Ricordo di Gigi Riva

Nicola Muscas lo ricorda, e poi un film di Riccardo Milani e una pubblicità per un evento sportivo speciale.

Immensamente triste addio GIGI ❤️.
Verso sera, dalle parti di via Paoli, prima  quasi tutti i giorni, ora di rado, troppo di rado, praticamente mai, aspettando la sera puoi sperare di incrociarlo. In genere sbuca da piazza San Benedetto. Pugni in tasca, schiena dritta e sigaretta in bocca. Ogni tanto si ferma di fronte a una vetrina, sempre quella. Qualcuno gli sorride e lui ricambia, qualcuno azzarda un «Buonasera» e lui «Buonasera». Qualcuno – io – gli si inceppa la lingua, gli si piantano le gambe, e non mi riesce mai di dirgli nulla. Cappotto lungo e capello bianco perfettamente pettinato, un po’ Bogart un po’ Gregory Peck, prosegue verso piazza Garibaldi. Poi giù sino in Marina, elegante e discreto, in quel quartiere che fu dei pescatori, oggi un po’ kasbah e un po’ Trastevere, coi kebabbari accanto alle trattorie, con quello stanzone adibito a moschea di fronte alla cupola della vecchia chiesa di Sant’Eulalia. Un po’ Napoli e un po’ Gerusalemme. Ma lui di quel quartiere frequenta più che altro il ristorante di Giacomo. Ora meno, un tempo tutte le sere. E nessuno che gli abbia mai rotto i coglioni. Vedergli attraversare la città è una cosa che ci dà sicurezza, forza, consolazione. È la prova carnale che in questa terra sia esistito qualcosa di incorruttibile, forte come la verità, qualcosa che i soldi non sono riusciti a comprare.
Ma la nostra riconoscenza va oltre il fatto sportivo. Gigi Riva esercita su di noi uno strano potere silenzioso, il suo è un ascendente morale nei nostri confronti. La sua riservatezza, le sue parole, poche e pesate. Il suo essere uomo tra gli uomini, con le preoccupazioni di tutti – la salute, invecchiare con dignità, le nipotine che crescono – e la forza di pochi. A oltre quarant’anni dalla sua ultima partita riesce ad avere un’influenza tale su un’intera città, su un intero popolo. Credo che c’entri qualcosa il fatto di averci scelto quando nessuno ci voleva. Quando negli stadi di tutta Italia ci gridavano banditi e pastori. Quando in Sardegna non si veniva per il mare, casomai ti ci sbattevano, in Sardegna. E in quest’isola che è capace di dividersi su ogni cosa, un’isola di gente pronta a scannarsi per un piatto di briciole, Luigi Riva da Leggiuno è l’unica entità superiore in grado di tenerci uniti tutti. Il suo averci scelto ci rende orgogliosi di averlo sedotto, ci fa ricordare di essere stati speciali. Se non sempre almeno una volta, e per qualcuno di così speciale: il più forte di tutti. Vedergli attraversare la città ci aiuta a non dimenticare. Prima tutte le sere, adesso più di rado. Troppo di rado.
Nicola Muscas

 

 

 

 

redaz
una teoria che mi pare interessante, quella della confederazione delle anime. Mi racconti questa teoria, disse Pereira. Ebbene, disse il dottor Cardoso, credere di essere 'uno' che fa parte a sé, staccato dalla incommensurabile pluralità dei propri io, rappresenta un'illusione, peraltro ingenua, di un'unica anima di tradizione cristiana, il dottor Ribot e il dottor Janet vedono la personalità come una confederazione di varie anime, perché noi abbiamo varie anime dentro di noi, nevvero, una confederazione che si pone sotto il controllo di un io egemone.

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