Una convenzione multilaterale contro l’evasione fiscale delle multinazionali
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Che le multinazionali cerchino di sfruttare a proprio vantaggio le diverse politiche fiscali dei paesi in cui operano è un fatto noto. Di conseguenza, negli ultimi anni si è cominciato a sviluppare qualche tentativo per arginare il fenomeno dell’evasione e dell’elusione fiscale internazionale, in particolare attraverso la stipula di trattati bilaterali tra Stati.
Questi accordi nascono per regolare la tassazione fiscale tra due paesi, per esempio quando una società che ha sede legale in uno Stato svolge attività anche nell’altro. In questi casi anzitutto si pone il problema di evitare la doppia imposizione fiscale, stabilendo a chi spetti tassare un utile prodotto all’estero. Occorre però tener conto che i sistemi fiscali tra i diversi paesi sono alquanto diseguali. Qui si nasconde il rischio di evadere l’imposizione fiscale o di ottenere una tassazione ridotta mediante elusione fiscale.
È evidente che in questo “spezzatino” di norme bilaterali le società multinazionali possono trovare ampi varchi per sfuggire alla tassazione corretta, che consiste anzitutto nel pagamento delle tasse laddove effettivamente viene prodotto un profitto.
Per contrastare la capacità delle multinazionali di inserirsi nei cavilli e negli intrecci degli accordi bilaterali, a partire dal 2013 l’OECD – OCSE (Organisation for Economic Co-operation and Development – Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) ha avviato un percorso per approvare una Convenzione multilaterale BEPS (Base Erosion and Profit Shifting), con l’obiettivo di contrastare l’erosione della base imponibile dei redditi dichiarati dalle società e lo spostamento degli utili prodotti in paesi con giurisdizioni fiscali più favorevoli alle imprese.
Finalmente il 7 giugno scorso a Parigi è stata posta la firma al testo della Convenzione dai rappresentanti di 67 paesi, con altri 9 Stati che hanno manifestato l’intenzione di sottoscriverla in tempi brevi.
Si tratta di una Convenzione multilaterale innovativa, che dovrebbe implementare rapidamente una serie di misure fiscali per aggiornare la rete esistente di trattati fiscali bilaterali e ridurre le opportunità di evasione ed elusione delle tasse da parte delle multinazionali.
Di fatto la Convenzione “modifica tutti gli accordi fiscali coperti”, cioè quelli firmati “per evitare la doppia imposizione in materia di imposte sul reddito (che tale accordo si applichi o meno ad altre imposte)”. Tutto ciò vale per i paesi firmatari della Convenzione “senza che sia necessario rinegoziare bilateralmente ciascun accordo di questo tipo”.
La nuova Convenzione – sviluppata attraverso negoziati inclusivi che hanno coinvolto più di 100 paesi e giurisdizioni – ha anche lo scopo di rafforzare le disposizioni per risolvere le controversie nei trattati, attraverso l’obbligo di arbitrato vincolante, aumentando la certezza fiscale.
“Ringrazio ognuno di voi – e i paesi che rappresentate – per il vostro impegno a fornire un sistema fiscale globale più forte e più equo”, ha dichiarato il segretario generale dell’OECD Angel Gurría al momento della firma. “Questa convenzione multilaterale rappresenta un punto di svolta nella storia dei trattati fiscali. Stiamo andando verso una rapida attuazione delle riforme di ampio respiro concordate nell’ambito del progetto BEPS in più di 1.100 trattati fiscali in tutto il mondo e trasformando radicalmente il modo in cui gli accordi fiscali vengono modificati. Abbiamo finalizzato il pacchetto BEPS per bloccare le scappatoie fiscali internazionali che costano collettivamente fino a 240 miliardi di dollari in entrate fiscali ogni anno, cioè l’equivalente del 10% dei ricavi globali delle imposte sul reddito delle società. Il pacchetto BEPS ha catalizzato la più grande e veloce riscrittura delle regole fiscali internazionali in un secolo. La firma di oggi mostra anche che quando la comunità internazionale si riunisce non esiste alcun problema o sfida che non possiamo affrontare efficacemente”.
Le prime modifiche ai trattati fiscali bilaterali dovrebbero entrare in vigore all’inizio del 2018. La Convenzione prevede al momento l’applicazione nella giurisdizione di 68 paesi. Tra i 35 Stati membri dell’OECD gli USA sono l’unico paese che non ha firmato la Convenzione e che non è compreso nell’elenco delle giurisdizioni in cui potrà essere applicata.
(*) ripreso da Pressenza, “agenzia stampa internazionale specializzata in umanesimo, pace, nonviolenza, diritti umani, disarmo e non discriminazione”.