Urania fa 70
riflessioni di Mauro Antonio Miglieruolo, Franco Ricciardiello, Diego Rossi, K. W. Sage e Giuliano Spagnul
Dal 2 febbraio – con «Le sabbie di Marte» di Arthur Clarke – i quotidiani «Corriere della sera» e «Gazzetta dello sport» proporranno in edicola 25 uscite settimanali di Urania; ogni volume a 6.99 euri. La “bottega” ne ha scritto qui: Urania: 70 annti.ni e non sentirli ma… invitando alla discussione: ovviamente come Giano, cioè guardando sia dietro che avanti.
ECCO (IN ORDINE DI ARRIVO) ALCUNE RIFLESSIONI
Alle critiche non esiste risposta migliore della bellezza
di Diego Rossi
Cos’è la fantascienza? Un innocuo divertimento, un diversivo, una formula di narrativa minore fatta per ragazzi? Questo lasciava intendere La Repubblica proprio un anno fa. Erano spuntati fuori gli scrittori del momento a marcare i confini della bellezza e a ribadire che la nostra musa, Urania, non fosse altro che una mummia, una Cenerentola di mezza età, buona solo per vecchi nostalgici.
Colpo di scena. Adesso arriva un’edizione speciale Urania, con nuove copertine, dentro Corriere della sera e Gazzetta dello sport.
Serviva una risposta decisa a Robinson-Repubblica?
Da amante del thriller, Franco Forte, con eleganza e concretezza, ci sorprende con una collana dedicata. Nessuna polemica, solo bellezza. Posso finalmente riprendere a canticchiare felice Rocket Man di Elton John: «It’s lonely out in space / On such a timeless flight…» perché troverò 25 libri di fantascienza su due dei più noti quotidiani italiani. Una serie di romanzi, scelti con cura e alla portata di tutti, anche di lettori non abituati al genere.
Cenerentola avrà pure una certa età, rispetto alle giovani (Netflix, Disney e Prime) ma risale sulla zucca e torna a ballare. Non con i film, le serie, i manga, bensì con la magia dei romanzi.
Trovare tanta fantascienza in edicola, in prima fila e non negli angoli bui, con cadenza settimanale è accattivante. Si inizia con Clarke, per la storia, per ribadire che il numero uno non si dimentica. Poi Asimov, il marketing: vige la legge dei grandi numeri. Il tocco d’artista è il numero 3, Bradbury, perché arriva la qualità, il genio. Si sa che in qualunque collana il successo di un numero si riesce a comprendere sempre dalle vendite … del numero successivo, quindi bella scommessa con Hyperion al numero 4.
“Fantascienzola” troverà nuovi principi? La rassegna proposta è solida, non ci sono sbavature. Anche con gli italiani (Evangelisti e Mongai) si segue il principio della solidità. Negli ultimi numeri un pizzico di coraggio, spicca Stephenson. Da appassionato avrei fatto altre scelte, avrei puntato anche sul racconto, sulle antologie storiche di…
No, niente critiche; oggi canticchio, sono emozionato. Una selezione concreta e dignitosa, in linea con la gestione attuale. Viva la fantascienza e soprattutto grazie.
Urania ha settant’anni. Viva Galassia!
di Franco Ricciardiello
Urania compie settanta anni e li celebra con un’iniziativa insieme a Il Corriere della sera e a La gazzetta dello sport: 25 titoli tratti dal vasto catalogo, con copertine nuove disegnate appositamente da Franco Brambilla. Dalla risposta e dall’interesse dei lettori si valuterà se proseguire con ulteriori titoli. Le scelte vanno dai classicissimi degli anni Quaranta e Cinquanta a opere più recenti, anche molto recenti, e pure qualche titolo mai apparso sulla collana da edicola Mondadori.
Urania è una delle prime pubblicazioni periodiche di science fiction apparse in Italia, l’unica che sia sopravvissuta fino a oggi, benché fortemente ridimensionata rispetto alle tirature degli anni Cinquanta e Sessanta — vendeva cifre che oggi sembrano assurde, irraggiungibili. Nella sua lunga vita ha cambiato più volte pelle, e non mi riferisco solo alla grafica di copertina.
