Urania: 70 anni e non sentirli ma…
… come tirar bilanci?
Gianni Boccardelli sostituisce db (che oggi si è perso in qualche nebbia) e auspica un dibattito
La notizia è che dal 2 febbraio – con «Le sabbie di Marte» di Arthur Clarke (*) – il quotidiano «Corriere della sera» proporrà in edicola 25 uscite settimanali di Urania; ogni volume a 6.99 euri.
Ecco l’elenco:
Bene.
Chi è appassionata/o zompetta sempre se la buona fantascienza circola a prezzi accessibili. Per di più … negli ultimi anni trovare i nuovi Urania nelle poche edicole rimaste è impresa dura; chissà che grazie a questi 25 “marsupiati” anche le novità (e le ristampe) vengano meglio distribuite.
Perciò: evviva. Segnatevi le uscite perchè almeno 5-6 titoli dovrebbero stare in ogni biblioteca (anche “generalista”). Spero che la “bottega” li segnalerà in dettaglio.
A questo punto però una minima riflessione sui titoli scelti bisogna tentarla, anche perchè nel 2022 Urania festeggia i suoi 70 anni e qualche bilancio si impone.
Una prima e ovvia constatazione: con quale criterio siano stati scelti questi 25 è … incomprensibile.
Con ogni evidenza non si è pensato di proporre l’«olimpo» di autori-autrici di primaria importanza; come sarebbe possibile se mancano Philip Dick, Ursula Le Guin e Thedore Sturgeon?
Non c’è neanche un tentativo di proporre “tutte le epoche”. Fra i bisnonni c’è «La nube purpurea» di Shiel però mancano Verne e Wells per tacere di una signora che ci proiettò nell’era D. F. (dopo Frankenstein).
Un criterio poteva essere “l’età dell’oro” aggiungendo prezzemolo, sale e olio. Invece no, visto che mancano Robert Heinlein (che persino i suoi detrattori considerano fra i più grandi), Frederik Pohl, Robert Silverberg e James Ballard.
Un’altra scelta – chiamo in causa un collaboratore della “bottega” come K. G. Sage a difesa di questa stranezza – poteva essere scegliere un alfabeto con 25 temi “chiave” o se preferite sottogeneri: per capirsi dalla A di alieni alla V di viaggi nel tempo… passando per la B di “Bizzarro Fiction”, la C di catastrofi (o di cyberpunk? O di colonizzazioni? O di Cina?), la D di distopie (o di dischi volanti?), la F di fantasy, magari la G delle filmiche «guerre stellari», la H di hard science, la I di invasioni (o di Italia?), la M di mutanti (o di medicina?), la R di religioni (o di robot?), la S di scimmie (o di sesso? O di “space opera”? O magari di steampunk? O di solarpunk… con un gesto coraggioso), la T di Techno Thriller, la U di utopia (o di universi paralleli?)… Difficile inventare questo alfabeto ma interessante.
Sulle questioni di genere di solito mi schernisco – scappo, se preferite – però che le tre donne qui selezionate siano Okorafor, Jemisin e McMaster Bujold mi sembra un altro dei misteri “dolorosi”.
Mi piacerebbe che i perfidi umanoidi di Arret rilasciassero per qualche ora un vecchio collaboratore della “bottega” – parlo di Johnny Sheetmetal – caduto nelle loro (quasi) mani o chele. Solo un genio come Johnny potrebbe capire il criterio oppure costruire una mega-recensione nella quale i 25 titoli a esempio risultano i capitoli di una sola, grande trama.
E poi?
I gusti – si sa – sono personali. Che «Il popolo dell’autunno» non sia una delle opere più significative di Ray Bradbury è magari una mia opinione ma che fra i tanti splendidi libri di Robert Sheckley si sia scelta un’opera “minorissima” come «AAA Asso servizio decontaminazioni planetarie» grida vendetta in tutti gli universi sino a oggi noti. Non vi pare?
