Una lettera ai vescovi italiani

Due proposte di «Noi siamo Chiesa» (*): pubblicità dei bilanci delle diocesi e “Giornata nazionale di penitenza per il clero pedofilo”

A tutti i membri del Consiglio episcopale permanente della CEI

A tutti i vescovi italiani

 

Cari fratelli vescovi,

ci permettiamo di offrirvi alcune nostre riflessioni all’inizio del nuovo anno per il quale facciamo i più sinceri auguri perché esso sia sereno ed evangelico per noi tutti. La Chiesa, che sta in Italia, ha avuto negli ultimi tre anni molti impegni pastorali che l’hanno coinvolta (i due sinodi sulla famiglia, l’incontro di Firenze e poi il Giubileo della misericordia). Ora è il momento di fermarsi a pensare al prossimo percorso di medio termine. Papa Francesco, con il suo messaggio per una Chiesa in uscita, ci stimola a andare oltre l’ordinaria amministrazione. Vi siamo anche obbligati  dalla situazione nel mondo e in Italia e dal nostro permanente compito di evangelizzare in modo credibile.

Ci sembra che la situazione economica e sociale sia sempre pesante  nel nostro paese, soprattutto per le disuguaglianze che crescono e per i troppi che sono  in condizioni difficili. A ciò si aggiunge l’incertezza politica interna e il panorama del mondo, denso di nuove ingiustizie, di guerre diffuse e delle incognite determinate dalla nuova preoccupante guida degli Stati Uniti. Sono questioni sulle quali è messa alla prova la testimonianza, nelle parole e nei fatti, di ogni comunità cristiana e di ogni credente, che può però appellarsi sempre alla speranza cristiana e cercare di superare così la frustrazione che, a volte, ci assale davanti alla nostra impotenza.

Pensiamo di poter dare il nostro contributo a questa  riflessione che pensiamo però debba essere proposta ed organizzata in modi che non siano  casuali od episodici  su piste di discussione che evitino la genericità e la vaghezza e che siano  connesse con  interventi concreti su molte realtà di sofferenza e  proposte di cambiamento che già percorrono il nostro popolo cristiano  (pensiamo, tra le altre, a quelle che riguardano l’ospitalità nei confronti dei rifugiati, la pace e il disarmo). Detto ciò e nell’attesa  che maturi  una iniziativa generale in questa direzione (forse la prossima Settimana Sociale dei cattolici di Cagliari potrebbe servire) ci permettiamo di proporre due decisioni che si possono  prendere subito. Esse   sono tali da dare più credibilità alla nostra Chiesa, senza che esse possano suscitare controversie di alcun tipo  tanto sono interne a una sensibilità che ci deve essere ormai comune, anche sulla scia della predicazione di papa Francesco.

Povertà e risorse

Siamo a conoscenza che la diocesi di Padova, dopo un percorso di tre anni, ha reso noto il 29 ottobre in un incontro pubblico con il vescovo mons. Claudio Cipolla, il bilancio della diocesi dopo aver coinvolto le strutture diocesane e le parrocchie. Esso ci sembra redatto con criteri del tutto professionali (Stato patrimoniale, conto economico, nota integrativa con dati aggregati relativi alla gran parte delle parrocchie che hanno inviato il loro rendiconto). Manca il bilancio dell’Istituto diocesano per il sostentamento del clero e la gestione  delle retribuzioni relative. Supponiamo che il  prossimo passo colmerà questa lacuna. La diocesi si è ispirata a questo passo di Antonio Rosmini che riprendiamo integralmente dal loro Rapporto:  “..si pubblicasse di poi un annuale rendiconto, sicché apparisse a tutto il mondo il ricevuto e lo speso in quegli usi con una estrema chiarezza, sicché l’opinione dei fedeli di Dio potesse apporre una sanzione di pubblica stima o di biasimo all’impiego di tali rendite.”

L’esempio della diocesi di Padova pensiamo debba essere seguìto dalle altre diocesi senza tergiversazioni. In questo modo le risorse potrebbero essere considerate come vera e propria  “proprietà”  (e  responsabilità) di tutti i credenti di quella diocesi o di quella parrocchia e valutate in ogni loro aspetto buono o meno buono. La pubblicità e la trasparenza, nella conoscenza e nella gestione delle risorse, sono la condizione sinequanon perché le parole  “Chiesa povera e dei poveri” possano concretizzarsi. Le notizie che si hanno ora sulla gestione delle risorse sono così scarse (o inesistenti) che impediscono di fatto che il messaggio di papa Francesco possa farsi fatto concreto e comunitario, salvo iniziative meritorie ma specifiche e locali di qualche realtà di buona volontà. Una decisione nella direzione che auspichiamo, proposta e imposta a ogni diocesi, darebbe credibilità alla Chiesa  verso l’esterno ma anche nei confronti del  popolo cristiano molto sensibile su queste questioni , disposto a discutere e a dare e a fare la sua parte.