Una bella panoramica di Giuseppe Lippi su Robot (numero 84) ricapitolava la storia della rivista attraverso i suoi curatori: un criterio intelligente per rilevare le differenze di carattere della pubblicazione nel tempo. Oggi i primi numeri curati da Giorgio Monicelli, inventore del neologismo “fantascienza” e fratello del regista Mario, sono pezzi da collezione: presentano copertine che stuzzicano il sense of wonder del lettore, senza scadere nella rozza volgarità dei Pulp statunitensi. A scorrere i titoli di quegli anni c’è da stupirsi: accanto ai grandi classici, che ancora oggi leggiamo, troviamo molti autori francesi, che invece sarebbero stati totalmente abbandonati nelle gestioni successive, e anche italiani dietro pseudonimo.
La gestione che per forza di cose ha lasciato di più il segno è quella di Carlo Fruttero e Franco Lucentini; il primo da solo, dal 1962 al 1964, e poi in coppia con il secondo fino al 1985. Il ricordo di Urania di F&L coincide con le copertine bianche e l’illustrazione di Karel Thole nel cerchio rosso, il bando agli autori italiani (l’editto del “disco volante a Lucca”), il catalogo quasi esclusivamente anglosassone, una politica editoriale discutibile per tre ragioni principali: (1) la scelta di pubblicare moltissimi titoli “minori” e assolutamente dimenticabili, che i curatori difesero come necessità editoriale per mantenere la periodicità quindicinale; (2) la pratica di sforbiciare le opere, non solo quelle troppo lunghe ma anche quelle normali; (3) la continua riproposizione di titoli già editi anni prima nella stessa Urania.
Negli anni Settanta, occorre ricordare, ogni uscita era caratterizzata da una fra tre categorie: “le antologie”, che si spiega da sé, “i romanzi”, cioè i titoli mai apparsi su Urania, pur non essendo necessariamente novità editoriali, e “i capolavori”, cioè le ristampe in una nuova veste grafica ma con la medesima traduzione (di conseguenza, medesimi “tagli”). Non necessariamente “i capolavori” erano opere considerate classiche.
Ancora oggi le bancarelle e gli scaffali dei libri usati sono inondati di Urania di quel periodo; molti fan li acquistano, leggono e recensiscono con entusiasmo, come se tutto ciò che è apparso nella collana fosse degno di considerazione, per il semplice fatto di essere stato pubblicato. In realtà in quegli anni molti appassionati erano piuttosto indisposti verso la politica editoriale della collana. Mentre l’Editrice Nord traduceva anche novità e seguiva il mercato, Urania era fossilizzata in una sorta di bolla a-temporale, dalla quale per fortuna sarebbe uscita per sempre con la gestione di Gianni Montanari e le successive.
Tutti cercavamo alternative a Urania; e per tutti gli anni Settanta, questa per me si concretizzò in Galassia della casa editrice La Tribuna.
Cos’era Galassia? Ancora oggi sulle bancarelle se ne trovano facilmente numeri usati in buono stato. Galassia era la principale “concorrente” di Urania: era distribuita nelle edicole e aveva un prezzo molto contenuto, da pocket. Durò dal 1961 al 1979, per un totale di 237 numeri. Non ristampava titoli già apparsi in precedenza; era affiancata da collane rilegate da libreria, della stessa casa editrice. Fu curata nel tempo da personaggi del calibro di Roberta Rambelli, Ugo Malaguti, Vittorio Curtoni, Gianni Montanari. Le scelte editoriali erano più audaci; non discriminò mai gli autori italiani, benché non ne pubblicasse a piene mani, né quelli di Paesi non anglofoni. Ultima, personale opinione: le opere scelte per le copertine erano decisamente migliori di quelle di Urania (preciso che Karel Thole mi ha sempre lasciato piuttosto freddo).
La rosa di autori anglosassoni non era molto distante dalle scelte Mondadori, ma i titoli erano più contemporanei, e i curatori non praticavano la sistematica ristampa dei “capolavori”.
Il numero 1 è Le amazzoni di Avtinid di Lyon Sprague de Camp, cui segue Marziani, andate a casa! di Fredric Brown. Il primo speciale tutto italiano è il 9, antologia di autori nostrani (e già c’era Rambelli senza pseudonimo). Due numeri dopo, li primo romanzo italiano: Il libro di Fars della stessa Rambelli. Ultimo italiano pubblicato, nel 1978, Amazon di Gianluigi Zuddas (lo acquistai anch’io), Galassia n. 234. L’ ultimo numero in assoluto E scese la morte (titolo profetico sul destino della collana) di David G. Compton, il n 237 nel settembre 1979.
Ho cominciato a leggere science fiction da ragazzino, forse a quattordici anni, Il primo libro che comprai era un Urania, ma i primi che lessi erano Galassia. La zia del mio migliore amico era una grande lettrice che divorava fantascienza, mi passava in continuazione libri che leggevo e restituivo. Il mio primo Dick era su Galassia. Su Galassia ho letto i miei primi italiani — Rambelli, Satana dei miracoli di Malaguti, Miglieruolo, Gianni Montanari — e capii subito che non aveva senso discriminare i nostri autori, non aveva senso concentrarsi solo sugli anglofoni. Purtroppo questo dato di fatto ha condizionato i gusti del pubblico: dagli da leggere soltanto un certo tipo di fantascienza, e loro crederanno che sia solo quella.
Per fortuna Urania è cambiata dopo il 1985, e mi piace pensare che sia divenuta più simile a Galassia.
E oggi Urania ha 70 anni!
Tutti i miei dubbi
di Mauro Antonio Miglieruolo
Rende perplessi anzitutto imperdonabile (e inammissibile) l’assenza tra i magnifici 25 di nomi essenziali per la definizione di una retrospettiva efficace della fantascienza. Nomi il cui valore supera i confini del genere, vantando opere che pongono gli autori obbligatoriamente nello spazio amplissimo di ciò che è definita “letteratura”. Non ometto di farli io: Dick, anzitutto; e poi Pohl, Heinlein, Sturgeon e compagnia narrando. In particolare sottolineo l’assenza di nomi femminili, altrettanti illustri, quali quello di “zia Ursula” come la chiama Daniele Barbieri (Ursula K. Le Guin); nonché quello di Van Vogt il quale può pure non piacere – o addirittura dispiacere – ma ha scritto romanzi significativi dal punto di vista specialistico (storie che non hanno senso se non nella vesta tecnologica di cui l’autore l’ha fornita); e ancor più significativi se si tiene conto della caratteristica che meglio definisce la fantascienza come “letteratura di idee” che nella pratica vuol dire letteratura portatrice di valori in declino già ieri e ancora di più oggi. Valori che riassumo in due sole parole: umanesimo e universalismo.
Umanesimo nel senso che, pur ponendo al centro la tecnologia e l’ingegneria sociale, ha come meta l’Uomo, in quanto portatore di una cultura di tensione ideale verso l’avvenire (che sogna e teme nello stesso tempo); che predica la tolleranza e ammette la comprensione, in vista dell’unità del genere umano (ecco l’universalismo) e dell’auspicabile unità con i milioni di generi non umani disseminati nello spazio vanvogtiano «senza fine e senza principio».
Non c’è umanesimo o umanità che tenga nel regno dl Dio Danaro. Non c’è universalismo in una società predatoria che utilizza le persone solo come strumento per l’accumulazione di masse sterminate di moneta aleatoria, a favore di quei diecimila o centomila che occupano i posti chiave e a discapito dei miliardi, oppressi, sfruttati e divisi, privati persino del diritto di decidere sul proprio corpo; condannati a essere inglobati nella categoria di poveri che progressivamente scendono la scala sociale fino a raggiungere lo stadio della miseria, stadio ultimo che precede la morte per fame (gran parte dell’Africa è spinta verso questo piano).
All’interno di questo quadro, in via d’essere finito e appeso nel salotto buono della finanza, disturba l’opera di Van Vogt (non solo la sua; la sua come indizio di tante altre uguali intenzioni: è questa la ragione per cui bisogna cancellarlo); il reazionario Van Vogt che ha voluto e saputo immaginare un privilegiato dal destino, un certo Hedrock l’Immortale, capostipite dei super eroi di oggi portatori di una diversa vocazione, quella dei giustizieri; che al contrario ha dedicato sé stesso alla missione di donare lo stesso privilegio di cui gode a tutti gli uomini. L’obiettivo dell’interesse personale condizionato e quasi subordinato a quello dell’interesse universale.
Dispiace infine non trovare nell’elenco dei 25 un filo logico conduttore (almeno io non sono riuscito a scorgerlo); sembrano scelte fatte da chi non conosce la fantascienza o conoscendola decide di non tener conto della sua specificità. Come probabilmente accade in altri ambiti.
“Non tutto, ma di tutto” sembra il motto che guida le scelte. Il che spiega abbondantemente i limiti antologici di ciò che Corriere della Sera si accinge a fare, l’assenza di una più rappresentativa presenza d’autori. Basta l’etichetta per definire l’oggetto che si pone sul banco delle offerte. Basta il logo!
Approvo solo la scelta di iniziare – era una scelta praticamente obbligata – con Le sabbie di Marte (di Arthur Clarke) la prima uscita dei Romanzi di Urania.
Auspico che l’iniziativa porterà qualcuno a interessarsi della fantascienza e altri pregiudizialmente ostili ad attenuare le diffidenze, a volgere lo sguardo verso ciò che finora non hanno voluto vedere.
Una iniziativa così renderà la fantascienza meglio conosciuta?
L’editoria di sf del passato e del presente
di Giuliano Spagnul
Venticinque titoli di Urania in edicola da domani 2 febbraio con Il Corriere della sera e La Gazzetta dello sport per il 70° anniversario della rivista. Il lettore borghese, il lettore generalista (boh?) che legge il Corrierone finalmente si potrà accorgere di questa Cenerentola letteraria, mentre il tifoso sportivo porebbe trovare un’altra passione di non difficile levatura, su misura per il suo cervello non troppo raffinato, come del resto il comune lettore di fantascienza. Difficile capire il senso di questa operazione scorrendone i titoli proposti, ma ne ha già scritto bene Gianni Boccardelli lo scorso martedì, auspicando si potesse parlare seriamente, infine, dell’editoria di sf del passato e del presente. Inizierò quindi io rimandando a una vecchia intervista del 1980 – «Viaggio nell’editoria di fantascienza italiana» – a Cesare Slucca, responsabile del settore periodici della Mondadori, pubblicata sul numero 7 della rivista Un’Ambigua Utopia a cura di Luci Pittan, Antonio Caronia e Giuliano Spagnul. Qui sotto il link.
È incredibile che un’intervista così esplosiva e coraggiosa non sia mai stata ripresa (che io sappia) in nessuna ricostruzione storica della rivista o in generale dell’editoria sf in Italia. Eppure è proprio da lì che occorrerebbe partire per ricostruire quei cruciali anni della direzione Fruttero-Lucentini. Quali conseguenze ebbe la carriera dirigenziale di Slucca non è dato sapere (tranne voci di corridoio, in quanto tali non affidabili). Di certo le sue parole sono forti e chiare e sono quelle che tutti si auspicherebbero da parte di chiunque occupi posti di una certa responsabilità (nella cultura come nella politica), cioè se nel mondo ci fossero meno pavidi e leccaculo si starebbe tutti (quasi tutti) meglio!
L’intervista è consultabile in https://archive.org/details/Ambigua_Utopia
Urania: a volte ritornano… o almeno dovrebbero
Coraggioso e provocatorio K. G. Sage azzarda tre selezioni: autori-autrici, sottogeneri e argomenti
In occasione del settantennale della prima pubblicazione della collana Urania a opera di Mondadori, RCS propone in allegato settimanale (per 25 mercoledì) al Corriere della sera e alla Gazzetta dello sport una selezione di romanzi a cominciare da (a volte ritornano) «Le sabbie di Marte» di Arthur C. Clarke, romanzo/autore apri-pista 70 anni fa alla fortunata operazione editoriale.
Inutile nascondere che la lista dei titoli (vedi https://www.labottegadelbarbieri.org/urania-70-anni-e-non-sentirli-ma/) ha suscitato perplessità fra appassionati e addetti ai lavori.
Sfugge il criterio adottato dal curatore Franco Forte nella scelta delle opere “da settantennale”. Non è passata inosservata l’assenza di Dick, Heinlein, LeGuin, Sturggeon ma anche delle opere più rappresentative di Asimov e Sheckley. Assenze che producono un vuoto impossibile da ignorare.
Se si può chiudere un occhio riguardo all’opera che mercoledì 2 febbraio aprirà “Urania: 70 anni di futuro” (attribuendo la preferenza alla più classica delle operazioni nostalgia e/o debito di riconoscenza) sarà arduo leggere alcune delle successive uscite con entrambe le palpebre abbassate per evitare di accorgersi che sono poco ispirate.
