Una bambina e una penna
di Maria G. Di Rienzo (*)
Tenendo conto che spesso non vi sono denunce formali, che molti governi chiudono volentieri un occhio sulla questione e che quindi i dati disponibili per la ricerca sono incompleti (e le cifre assai probabilmente più alte) in vista di un altro “inutile, sorpassato, passatista e vetero-qualchecosa” 8 marzo potrebbe essere utile dare un’occhiata a questo documento:
http://www.ohchr.org/Documents/HRBodies/CEDAW/Report_attacks_on_girls_Feb2015.pdf
E’ il più recente «Rapporto delle Nazioni Unite sulle aggressioni alle ragazze/bambine che accedono all’istruzione». Registra i 3.600 attacchi contro istituzioni scolastiche, insegnanti e studenti del 2012. Riporta che nel periodo 2009-2014 tali attacchi sono avvenuti in 70 differenti Paesi, mirati particolarmente contro bambine, genitori e insegnanti attivi nel promuovere l’istruzione femminile. In aggiunta, segnala la violenza di routine (compresa quella sessuale) subita da molte più ragazze e bambine in tutto il mondo, violenza tesa a limitare o cancellare il loro diritto di andare a scuola.
«L’istruzione continua ad essere negata alle bambine come risultato di norme e pratiche sociali e culturali che perpetuano stereotipi dannosi sui ruoli appropriati per le donne, e rinforzano l’idea che l’istruzione sia “sprecata” per le ragazze. – si legge nel documento – Anche la violenza di genere e altre forme di discriminazione all’interno delle scuole contribuiscono all’alto tasso di abbandono scolastico delle bambine. Assieme ai fattori socio-culturali che aumentano le violazioni dei diritti umani delle bambine, ci sono ostacoli legali, politici ed economici che possono limitare la piena implementazione del loro diritto all’istruzione».
Vi sarà tornato alla mente lo sparo in testa a Malala Yousafzai nel 2012, ma rinfreschiamo un altro po’ la memoria: centinaia di studentesse rapite da Boko Haram in Nigeria; gli oltre 100 bambini, maschi e femmine, morti durante un attacco talebano alla loro scuola di Peshawar, in Pakistan; gli avvelenamenti nelle scuole in Afghanistan; le ragazze somale prese dalle loro scuole, nel 2010, affinché diventassero “mogli” dei militanti di Al Shabaab; le ragazze rapite da una scuola di Delhi nel 2013 e stuprate; le cifre dei rapporti internazionali sullo status delle bambine/ragazze degli ultimi tre anni: 75 milioni di femmine mancanti dalle loro classi; i genitori ghanesi che non mandano a scuola le loro figlie perché andarci le mette a rischio di tornare incinte e gli/le studenti del Togo che nominano i loro insegnanti come responsabili delle gravidanze precoci delle compagne e del conseguente abbandono scolastico; le bambine tolte da scuola perché “vanno spose”, a volte quando non hanno più di sette anni e a uomini che hanno dieci volte la loro età: saranno 100 milioni entro la fine di quest’anno.
«Gli attacchi all’istruzione delle bambine hanno un effetto multiplo: – spiega ancora il Rapporto delle NU – non solo hanno un impatto diretto sulle vite delle bambine e delle comunità coinvolte, mandano anche il segnale, ad altri genitori e tutori, che le scuole non sono luoghi sicuri per le bambine. La rimozione delle bambine dall’istruzione, dovuta alla paura per la loro sicurezza e per l’effetto sulle loro possibilità matrimoniali, può risultare una violazione aggiuntiva dei diritti umani, come i matrimoni infantili e le forzati, violenza domestica, la gravidanza precoce, l’esposizione ad altre pratiche dannose, il traffico e lo sfruttamento sessuale e lavorativo.”
Per la serie: la felice infanzia delle future detentrici di enooorme potere che certamente non sanno che farsene nè dell’8 marzo nè del femminismo… come dicono le persone sprovviste di neuroni funzionanti.