Un Network europeo antifascista

Il Network di Monitoraggio Antifascista Europeo (ENAM) della Fondazione Rosa Luxemburg contro le derive dell’estrema destra.

di Tommaso Chiti (*)

Oltre alle epidemie ricorrenti, sono molti i mali che ammorbano l’Europa e che più di altri hanno trovato proprio nel ‘vecchio continente’ l’incubatrice ideale.

Fra quelli più letali ad esempio si annoverano senz’altro le dittature naziste e fasciste, che malgrado la loro scia di distruzione e morte, la sconfitta storica di quei regimi e la condanna dei crimini come vergogna dell’umanità, purtroppo riescono ancora a trovare terreno fertile per la propaganda di discriminazione e oppressione.

Il terzo millennio, in cui si sono proiettate truci riedizioni neofasciste di spettri nemmeno troppo nascosti negli armadi della vergogna istituzionale, ha di fatto sdoganato nuovamente rigurgiti nostalgici e violenza politica.

A ben guardare, neppure il secondo conflitto mondiale e le lotte di Liberazione hanno rappresentato una cesura netta con i totalitarismi novecenteschi, sia per la loro permanenza con Franco in Spagna e Salazar in Portogallo, sia per riproposizioni tutt’altro che farsesche, come per la dittatura dei colonnelli in Grecia, o la strategia della tensione ed i tentativi di golpe oltranzista in Italia.

Spinte anche dalla contrapposizione internazionale del bipolarismo fra blocco atlantico e quello sovietico, simili pulsioni reazionarie sono tornate al potere ogni volta che movimenti popolari o partiti di sinistra hanno rivendicato diritti sociali, civili e politici.

Del resto, questa tendenza non è riscontrabile solo nelle attestazioni ufficiali, come le operazioni sulla “pacificazione della memoria”, ad esempio con l’istituzione in Italia del ‘Giorno del Ricordo’ nel 2004, o la risoluzione del Parlamento Europeo sul’ “Importanza della memoria europea per il futuro dell’Europa”, che tendono di fatto all’equiparazione di vittime e carnefici, con operazioni di revisionismo per decreto.

Simili derive spesso scaturiscono dalla reazione spaventata a fenomeni percepiti in modo minaccioso, sia nel caso di capri espiatori artefatti per la distrazione di massa, sia nel caso di transizioni o crisi, come quella della globalizzazione del capitalismo finanziario.

E’ in questo contesto di diseguaglianze crescenti, polarizzazioni del disagio e delle relazioni sociali, svuotamento di diritti universali a vantaggio di privilegi particolari, conflitti asimmetrici e diffusione del terrorismo, che è stato nuovamente percepito il bisogno materiale di riferimenti forti, di sicurezze individuali e collettive, che anche il mercato non riusciva pienamente a garantire, aprendo quindi la strada al ritorno degli stati sovrani e dei loro muri di frontiera, per reclamare un posto nel mondo.

Altrettanto dirimente è la china dei partiti socialdemocratici europei – come nel caso della designazione della Commissione UE a guida Von der Leyen -, che hanno abdicato al ruolo di referenti del riscatto sociale delle classi lavoratrici e popolari, ripiegando su maggioranze di ‘larghe intese’ o ‘grandi coalizioni’, spesso finendo per scendere a compromessi proprio con formazioni di destra, o portando a compimento politiche di austerità e privatizzazione dei sistemi di welfare, come nei casi rappresentati dagli esecutivi di Blair nel Regno Unito, Schroeder in Germania, Renzi in Italia.

Soprattutto nell’ultimo decennio alla rimonta sulla scena politica di una galassia nera di formazioni neonaziste o neofasciste, è corrisposta l’ascesa di governi nazionalisti, reazionari e classisti, con epigoni in Ungheria e Polonia, o esponenti di spicco in Italia, Spagna e Grecia.

