Un’im-mensa bugia padovana

Comunicato dall’Assemblea della Marzolo occupata (*)
Marzolo-Padova

LE LOTTE NON SI SGOMBERANO!
OCCUPARE È GIUSTO. RESISTERE È NECESSARIO.

La mattina di mercoledì 15 luglio un nutrito dispiegamento di servi in divisa ha sgomberato la Marzolo occupata di Padova, murandola e mettendola sotto sequestro preventivo. Lo stabile dell’ex mensa, di proprietà dell’università, era stato occupato da un gruppo di studenti e lavoratori a fine gennaio per restituirlo alla collettività e farlo rivivere, dopo anni di incuria e abbandono. Il mandante è l’università di Padova, che giustifica lo sgombero con motivi di sicurezza per presunti danni strutturali in loco, il medesimo pretesto che aveva utilizzato prima di chiuderla nel 2009, dopo appena 4 anni dagli ultimi lavori di manutenzione. Le ragioni che hanno motivato la chiusura della Marzolo sono ben più profonde e vanno ricercate nel lavoro costante che, nei 6 mesi di occupazione, è stato fatto con studenti e abitanti del quartiere Portello. Infatti, questa esperienza ha visto la partecipazione di moltissime persone, che hanno contribuito ad arricchire e valorizzare con idee e proposte un luogo che appartiene a tutti coloro che, in questi anni, hanno continuato a pagare le tasse per poi vedersi negare diritti basilari. Numerose sono le iniziative e i progetti avviati nei mesi di occupazione: dal mercatino popolare dell’usato e del baratto, alla mensa autogestita; dall’aula studio, agli orti urbani; dai momenti di socialità con concerti, proiezioni e spettacoli teatrali, alle assemblee di controinformazione con i lavoratori, ai dibattiti sulla situazione attuale come le serate dedicate alla lotta No Tav e alla Palestina, al corteo di quartiere del 25 aprile, fino alle iniziative di solidarietà ai prigionieri in lotta. Questo è ciò che si è cercato di fare dentro e fuori la Marzolo occupata, rendendola un luogo dove organizzare, promuovere e sostenere pratiche reali di lotta.
Nel corso della giornata la risposta di occupanti e solidali non è tardata a farsi sentire. Già all’ora di pranzo, mentre lo sgombero era in atto, è stata fatta irruzionea ll’interno di due mense universitarie. In una di queste ci sono gli uffici dell’Esu (ente regionale per il diritto allo studio) anch’esso responsabile dello sgombero. Per pochi minuti è stata interrotta la quotidiana routine della mensa con megafonaggi, slogan e striscioni. La solidarietà riscontrata è stata molto forte da parte degli studenti, oltre che degli stessi lavoratori. Nel pomeriggio un corteo di oltre 50 solidali ha manifestato per le vie del Portello, bloccando il traffico in alcuni punti significativi per la viabilità cittadina, scandendo slogan e facendo interventi davanti alle aule studio. Per oltre un’ora si è denunciato a studenti e abitanti quanto accaduto durante la giornata. Si è espressa, inoltre, la solidarietà a quanti di recente sono stati sgomberati, sfrattati, arrestati per la lotta No Tav e per il diritto alla casa, cassaintegrati o licenziati. Si è manifestata solidarietà alla lotta del popolo palestinese, che resiste di fronte agli attacchi militari dello Stato terrorista di Israele. Per tutto l’arco della giornata c’è stato un presidio permanente, durante il quale molti di coloro che in questi mesi hanno animato la mensa sono passati e si sono uniti alla protesta.
Ancora una volta l’università di Padova ha dimostrato di essere intollerante nei confronti delle pratiche di occupazione e autogestione, reprimendo chiunque agisca fuori dal suo controllo e svincolato dai legacci istituzionali. Ne sono prova tangibile le 13 denunce arrivate a compagni/e, accusati/e di occupazione abusiva e danneggiamento per il solo fatto di essersi ripresi una piccola parte di ciò che spetta. Lo sgombero della Marzolo occupata è un palese attacco a una pratica di lotta e resistenza che non è disposta a scendere a compromessi e per tale ragione risulta scomoda e pericolosa. Tutto questo si pone in continuità con la tendenza nazionale che si sta manifestando in quest’ultimo periodo, dove le pratiche di lotta incrementano e con esse aumenta anche la macchina repressiva dello Stato. Da fine maggio a questa parte, da quando cioè sono terminate le elezioni europee con la vittoria del Partito Democratico, si contano ormai decine di sgomberi di spazi autogestiti e di case occupate, senza dimenticare l’inchiesta del 3 giugno che ha portato in carcere compagni/e che hanno resistito agli sfratti abitativi a Torino. E’ simbolico il fatto che lo sgombero della Marzolo sia avvenuto in concomitanza con quello del Teatro Volturno di Roma, occupato da sei anni e punto di riferimento in città per la lotta alla casa. La linea che il governo vuole far passare non lascia margine a nessuna forma di dissenso e chi si organizza lottando va inevitabilmente incontro alla repressione con denunce, carcere, fogli di via e ricatti. Questo lo vediamo su più fronti: da chi si batte per la casa, a chi rivendica migliori condizioni nel posto di lavoro, a chi viene licenziato, a chi si oppone a grandi opere inutili e devastanti per il territorio, fino a chi lotta per garantire un futuro migliore e dignitoso riappropriandosi degli spazi pubblici lasciati al degrado. Di fronte a tutti gli attacchi, l’unica soluzione è quella di reagire attraverso la mobilitazione. E’ questo il modo migliore per ribadire che non sarà la repressione a fermare le lotte, che ciò che non potranno sgomberare o annichilire è la nostra voglia di lottare e resistere con ogni mezzo necessario contro un sistema basato sul profitto e il saccheggio.
RIPRENDERSI GLI SPAZI, CONTINUARE A LOTTARE!
Padova, 15/07/2014
(*) Per contatti: marzoloccupatapd@autistici.org

Redazione
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Un commento

  • Sempre più spesso leggo e sento dei “fogli di via” contro student*, sindacalisti (di base) o attivist*. Esiste una mappa di questi provvedimenti? Se sì, mi piacerebbe postarla in blog per mostrare come ormai in Italia sia usata ovunque e contro chiunque. Seconda domanda… a chi è più informato di me: ci sono stati ricorsi contro queste decisioni che (vado a fiuto, non sono un giurista) puzzano di illegittimità costituzionale?

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