Restando sui gusti, credo che quando db uscirà dal lutto (per le ingiustificabili assenze di Sturgeon, Le Guin e Dick) brinderà per la presenza di Nnedi Okorafor ma sarebbe interessante anche un mini-referendum. Chi passa di qui il Marte-dì fra questi 25 quanti e quali avrebbe scelto se fosse toccato a lui decidere?
Confido che il prossimo Marte-dì arriveranno varie riflessioni, magari a partire dal “titolare” di questa bottega.
Al di là di Urania (in 70 anni molte cose buone e qualcuna eccelsa ma anche un certo numero di schifezze) questa sarebbe una buona occasione per parlare seriamente dell’editoria sf del passato e del presente. Tanto per restare nelle edicole c’è stata la bella esperienza di Galassia e poi di Robot: con proposte alternative, per molti versi, a quelle di Urania.
Un altro discorso importante riguarda le traduzioni e sarebbe interessante se a esempio Giuliano Spagnul riprendesse alcune sue riflessioni uscite anche in “bottega”.
Insomma… ce n’est qu’un début.
(*) In “bottega” vedi «Esplorare tutto l’universo» con la recensione di db una ristampa di «Le sabbie di Marte». Ovviamente anche altri fra i 25 libri sono stati segnalati qui e confido che un redivivo db farà una delle sue “linkiadi” (raccolte di link).
Una scelta incomprensibile ma, forse, non così tanto. Indubbiamente sconcerta il cultore del genere ma è una conferma per chi, come il sottoscritto, pensa che il recinto (o il ghetto lamentato dai più accaniti fans) sia ormai definitivamente aperto e i suoi meravigliosi animali ivi contenuti sparsi in tutto l’universo del nuovo realismo. Quale criterio allora potrebbe rinchiudere di nuovo tutte quelle chimere che volevano ibridare la scienza con il fantastico senza ledere il principio della razionalità instaurato dalla cosiddetta età della Ragione? Troppo tardi e la serie elencata di possibili proposte testimonia che i confini del genere, una volta strettamente sorvegliati da critici, autori, editori e fan, oggi non sono più proponibili. Rimane un discorso di qualità, ma questo è molto soggettivo. Interessante invece l’invito a “parlare seriamente dell’editoria sf del passato e del presente” sempre che, aggiungo io, nel presente si possa ancora parlare di editoria sf, o almeno in quali termini. Da parte mia spero di dare un contributo in qualche prossimo martedì. Per le traduzioni invece (discorso importantissimo quanto spesso sottovalutato, o comunque di cui si parla poco) non ne ho le competenze. Sulle traduzioni dickiane https://www.labottegadelbarbieri.org/una-polemica-dalle-parti-di-philip-dick/ ho già rischiato più del dovuto. Che qualcun altro arrischi di suo, se mai replicando ad alcune delle mie considerazioni troppo azzardate.
Tanto tuonò che piovve… POCO.
A fare rumore infatti è più l’assenza eclatante di autori del calibro di Dick, Heinlein, LeGuin e Silverberg, come fa notare, a inevitabile proposito, Gianni Boccardelli, parimenti alla scelta di opere (vedi Maestro Asimov, Clarke, Bradbury e Sheckley) che di certo non rappresentano i suddetti per come meriterebbero.
Giuliano Spagnul fa una riflessione interessante che in parte condivido anche, con la debita distinzione tra soggettività e obbiettività.
Perché nella lista Urania le mancanze sono obbiettivamente e ingiustificate.
E pure dal punto di vista fantascienza al femminile mi pare che i curatori siano stati alquanto parchi.
E allora torno alla constatazione di Gianni per tentare di darvi una risposta che abbia quantomeno un retrogusto, amarognolo, di premio di consolazione:
– Con quale criterio sono stati scelti i 25?
– Boh? Sarà la solita storia che i 70 non sono i 100. Magari stanno tenendo il meglio in previsione di un futuro giubileo di Urania.
Per saperlo non basta che aspettare il 2052.
Teniamoci pronti, il futuro è dietro l’angolo 🙂
Immagino che Dick sia stato escluso perché hanno in programma di ripubblicarlo tutto con nuove traduzioni e ospitarlo perfino nei Meridiani, tra l’altro Urania ha alcuni grossi peccati con Dick…