«Una Tempesta dal Paradiso»: arte contemporanea del Medio Oriente e Nord Africa
Sino al 17 giugno a Milano
di Monica Macchi (*)
Una Tempesta dal Paradiso
Fino al 17 giugno presso la GAM (Galleria d’Arte Moderna) di Milano è possibile visitare la mostra “Una Tempesta dal Paradiso: Arte Contemporanea del Medio Oriente e Nord Africa” il cui titolo si rifà all’interpretazione data da Walter Benjamin del quadro «Angelus Novus» di Paul Klee come cortocircuito di una società mistificatrice di cui diffidare.
Una Tempesta dal Paradiso
E proprio l’opera «Ma una Tempesta Spira dal Paradiso» dell’iraniano Rokni Haerizadeh decostruisce fotogrammi stampati da Youtube, ormai iconici, sovrapponendoci strati di gesso, inchiostro e acquerello ispirati alle miniature persiane, per arrivare ad una meta-dimensione grottesca che rappresenta una mappa alternativa del visibile.
Tra le metodologie di rappresentazione della realtà c’è la cartografia del progetto Paesaggi Tremanti di Ali Cherri dove le crepe geologiche e le linee di faglia dei terremoti si sovrappongono ai disastri e alle contraddizioni dell’economia globale inquadrati in Corrimano di Banca di Hassan Khan, una riproduzione in ottone del corrimano esterno della Banca Misr (la prima banca statale d’Egitto) che, sradicato dalle strade affollate del Cairo si ritrova sospeso tra ascesa e discesa.
Anche l’architettura viene esplorata come grimaldello al servizio dello sfruttamento coloniale: così, accanto a Senza Titolo-Ghardaia di Kader Attia, una scultura di couscous della cittadina berbera dalle strade a spirale che avvolgono la moschea in cima alla collina, sono appesi i ritratti di Le Corbusier e Fernand Pouillon che hanno utilizzato vari elementi e tecniche autoctone mozabite rielaborandole ma senza mai dichiararlo esplicitamente (in particolare si pensa che la struttura della cappella di Notre Dame du Haut a Ronschamp sia ricalcata sulla moschea di El Atteuf).
E le conseguenze dei macro mutamenti geo-politici impattano sulla vita quotidiana come dimostrano le opere Crea la Tua Storia con il Materiale Fornito di Gülsün Karamustafa, una trentina di magliette bianche ricucite con filo nero, sui bimbi costretti ad emigrare in Turchia e Studio per un Monumento di Abbas Akhavan sulla devastazione ambientale provocata dalla guerra.
Calchi in bronzo di piante acquatiche del sistema fluviale della Mesopotamia sono appoggiate a terra su tessuti bianchi in una potentissima analogia con sudari improvvisati e reperti di contrabbando.
Una ventina di opere che spaziano tra diversi mezzi espressivi tra cui due video: In Transito di Lida Abdul in cui un gruppo di bambini di Kabul gioca dentro un vecchio aereo da guerra sovietico e con delle corde cerca di trasformarlo in un aquilone e Allevamento di Polvere di Ergin Çavuşoğlu in cui i visitatori della mostra camminano su un disegno anamorfico e vengono ripresi e trasmessi su un monitor lì accanto e inglobati in quella che diventa una scultura tridimensionale.
Una mostra che mette in discussione confini e “verità” rappresentate e rappresentative intrecciando locale e globale, centri e periferie in una continua molteplicità di direzioni.
(*) ripreso da oubliettemagazine.com