umbria c’è qualcosa di antropologico, a volte comico, sicuramente triste, e anche politico. Un esempio lampante è l’ufficio informazioni e biglietti di Busitalia alla stazione di Fontivegge, che funziona da almeno un anno o forse più. Lì ci sono scene da teatro dell’assurdo! Se chiedi un biglietto per San Feliciano sul Trasimeno, in una stazione di una città come Perugia, attraversata da milioni di turisti, ancora oggi ti può capitare che il bigliettaio ti guarda spaesato come se tu avessi chiesto un biglietto per Caltanissetta! Poi, sempre spaesato, prende un mazzo di biglietti e li maneggia come fossero carte da gioco, non sapendo quale biglietto darti (sarebbe la fascia F se non sbaglio) poi pesca maldestramente un raccoglitore di fogli scritti, forse a mano, e controlla, sempre con una certa flemma, quale sia l’orario e il prezzo del biglietto (nel pomeriggio ci sono solo tre autobus da Perugia al lago, quattro se si considera l’ultimo per Castiglion del lago ma che non passa da San Feliciano). Della serie: se hai un autobus che parte dopo dieci minuti, sei costretto a scegliere: prendo il biglietto o prendo l’autobus?
Il lago Trasimeno non è “famoso” come il lago di Garda o altri laghi del Nord, ma è sempre il quarto lago d’Italia per grandezza, il più antico d’Italia, il meno inquinato ecc: pechè in una città come Perugia a 20 km dal lago ancora oggi c’è questa disattenzione? Forse è qualcosa di più ampio. A parte lo snobbismo verso il lago ancora oggi visto come una troscia, una pozzanghera, famoso quell’aneddoto di un impiegato dell’Ufficio Turismo di Perugia che disse proprio così, non tanto tempo fa, a un turista che chiedeva informazioni per andare a visitare i paesi in riva al lago. Alla base di tutto questo c’è la storia dei trasporti pubblici in Umbria degli ultimi venti anni: una libraia di Lucca, sapendo che portavo in teatro un monologo – e un libro – dal titolo Amico treno non ti pago, mi disse che era interessante prenderne spunto per parlare di una questione grave di quegli anni (era il 2014) e di cui oggi si possono misurare le conseguenze, cioè l’acquisizione da parte di Trenitalia dell’Azienda di Trasporti di Firenze. Non sembra che abbia portato buoni risultati in Toscana, e forse neanche in Umbria dove appunto Trenitalia ha acquisito l’agonizzante Azienda di Trasporti regionali umbri (Umbria Mobilità) e preso il nome di Busitalia.
Sui buchi finanziari di Umbria Mobilità forse gravano anche i 20 milioni di euro “investiti” per la costruzione del Minimetro di Perugia, che secondo alcuni è stato un progetto a perdere, neanche tanto utile e funzionale (non si vede mai pieno, anzi, quasi sempre ci sono quattro o cinque passeggeri; bisogna dire che essendo “piccolo” non può contenere più di 10 persone o al massimo 15 stipate, è un po’ una cabinovia di montagna, per rendere l’idea). Però sembra che qualcosa si muova: la ferrovia per Città di Castello per esempio, e anche le tratte ristabilite. L’autunno ci porterà responsi ma intanto dovrei andare a Sigillo e gli autobus arrivano fino a Gubbio, quindi ho optato per il treno fino a Fossato di Vico, il sempre verde “amico treno”: il mio obiettivo sono le Grotte di Montecucco e per arrivarci mi viene a prendere… una ninfa!?
metà settembre 2019, Perugia
QUESTO APPUNTAMENTO
Mi piace il torrente – di idee, contraddizioni, pensieri, persone, incontri di viaggio, dubbi, a volte autopromozioni, storie, provocazioni – che attraversa gli scritti di Angelo Maddalena. Così gli ho proposto un “lunedì… dell’Angelo” per aprire la settimana bottegarda. Siccome una congiura famiglia-anagrafe-fato gli ha imposto il nome di Angelo mi piace pensare che in qualche modo possa fare l’angelo custode della nuova (laica) settimana. Perciò ci rivediamo qui – scsp: salvo catastrofi sempre possibili – fra 168 ore circa che poi sarebbero 7 giorni. [db]