Il citato Franco Forte – suppongo con i suoi collaboratori – fa sapere (o si schernisce): «Augurandomi che l’operazione risulti gradita… consentirà al nostro genere letterario preferito di arrivare all’attenzione del pubblico più vasto e generico… e dunque la scelta dei titoli è stata fatta anche in quest’ottica, più che per i lettori abituali delle nostre collane».
Sono all’oscuro dell’arcano meccanismo che i titoli scelti dovrebbero innescare nella mente dei lettori di Corsera e Gazzetta (Rosa) per appassionarli alla fantascienza e in che modo, magari subliminale, possa fare leva. Una regola mi appare estremamente chiara: puntare sulla qualità aumenta le chances di successo.
Non pretendo di insegnare il mestiere ad alcuno, ciononostante non riesco a fare a meno di pensare che un processo di selezione dei titoli, basato sui generi piuttosto che su autori-autrici e finanche (!) sugli argomenti, avrebbe potuto mantenere un profilo più elevato.
Nell’ambito dell’articolato panorama fantascientifico – superfluo sottolinearlo – le proposte letterarie di livello non mancano di certo (e fanno pure più proseliti).
Non essendo telepate né chiaroveggente mi limiterò in questa sede a proporre alcune soluzioni (e qualche piccola provocazione) agendo da semplice appassionato, augurandomi di essere più obiettivo che soggettivo.
SELEZIONE PER AUTORI-AUTRICI
- C. Clarke «Incontro con Rama»
- A. Heinlein «La Luna è una severa maestra»
- Asimov & R. Silverberg «Notturno»
- P. Dick «L’occhio nel cielo»
- U. Le Guin «La mano sinistra delle tenebre» (ora ripubblicato con il titolo «La mano sinistra del buio»)
- R. Bradbury «Cronache marziane»
- W. Gibson «Neuromante»
- J. Verne «20000 leghe sotto i mari»
- M. Shelley «Frankenstein o il moderno Prometeo»
- R. Delany «Babel-17»
- H. Ellison «Visioni: i racconti»
- L. Niven «I burattinai nel cosmo» «»
- S. Card «Il gioco di Ender»
- McMaster Bujold «Gravità zero»
- R. Sheckley «Anonima aldilà»
- D. Simak «Oltre l’invisibile»
- V. Evangelisti «Nicolas Eymerich, inquisitore»
- G. Wells «La guerra dei mondi»
- D. Adams «Guida galattica per autostoppisti»
- P. Bacigalupi «La ragazza meccanica»
- R. Silverberg – «L’uomo nel labirinto»
- Sterling & Gibson – «La macchina della realtà»
- L. Cixin – «Il problema dei tre corpi»
- D. Simmons – «Hyperion»
- T. Sturgeon – «Nascita del superuomo»
SELEZIONE PER GENERI
HARD SCI-FI: «Neanche gli dei» (I. Asimov)
SOFT SCI-FI: «La mano sinistra delle tenebre» (U. K. Le Guin)
SPACE OPERA: «L’invincibile» (S. Lem)
MILITARY SPACE: «Starship troopers – fanteria dello spazio» (R. A. Heinlein)
UCRONIA: «La svastica sul sole» (P. K. Dick)
DISTOPIA: «Fahrenheit 451» (R. Bradbury)
UTOPIA: «I reietti dell’altro pianeta» (U. K. Le Guin)
APOCALITTICO: «La guerra dei mondi» (H. G. Wells)
POST-APOCALITTICO: «Cronache del dopobomba» (P. K. Dick)
STEAMPUNK: «La macchina della realtà» (W. Gibson & B. Sterling)
CYBERPUNK: «Neuromante» (W. Gibson)
POST-CYBERPUNK: «Snow crash» (N. Stephenson)
BIOPUNK: «La ragazza meccanica» (P. Bacigalupi)
MYTHPUNK: «American gods» (N. Gaiman)
NEW WEIRD: «Tutti i racconti» (H. P. Lovecraft)
NEW WAVE: «Visioni: i racconti» (H. Ellison)
ANTOLOGIA: «Tutti i racconti (I. Asimov)
FANTAPOLITICA: «L’uomo stocastico» (R. Silverberg)
SPY-FI: «Cittadino della galassia» (R. Heinlein)
COMIC SCI-FI: «Guida galattica per autostoppisti» (D. Adams)
