Un altro ricordo per Amiri Baraka
di Giorgio Rimondi (con due foto di Franco Minganti)
A Toast to Amiri
Eulogy
Chissà cosa avrebbe detto, se una fredda mattina d’inverno gli avessero comunicato la notizia della sua morte.
Forse si sarebbe ricordato di avere scritto When they say «It is Roi / who is dead? I wonder / who will they mean?».
Forse avrebbe alzato le spalle mormorando «so what»?
Avrebbe detto «boy, I’m a long breath singer», sono il cantore della Protesta Artistica Orgasmica e Convulsiva, sono lo stesso che cambia, venuto da Marte su un Lp volante.
Avrebbe detto «Hump!, vi ci vorranno anni luce per consumare il lutto, perché io sono la tradizione dei cc rider, dei guarda cos’hai combinato; io sono il Monaco e il Presidente, sono il Sapere FUNKY e la Voce NERA: We are the blues, Ourselves, So dark & Tragic, So old & Magic…. Bee-doo hihihi dee doop. E voi, piuttosto, chi siete?».
Avrebbe detto «Listen!, I’m the Dark Man of the Sonnets, e nel mio mondo fanno assoli anche le pompe antincendio. Non ve la caverete tanto facilmente, the Amiriscape continuerà a farvi girare la testa nei secoli a venire».
Avrebbe detto «I don’t split, io non me ne vado, che cavolo avete capito?, io me la squaglio alla chetichella per tornare al mio posto, dove sono Miles & Trane & Duke & Monk».
Avrebbe detto «io vi lascio millanta milioni di suoni e parole, amore dolore verità per le vostre orecchie e i vostri cuori, ce la farete?».
Avrebbe detto «you got to be a spirit, boy, got to be a spirit, you got to sing…
Onoriamo i padri del nostro immaginario». Lui cantava «I thought I heard Buddy Bolden», noi canteremo «I thought I heard Amiri».