Una voce donna sfila sola …
di Sandro Sardella
Dunya Mikhail irachena cristiana nata a Baghdad nel 1965, costretta
a fuggire dal regime baathista nel 1995, cittadina americana dal 2007.
L’ho incontrata al Festival Internazionale di Poesia in San Francisco.
L’ho sentita leggere con una compostezza ed un’eleganza discreta e
mai avrei immaginato che al centro della sua poesia ci fosse la guerra.
Incontrandoci mi dice. «Sandro non darmi il tuo libro non so niente di
lingua italiana .. ma ti passo il mio di libro che ha la traduzione in
italiano ..». Così mi trovo tra le mani un libro caro e di raffinata
fattura: «La guerra lavora duro»– traduzione di Elena Chiti – Edizioni
San Marco dei Giustiniani – Genova – 2011.
Ecco una scrittura che vive lo stupore del vedere la tragedia. La protesta
nella sua calma è forte quasi pudica.
Come scrive la traduttrice in prefazione .. «..Dunya non grida, non
schiaffeggia, sfila da sola in una manifestazione muta».
La gemma
Non è più sul fiume
non è in città
non è sulla carta
il ponte che era
il ponte che eravamo
abituati ad attraversare
il ponte
l’ha gettato nel fiume la guerra
come una signora
la sua gemma azzurra
da sopra il Titanic.
L’ombra di una lacrima
Al tempo dei saluti affrettati
e della luce artificiale
l’ombra di una lacrima cala
sul cielo
né ruote che accelerano
né strade
né gomma
la possono cancellare
…
Sui rami spezzati
si librano uccelli indifferenti
uno di loro resta indietro
niente paura
li raggiungerà tra poco
è solo toccato dall’ombra della lacrima
spezzata sui rami.
Con uno sguardo
spezza la cornice
la spezza con uno sguardo
esce il giallo portando epidemie
esce il blu un piede in cielo e l’altro al mare
esce il rosso con le sue guerre
esce il bianco con le sue trecce
esce il nero onta degli amici
esce il verde guardandosi indietro
esce il dentro nel fuori
esco io dentro il quadro vuoto
esco con uno sguardo.