Pedofilia del clero

I vescovi svizzeri il 5 dicembre hanno organizzato nella basilica di Valère (Sion)  una giornata di penitenza  in espiazione “degli abusi sessuali, del silenzio e della mancanza di aiuto alle vittime” per i casi di delitti di pedofilia compiuti dal clero. Vi hanno partecipato  tutti i vescovi, i superiori degli ordini religiosi e  una delegazione delle vittime. E stato istituito un Fondo di 500.000 franchi (poco più di mezzo milione di euro) per gli indenizzi alle vittime. Analogamente il 7 novembre è stato  un giorno di preghiera e di digiuno per i vescovi francesi riuniti a Lourdes. Esso ha fatto seguito a  misure come «“l’istituzione in ogni diocesi e provincia ecclesiastica di “cellule” locali di sorveglianza; la realizzazione di un sito internet rivolto espressamente all’accoglienza delle vittime (con un indirizzo email) che permetterà appunto di mettere le persone coinvolte in contatto con le “cellule” presenti sul territorio…dando  priorità alle vittime, assicurando loro mezzi e strumenti per essere “accolte, ascoltate e accompagnate”». I vescovi francesi, inoltre hanno costituito una “Commissione nazionale indipendente” per occuparsi del problema, composta da magistrati, psicologi, familiari delle vittime.

Proponiamo e chiediamo che anche la Chiesa italiana, su decisione dei suoi vescovi e, in particolare, del Consiglio Episcopale Permanente,  vada nella stessa direzione. Nel nostro Paese la cronaca quotidiana ci ha fatto ormai tutti consapevoli che i delitti di pedofilia del clero non sono meno numerosi di quelli degli altri paesi. Proprio in questi giorni sono nuovamente sui nostri media notizie inconfutabili che raccontano e sintetizzano tanti delitti di pedofilia  compiuti da ministri del culto. E’ il momento di una riflessione autocritica sul passato recente, è il momento di riconoscere che le “Linee guida” della CEI del maggio 2012, e poi quelle del 2014, sono insufficienti, è il momento di obbligare i vescovi a denunciare alla magistratura i fatti sicuri (anche se non c’è un obbligo di legge deve essere deciso un obbligo canonico), è il momento di istituire, anche in Italia e  in ogni diocesi, strutture  del tutto indipendenti, che ascoltino le vittime e che facciano  da tramite col vescovo e con le istituzioni. Il modello francese può servire molto, nella sua concretezza, così come quelli di molti altri episcopati e della  diocesi di Bolzano.

E’ giunto il momento per la Chiesa italiana – ci sembra – di organizzare una “Giornata nazionale di penitenza e di preghiera” che faccia seguito a decisioni concrete sul tipo di quelle che abbiamo indicato e che sarebbero coerenti con quanto chiesto esplicitamente da papa Francesco e con la sua linea della “tolleranza zero”. Il sistema  di nascondere il prete pedofilo e di non ascoltare  le vittime, che è stata la pratica di quasi tutte le diocesi, deve finire per sempre.  Cari fratelli vescovi,  siate consapevoli che, sulla questione della pedofilia del clero, è in gioco non solo la vostra credibilità  ma anche quella dei tantissimi  membri meritevoli  del clero che non sopportano che il loro ministero sia sospettato perché c’è chi, tra di loro,  non viene sanzionato per questi comportamenti delittuosi. Per non parlare delle vittime che da tempo si vedono considerate come credenti di serie B e che portano nel loro animo per tutta la vita non solo la sofferenza  per i torti subìti ma anche l’amarezza per non essersi sentite  ascoltate ed aiutate, anche concretamente.

Pensiamo di aver dato indicazioni che esprimono una sensibilità diffusa in tutto il popolo cristiano. Siamo a disposizione, in spirito di fraterno dialogo, per qualsiasi forma di collaborazione alle iniziative che potreste assumere in queste direzioni.

Ancora auguri per questo nuovo anno nella pace del Signore

Roma, 17 gennaio 2017                                    NOI SIAMO CHIESA

(*) «Noi Siamo Chiesa» (NSC) è la sezione italiana del movimento cattolico progressista «International Movement We Are Church» (IMWAC), fondato nel 1996; su Wikipedia trovate una scheda che mi pare ben fatta. Nessuna «approvazione canonica» e anzi Marta e Gert Heizer, i coniugi fondatori del movimento sono stati scomunicati nel maggio 2014: non dal “cattivo e reazionario” Ratzinger ma dal “buono e progressista” Bergoglio… il che forse induce a dubitare delle narrazioni di comodo su ciò che sta accadendo dalle parti del Vaticano. Da “pagano” io sono rispettoso dei credenti se non vogliono impormi il loro modo di pensare e se non chiedono privilegi: mi pare che «Noi siamo Chiesa» sia incamminata in questa direzione. Queste due proposte sono molto interessanti e toccano i “nervi scoperti” di una Chiesa che a volte predica bene ma continua a razzolare malissimo. «Il sistema di nascondere il prete pedofilo e di non ascoltare le vittime, che è stata la pratica di quasi tutte le diocesi, deve finire per sempre» è una giusta analisi. E’ necessario chiamare «delitti» o crimini gli atti dei preti pedofili, anziché vederli come peccato o lussuria – cfr qui: La pedofilia non è vizio né lussuria ma un crimine – e agire di conseguenza. Accogliere e risarcire le vittime di pedofilia sarebbe una novità importante per la Chiesa cattolica ma questo non deve bloccare l’azione legale contro i colpevoli – «anche se non c’è un obbligo di legge deve essere deciso un obbligo canonico» si legge nella lettera – collaborando dunque con chi indaga mentre fino a oggi è accaduto il contrario con montagne di bugie, omissioni, intimidazioni. Il valore di queste due proposte può interessare dunque anche i non credenti, favorendo un dialogo vero e non di facciata. Perciò ho pensato di pubblicare integralmente la lettera di «Noi siamo Chiesa» che (ci scommetterei…) avrà poca circolazione sui media italiani presunti “grandi” e non riceverà risposte dai vescovi. [db]

 

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *