Un gattopardo si aggira per il Nicaragua
Analisi sulle molteplici trappole contenute nella proposta di legge di rango costituzionale recentemente presentata all’Asamblea Nacional del Nicaragua che rischia di trasformarsi in una vera e propria contro-riforma elettorale.
di Bái Qiú’ēn
Foto: https://noticias.asamblea.gob.ni/
«Se non ci siamo anche noi, quelli ti combinano la repubblica in quattro e quattr’otto. Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi».
Giuseppe Tomasi di Lampedusa
Che ne direste se in Italia nessun partito potesse avere nel proprio simbolo la scritta «Italia»? Non esisterebbero Forza Italia, Fratelli d’Italia, Italia Viva… (e forse non sarebbe un gran male).
Che ne direste se i simboli non potessero avere i colori nazionali? Non esisterebbero il Pd, il Psi e vari altri.
Potremmo sempre rispolverare le querce, gli ulivi, le margherite, i trifogli, le ortiche… la felce e il mirtillo, per il compagno tranquillo.
Che ne direste se nelle manifestazioni dei vari partiti non fosse possibile sventolare la bandiera nazionale?
Mentre ci fate un pensierino sopra, riportiamo la traduzione di un brano della proposta di legge di rango costituzionale recentemente presentata all’Asamblea Nacional del Nicaragua, per le modifiche alla legge elettorale in vigore: «Nessun partito politico o alleanza di partiti può utilizzare i colori della bandiera nazionale nei simboli o negli emblemi del proprio partito. È inoltre vietato utilizzare i nomi “Nicaragua” o “Patria” nella denominazione, nell’emblema e nei simboli dei partiti o delle alleanze di partito; così come usare i simboli nazionali in raduni o manifestazioni pubbliche. In quanto la bandiera, lo scudo e i suoi colori sono i simboli nazionali della Repubblica del Nicaragua» (art. 65 punto 3).
Nessun dubbio che sarà approvata a larghissima maggioranza, così com’è e senza spostare una virgola, in tempi rapidissimi peraltro, dato che il Frente Sandinista è rappresentato da settanta deputati su novantadue. Una mayoría aplastante, si dice da quelle parti.
Non sappiamo per chi avete votato o per chi voterete. La cosa è irrilevante, poiché se avete fatto la scelta scellerata di scegliere un partito che ha ottenuto meno del 4% dei voti, nelle prossime elezioni non esisterà più come partito (art. 74 punto 4). Non solo non avrà rappresentanti in parlamento, ma sarà cancellato totalmente. E lo stesso accadrebbe se il suddetto partito si presentasse in una alleanza, ma il totale dei voti ottenuti non corrispondesse al numero dei partiti che la compongono moltiplicato per il 4% (art. 74 punto 5). Ovvero: se l’alleanza è fra cinque partiti, devono ottenere almeno il 20% dei consensi, altrimenti tutti saranno cancellati.
Per poter partecipare alle elezioni, occorre essere un partito riconosciuto almeno un anno prima della data del voto. E lo stesso vale se si tratta di una alleanza: ogni singolo partito deve… (artt. 77 e 78).
Qualcuno potrebbe ricordare che Forza Italia fu registrata dal notaio nel giugno del 1993, per quanto in gran segreto, e vinse le elezioni del marzo 1994. Nove mesi!
Qualcuno potrebbe ricordare che il Pd nacque nell’ottobre del 2007 e si presentò alle elezioni dell’aprile 2008. Sette mesi!
Qualcuno potrebbe ricordare che il Movimento 5 stelle fu registrato nell’ottobre del 2012 e si presentò alle elezioni del febbraio 2013. Cinque mesi!
Per non parlare di altri partiti vari. Decisamente, l’Italia non è il Nicaragua.
Lasciamo da parte le altre centomila trappole contenute in questa vera e propria contro-riforma elettorale, che potete individuare da soli senza un grande sforzo. La quale non garantisce alcun pluralismo politico, pur facendo finta di volerlo incrementare ed esaltare. In realtà, fa di tutto per sancire l’esistenza di un partito unico. Che, guarda caso, non ha nel suo simbolo i colori nazionali né nel nome la dicitura «Nicaragua». Sarà un caso?
Stando ai sondaggi più favorevoli all’opposizione, nessun partito da solo supera il 4% e non è detto che l’unione faccia davvero la forza. Ossia che una coalizione ottenga il 4% moltiplicato i partiti che la compongono. L’unica organizzazione politica che potrebbe aspirare a superare questa fatidica soglia, sotto la quale c’è solo la morte politica, è Ciudadanos por la Libertad (CxL), di tendenza liberale. A condizione che si presenti da sola e che gli altri diecimila partitucoli rinuncino a ogni candidatura, da soli o in coalizione.
In quanti saranno disposti ad annullarsi? Soprattutto quando i candidati alla presidenza aumentano giorno dopo giorno, senza soste. Di questa gara abbiamo perso il conto, ma sono almeno una decina e dovrebbero mettersi d’accordo affinché sia uno solo, sotto la bandiera di un unico partito. Del tutto impensabile per un Paese in cui i caudillos crescono più rapidamente dei funghi. Basta conoscere i propri polli e, senza sforzi, il gioco è fatto.
Inoltre CxL ha partecipato solamente alle amministrative, avendo ottenuto il riconoscimento come partito solo dopo le presidenziali del 2016. Per cui non si sa quale risultato elettorale possa ottenere. Certamente duecentomila voti scarsi ottenuti per le comunali, con cinque sindaci eletti, sono decisamente pochi per competere.
E, di certo, il Partido liberal constitucionalista (Plc), con il suo caudillo Alemán, non è disponibile a nessun accordo e non rinuncerà a presentarsi. Il che mette in forse qualsiasi possibilità.
In un panorama simile, aggiungere norme legislative come quelle che verranno approvate entro breve, significa che dall’8 novembre prossimo sarà assai probabile la fine del pluralismo politico. Volenti o nolenti, stiamo assistendo all’assassinio annunciato di uno dei capisaldi di quella che fu la Rivoluzione Popolare Sandinista.
In fondo, è solo l’ultimo atto di un meccanismo messo in moto da tempo. Con altre leggi che consentiranno, in una forma o nell’altra, di impedire la candidatura di Tizio perché ha ricevuto soldi dall’estero, o perché fa parte di una Ong finanziata da stranieri, o perché ha postato sui social un messaggio antipatriottico, o perché ha solamente pensato che forse… chissà…