Un’altra archiviazione: l’amianto non uccide più?
Le considerazioni di Vito Totire (*) dopo l’archiviazione per la morte di un lavoratore del Cnen-Enea di Bologna
L’amianto non c’entra? E’ ora che parli di amianto chi ha cognizione di causa, evitando di avallare ipotesi e teorie inesistenti
A latere dell’ennesima archiviazione del “caso” di un lavoratore Cnen-Enea di Bologna sono stati elencati un tot di personaggi «innocenti». Certo non possiamo affermare siano colpevoli ma c’è qualcosa che non torna.
La prima cosa che non quadra è «l’amianto non c’entra»: cosa vuol dire?
Facciamo chiarezza:
- Non apparteniamo al partito delle “manette facili” quindi siamo garantisti e contrari ai processi sommari
- Tuttavia non accettiamo ambiguità e zone d’ombra e, in questo “caso” ce ne sono molte:
- L’AMIANTO NON C’ENTRA? In ambiente lavorativo o domestico l’amianto agisce la stessa azione nociva, la differenza ovviamente è spesso di quantità di dose di esposizione
- L’onere della prova è, a volte, pesante e le difficoltà di trovare prove possono essere notevoli ma è cosa diversa dire «l’amianto non c’entra» o dire che la presenza di amianto nel luogo di lavoro non è stata dimostrata con certezza
- Certo non si può dire, almeno in questo “caso”, che l’onere della prova sia stata accollata per intero al lavoratore e ai suoi familiari – come spesso succede – e chiunque, anche dotato di grande abilità investigativa , può trovare serie difficoltà a indagare su strumentazione coibentata usata 20-30 anni prima; un rimedio a questi “vuoti” investigativi sarebbe stata una più capillare indagine a seguito del lungimirante PRIMO PIANO SANITARIO REGIONALE DELL’EMILIA-ROMAGNA varato nei primi mesi del 1990 che chiedeva alle Usl di indagare sul rischio amianto nel territorio; lungimirante in quanto il Piano precedette sia il decreto 277/91 (che codificava con maggior precisione le misure di sicurezza nella gestione del rischio) sia la legge 257/92 che mise l’amianto al bando; nel 1990 una gestione diversa di quell’imput regionale, gestito magari, anche attraverso un obbligo di notifica, avrebbe consentito di disegnare una mappa del rischio nel territorio e nei luoghi di lavoro, più adeguata, completa, esaustiva o più prossima ad esserlo; il lavoratore di cui si parla è rimasto in attività presso Cnen-Enea fino al 1996; di tempo per una indagine tempestiva… ce ne sarebbe stato; l’amianto ha avuto 3500 usi commerciali diversi dunque o l’indagine è capillare e tempestiva o si rischia di concludere poco, pur senza poter escludere il nesso eziologico; a Bologna, su segnalazione di un medico del lavoro al Renam, fu classificato in classe 1 un tipografo la cui classificazione (rispetto al nesso eziologico) era stata, fino a quel momento, di “probabilità”;
- Ancora oggi per esempio la Regione e quasi tutti i sindaci rifiutano di fare ordinanze finalizzate al censimento capillare dell’amianto presente nel territorio!
- L’avvocato difensore dei possibili imputati parla di «eventuale esposizione ad amianto che il giudice esclude»; pare ragionevole invece dire che il giudice non ha trovato riscontri materiali dell’avvenuta esposizione; è cosa ben diversa…
- Escludere l’amianto è infatti diverso dall’asserire che la presenza di amianto non è dimostrata; ormai le ipotesi eziologiche del mesotelioma differenti dall’amianto sono ricondotte alla più ragionevole ipotesi del ruolo «forse e solo» del virus della scimmia come correlato biologico e con come agente eziologico (Cristaudo, MdL); lo dicevamo da trent’anni…
- Peraltro una parte dei problemi sociali connessi alla tragedia dell’amianto deriva dalla inaccettabile disparità di trattamento fra “casi” occupazionali e ambientali; i trattamenti e i supporti assicurativi devono essere equiparati evitando le forme di “elemosina” che il Decreto Ristori ha confermato (dopo persino un rischio concreto di amnesia che avrebbe cancellato persino la elemosina) ; i trattamenti assicurativi e pensionistici devono essere equiparati; questo consentirebbe di attutire l’impatto negativo di inchieste obiettivamente difficili come quella che stiamo commentando
- Il caso del lavoratore sarebbe stato l’unico (così è stato detto); da questo deduciamo, sia pure indirettamente, che il centro stampa Cnen-Enea era “sicuro”? Ipotesi sbagliata; la letteratura scientifica pubblica un caso di uno zuccherificio (Arezzo) dalla cui corte d lavoratori non sarebbe emerso nessun caso di mesotelioma; a parte che a volte i tumori non vengono censiti, anche questa “prova indiretta” non ha alcun fondamento ; piuttosto serve ad attutire il senso di colpa (istituzionale) di non essere stati in grado di escludere con certezza
- Gli avvocati manifestano, per la archiviazione, una “soddisfazione” degna di altra causa; dovrebbero dimostrare rammarico e maggiore empatia per le vittime ma forse l’umanità l’hanno esaurita per gli imputati di turno.
(*) Vito Totire per AEA, l’Associazione nazionale Esposti Amianto