Un altro Marte(dì) affollato

1) Leiber: una colossale presa per il culo di editori e scrittori; 2) Molta fanta-religione nel nuovo «Fs & F»; 3) mbeh; 4) Pohl ma anche un Dick “intimo” da Fanucci; 5) In uscita il secondo «Quasar» e….

1.
Che sant’Isaac, san Wuppertal, san Capek e san Binder (più volte citati, così con annessa santità) veglino su di voi leggendo «Le argentee teste d’uovo» di Fritz Leiber che fra pochi giorni – ore? Minuti? – Urania spedisce in edicola al solito prezzo. Un pazzo totale, un pacato genio e uno scoiattolo impertinente albergavano dentro questo scrittore pluri-premiato. Come scrisse Gianni Montanari (per la ristampa del 1987, quella che ho appena riletto, traduzione di Roberta Rambelli) cosa vi aspettereste da un quasi teatrante e poi quasi biologo che passa alla teologia per approdare allo scrivere? Questo «Le argentee teste d’uovo» – del 1963 – è l’ideale se già non conoscete Leiber per farvelo amare oppure odiare: con lui infatti non sono previste vie di mezzo. Se vi interessa saperlo io lo amo quasi sempre.
Un delitto svelare la trama. Posso solo dirvi che siamo allo sviluppo quasi logico di quello che accade oggi, cioè – usando le parole di Leiber – «verso la fine del Ventesimo secolo quasi tutta la narrativa era scritta da pochi, formidabili direttori editoriali nel senso che fornivano i temi, le trame grezze, lo stile e i colpi di scena. Gli scrittori si limitavano a riempire questi schemi». Fra «negri di latta», robicchie, «femmequine», «mulini di parole», «il divorzio psicosomatico» e molto altro, Leiber cavalca la trama, sgomita e sgomitola, senza darvi il tempo di asciugare il sudore o di inghiottire i sogghigni. Macinando frasi del tipo: «Se gli editori potevano essere sognatori, che sognatori erano stati un tempo gli scrittori? Era un pensiero che dava le vertigini, come scoprire che il proprio bisnonno era stato Jack lo squartatore».
Pensando a questo libro (il secondo capitolo per l’esattezza) a suo tempo ridacchiamo molto con Riccardo Mancini perché lui decise di chiamare Avverbi la sua piccola casa editrice … quasi come la «Avverbi Fluttuanti» che collabora con l’Editrice Razzi del romanzo di Leiber.

2.
Il numero 9 di «Fantasy and Science Fiction» (edizione italiana ovviamente) arriva in edicola con il numero 9: al solito 160 pagine per 5,90 euri. Come già scritto più volte in codesto blog, «Fs & F» è una piacevole novità in un panorama asfittico. Numeri sempre di qualità con qualche (rara) inevitabile caduta ma molti voli che più in alto quasi non si può. Questo numero è centrato soprattutto su divinità, religioni e dintorni. Bella l’idea del papa-bambino e dei «bevitori di sague» nel racconto «Fuoco azzurro» (2010) di Bruce McAllister; a proposito, Google mi dà le immagini di Bonifacio XII ma non una sua biografia, resterò nel dubbio o chiederò quando passo a Grosseto. La religione «majoranista» (se pensate all’Ettore scomparso siete sulla strada giusta) spicca in «Feynman nostro che sei nei cieli» – del 2007 – del frizzante Paul Di Filippo; torna di sfuggita l’amato «tessaratto teradimensionale» reso celebre da Heinlein. Divertente «la chiesa della sedia» in «Canta, pellegrino!» (datato 3013, sospetto un refuso) di James Patrick Kelly. Bah invece alla «Breve novella religiosa» (1972) di Barry Malzberg e quasi bah per «Il morto» (1992) di John Brunner: due eccellenti autori in giornata storta. Tutto procede verso il finale X ma Zenna Henderson vi spiazza con il finale Y in «Cibo ad ogni vivente» (1953). Ben scritto ma poco succoso «La biblioteca di Bisanzio» (senza data) di Thomas Lingotti. A chiudere la parte “celeste” un classico (citato persino da Umberto Eco): «In cerca di sant’Aquino» – del 1959 – di Anthony Boucher. Non fanta-religiosi invece «Luz» (2003) di Arthur Porges – esile la trama ma assai ben scritto – come pure «Il dolce legame» (2001) di Jeffrey Ford, vagamente stregonesco. Da parte mia boccio solamente «Echi in una stanza infinita» (2000) di Yoon Ha Lee. A chiudere il numero un affettuoso ricordo di Janet Asimov per il «400esimo saggio»…. mai completato da Isaac.

3.
Capperi, c’era un tre da qualche parte ma adesso non lo trovo. Mbeh, cos’è quella faccia? Non mi fate perdere tempo, passiamo subbbbbbito al quattro,

4.
Ri-esce da Fanucci «La porta dell’infinito» di Frederik Pohl, ne parliamo un prossimo martedì. C’è anche un nuovo Dick ma «La ragazza dai capelli scuri» è un viaggio interno più che esterno, dunque roba da lunedì, mercoledì, giovedì, venerdì, sabato o domenica.

5.
Un comunicato delle edizioni Della Vigna per segnalare due uscite interessanti.
Quasar n. 2 – «Tornando a casa» con racconti e saggi di Mike Resnick, Robert Silverberg, Douglas Smith, Donato Altomare, Giovanni Mongini e tanti altri; contiene il racconto vincitore dell’Aurora Award 2013, il racconto di Resnick finalista al Premio Hugo 2012 e quattro strisce di Alfredo Castelli.
Fuori collana – “C’era una volta la fantascienza” (con il patrocinio della World SF Italia): testimonianze e aneddoti di otto autori iscritti alla World SF Italia alle prese con la fantascienza, arricchite da foto e documenti.
Entrambi i volumi sono gia’ disponibili in versione stampata; a giorni disponibile anche la versione elettronica (pdf) di «Quasar» 2 .

Redazione
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