E’ inoltre evidente come i rapporti fra organizzazioni di estrema destra si stiano espandendo anche, con maggiore capacità di approntare strutture di supporto transnazionali, una volta sdoganata la loro agibilità politica, tradotta in termini di relazioni istituzionali, politiche conservatrici, visibilità mediatica e soprattutto accesso alle risorse pubbliche.

Per questo la Fondazione Rosa Luxemburg ha deciso di organizzare lo European Network of Antifascist Monitoring, un progetto di ricerca antifascista, focalizzato su reti trans- ed internazionali, di cooperazione ed interazione per il monitoraggio dell’estrema destra in tutta Europa. Questa sorta di osservatorio intende svelare e denunciare pubblicamente i legami fra gruppi terroristici di destra, sodalizi neofascisti o neonazisti, partiti e fondazioni conservatrici – dentro e fuori le istituzioni – a livello nazionale e continentale.

Al centro del progetto è soprattutto l’analisi ed il monitoraggio di quell’internazionale nera, fatta di organizzazioni e governi sovranisti, che attraverso approcci da ‘democrazie illiberali’ coltivano pulsioni liberticide ed eversive. Perciò l’indagine di ENAM si concentra anche sulla zona grigia dietro le quinte, paragonabile a quello che dall’ex NAR Carminati è stato definito il “mondo di sotto”, fatto di organizzazioni giovanili, guru carismatici, band musicali della scena, gruppi paramilitari, comunità social e componenti di nuove dinamiche urbane, presenti anche in movimenti razzisti, o di protesta, come i no-vax, per i quali internet gioca un ruolo di connessione dirimente.

Lo sviluppo di questo fenomeno a livello europeo richiede una comprensione puntuale, attraverso lo scambio di informazioni e la diffusione di consapevolezza, così da poter affrontare e sconfiggere simili derive. Con la creazione di un archivio costantemente aggiornato, ENAM cerca di connettere e contribuire anche alle altre esperienze di monitoraggio già esistenti, portate avanti da altri gruppi antifascisti a livello locale, nazionale o regionale, aprendo quindi a collaborazioni, così da rafforzare reciprocamente il livello di attenzione e le capacità di reazione in questo impegno.

Il progetto della Fondazione Rosa Luxemburg è sostenuto dall’Istituto delle Relazioni razziali di Londra, la cui direttrice, Liz Fekete, considera come gli stessi fondi europei siano ormai da tempo destinati anche ad organizzazioni che minacciano pericolosi tentativi di rimonta dei fascismi a livello globale, per cui la risposta istituzionale non basta; preferendo invece cooperazione e solidarietà in un contesto di ricerca “motivato da un’antica dedizione agli ideali democratici e da un senso di servizio alla causa antifascista”.

Spesso parandosi dietro a princìpi del tutto democratici di libertà di parola e di garanzia dei diritti delle minoranze, formazioni di estrema destra trovano un subdolo pretesto per diffondere crescenti derive, proprio in sfregio a quegli stessi valori.

Perciò fra le finalità del progetto sussiste la ricerca delle ragioni specifiche sul piano nazionale, ma anche delle dinamiche analoghe a livello europeo, che portano alla riaffermazione dell’estrema destra, così da realizzare una sorta di strumento di conoscenza e difesa, attraverso il loro monitoraggio.

La data scelta per la presentazione di ENAM, il 19 gennaio, è tutt’altro che casuale e intende onorare la memoria dei giornalisti d’inchiesta, Stanislav Markelov e Anastasia Baburova, uccisi proprio quel giorno nel 2009 da un gruppo neonazista nel centro di Mosca.

L’iniziativa può essere seguita online sui canali della fondazione, che dedica la seconda parte dell’appuntamento a un panel sul “Contrasto all’estrema destra: movimenti antifascisti e società civile in solidarietà contro la deriva dell’Europa a destra”.

INFO: https://antifascist-europe.org/

(*) Link all’articolo originale: https://transform-italia.it/un-network-europeo-antifascista/

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