Un giorno fortunato
di Bozidar Stanisic
Il 27 marzo i 493 parlamentari italiani dovevano alzarsi presto per essere presenti alla messa mattutina delle 7 celebrata da papa Francesco a San Pietro.
Oltre alle parole di Bergoglio, vescovo di Roma, contenenti “stranissimi” accenni all’etica sociale e politica,
parlavano il suo sguardo a volte immobile e il suo volto senza sorriso. E le parole del vescovo di Roma, mandate alle orecchie (sino a là sicuramente sono arrivate) e ai cuori (vedremo) dei numerosi cardinali, arcivescovi e monsignori della politica erano chiare, anzi chiarissime sugli «interessi del partito» e «lotte interne» che «fanno scivolare verso la corruzione». La pronuncia di queste considerazioni è stata ironica, a momenti non priva di sarcasmo.
E loro?
In tutto, ci informano i media, oltre al presidente del Senato e quello della Camera e ai segretari generali di Camera e Senato, alla messa erano presenti 176 senatori, 298 deputati, nove ministri e 19 sottosegretari. Considerando anche i tre parlamentari europei e 23 ex parlamentari, in totale i politici presenti erano 518.
Il buon Dio sa che ne pensavano mentre il papa, vestito in viola (che è il colore della verità) mandava il messaggio «i peccatori pentiti sono perdonati. I corrotti no, perché rifiutano di aprirsi all’amore». I presenti a questa messa romana hanno accolto il messaggio? Lo sapremo, anche se non si sa quando. Quando ho spento la tv, mi pareva che lo schermo sorridesse in modo buffo. Non importa, ho detto a me stesso. E ho deciso di usare un po’ la mia zucca di origine balcanica, leggermente occidentalizzata: dov’è il problema?
La prima lettura dell’evento può essere che il papa abbia rischiato. Molto, forse troppo. La seconda: rischia di non essere ascoltato dai politici però il suo messaggio sarà compreso e condiviso da molti che in questo Paese vogliono un cambiamento etico e morale di carattere copernicano. In questo senso il messaggio implicito del vescovo di Roma pare si sia trovato accanto a quello di Chomsky che, molti anni fa, spiegò: non bisogna dire la verità ai tiranni (loro sanno chi sono) ma bisogna rivolgersi agli altri.
Beh, il giorno seguente una voce strana mi diceva, chissà perché, di essere stato troppo ingiusto nel riflettere su quella messa. Perché pensi, caro peccatore, che tutti i parlamentari e i senatori presenti quella mattina nella chiesa di S. Pietro sono uguali? Non sai che sono differenti anche per il numero dei mandati (da 8 a 1)? Ancora pensi che loro sono sordi alla crisi? Che in maggioranza pensano soprattutto agli affari propri, alle carriere e agli indennizzi? Che da decenni stanno dalla parte dei ricchi e benestanti? Pensaci meglio, caro! Poi, ricordati che si son alzati così presto per partecipare a a quella messa. Mica per nulla! Bisogna lasciarli lavorare e loro cambieranno la società per il bene di tutti, fino all’ultimo clochard e al suo cane.
Così moralmente rinnovato, con il cuore riempito di meravigliose speranze anche per i clochard e i loro cani, già immaginavo alcune mosse etiche dei nostri cari rappresentanti che saranno fatte in seguito a quella messa. Però, proprio in quel momento, mia moglie mi ha chiesto di svuotare il compost nel cortile e portare l’umus all’orto… Neanche l’aria fresca, il rastrello e la zappa mi hanno risvegliato da quei nobili pensieri. Mia moglie, proprio da guastafeste, mi ha portato una radiolina. E io, anziché ascoltare una emittente tutta musica e pubblicità, ho trovato la frequenza di una radio, ma di quelle cupe. Era il momento delle notizie. Ho sentito che al ministro dell’Istruzione, Stefanina Giannini, non è piaciuta la proposta avanzata dalla sua collega, il ministro della Funzione pubblica Marianna Madia sulla staffetta generazionale nella dirigenza pubblica: mandare a casa gli anziani per far entrare i giovani. Altrimenti, come si può costruire un futuro migliore? La notizia seguente è stata che il presidente Renzi potrebbe ripensare la decisione di ridurre gli stipendi per i maxi dirigenti delle ferrovie e delle poste. Poi, uno dei rompi-rompi dell’opposizione ha protestato perché sì ci saranno 100 auto blu in mano ma ne saranno comprate altre 200. Neanche riesco a fare un calcolo su questo geniale risparmio che già dovevo ascoltare un altro rompi-rompi che diceva: gli 80 euro mensili promessi a tutti dipendenti in realtà saranno spesi per l’aumento dei prezzi e forse non basteranno. E così via…
E io? Fermi la zappa e il rastrello, immobile l’umus per terra, ascoltavo la radio aspettando una notizia su qualcosa di etico uscito fuori magari dal disaccordo di due ministri. Che, a esempio, i giovani dirigenti (se prendereìanno il posto degli anziani) non saranno strapagati. Che già dal prossimo Natale (bella stagione per loro) i dirigenti comunali, provinciali e regionali, poi di vari enti pubblici ecc. ecc. da Udine a Catania non prenderanno più i premi guadagnati con regole che hanno scritto gli uni per gli altri; che diranno «Non li vogliamo, si tratta dei soldi dei poveri».
Ma, niente. Su tutto ciò neanche una parola si è sentita da quella stupida radiolina. E quella voce si è fatta viva di nuovo. Mi diceva che l’intera colpa per le mie speranze spente fosse stata dello schermo televisivo taciturno (quando è spento) e della radiolina che non deve farsi viva in un orto. E che ciascuno ha bisogno di lavorare il proprio orto e non quello altrui. Soprattutto se esso è dei nostri cari costruttori delle speranze.
E io? Tacevo anche se mi veniva piangere per il destino dei cani dei clochard.
Molto colpito dalle osservazioni di Bozidar, ho provato a usare anche io la mia zucca (credo di origine extragalattica ma leggermente influenzata dalla permanenza terrestre). Mi chiedevo: ma il papa convince se stesso? Cioè la Chiesa stra-ricca, oggi guidata da lui, ha donato qualcosa ai più poveri? E il buon esempio è stato dato con la banca vaticana o, passando a un altro punto dolentissimo, con regole severissime contro i pedofili? A me pare di no. Tabte parole sì (e le parole sono importanti, non lo nego) anche interessanti, però concreti, radicali mutamenti in Vaticano per ora non li ho visti. Un anno non è poco. Se dunque Francesco si prende almeno 400 giorni per mettere in pratica qualcuno dei suoi (buoni) propositi non mi sorprende che la politica italiana se ne prenda altrettanti o, se devo credere all’esperienza, 4mila.