CLI-FI: «Atmosfera mortale» (B. Sterling)
PLANETARY ROMANCE: «Dune» (F. P. Herbert)
XENOFICTION: «I mondi del sole morente» (C. J. Cherryh)
FANTASY: «La principessa di Marte» (E. R. Burroughs)
VIAGGI IMMAGINARI: «La storia vera» (Luciano di Samosata)
SELEZIONE PER ARGOMENTI
PRIMO CONTATTO: «Laguna» (N. Okorafor)
XENOMORFI: «Alien» (A. D. Foster)
ESPLORAZIONE SPAZIALE: «I burattinai nel cosmo» (L. Niven)
CORPI CELESTI: «Stella doppia 61 Cygni» (H. Clement)
IMPERI GALATTICI: «Fondazione» (I. Asimov)
GUERRA INTERPLANETARIA: «Starship troopers – fanteria dello spazio» (R. Heinlein)
MANUFATTI ALIENI ANCESTRALI: «La civiltà degli eccelsi» (R. Silverberg)
ENTITÀ DI ENERGIA: «Lontano dal pianeta silenzioso» (C. S. Lewis)
MULTIVERSO: «Neanche gli dèi» (I. Asimov)
PRECOGNIZIONE: «Minority report» (P. K. Dick)
TRANSUMANESINO: «Diaspora» (G. Egan)
VIAGGII NEL TEMPO: «Scacco al tempo» (F. Leiber)
ROBOT, ANDROIDI, CYBORG: «Robot fuorilegge» (J. Sladek)
INTELLIGENZA ARTIFICIALE: «Colossus» (D. F. Jones)
EVOLUZIONE: «Nascita del superuomo» (T. Sturgeon)
FACOLTÀ EXTRASENSORIALI: «L’erede di Hastur» (M. Zimmer Bradley)
INTELLIGENZA MEMETICA: «Solaris» (S. Lem)
CYBERSPAZIO: «Neuromante» (W. Gibson)
NANOTECNOLOGIE: «Preda» (M. Crichton)
PANDEMIA: «La peste scarlatta» (J. London)
ARTEFATTO ALIENO ARCANO: «2001 Odissea nello spazio» (A. C. Clarke)
CLONAZIONE: «I due Vorkosigan» (L. McMaster Bujold)
ADATTAMENTO ESOPLANETARIO: «Infinito» (O. Stapledon)
BIOINGEGNERIA: «L’ultima genesi» (O. Butler)
WORMHOLE: «Contact» (C. Sagan)
Post scriptum
Se è difficilissimo scegliere soltanto 25 fra autori e autrici non si creda immediato restringere il campo per (sotto)generi e/o argomenti. Ecco altre 25 voci che sgomitano per entrare: afrofuturismo, altre dimensioni, altroquando, animali alieni, astronavi-mondo, bambini maledetti, carceri, cinque sensi e oltre, città, civiltà perdute, cose intelligenti, ftl, gestalt, ibernazione, Italia (come scenario), macchine in rivolta, mostri, pantropia, pazzia, religioni, scuola, sessualità; solarpunk, techno thriller, telepatia, terraformazione, ufo, xenologia…Come dite? Le avete contate e sono 28? Ecco, è proprio questo il problema. “Le voci non finiscono mai”.
NOTA DELLA “BOTTEGA”: è corretto segnalare (soprattutto a chi ha espresso molte critiche) che il curatore dei 25 cioè Franco Forte ha spiegato le sue scelte, basate anche con questioni di agenzie, diritti et cetera: cfr https://www.fantascienza.com/27588/urania-70-anni-di-futuro-com-e-la-serie-speciale-con-gazzetta-dello-sport-e-corriere-della-sera
LE IMMAGINI DI OGGI
Corre voce che db avrebbe voluto illustrare questo piccolo dossier con tutte immagini “stra-classiche” di Karel Thole ma il resto della redazione (68 umani e 77 alieni) si è opposto al grido: “ma che vuoi litigare con Franco?”. E allora? Non era possibile scegliere Jacek Yerka per due ragioni: con Urania non c’entra e in bottega ultimamente dilaga (non che sia un male, anzi). Così abbiamo optato per le copertine dei libri – tutti usciti su Urania – di alcuni grandi autori e una grandissima autrice … che non hanno trovato posto nei 25.
Bellissimo dossier, grazie. Evviva la fantascienza, la letteratura, ma soprattutto evviva le idee!
Unisco il mio personale entusiasmo a quello di BERNAGOZZI: Evviva la fantascienza, la letteratura, ma soprattutto evviva le idee!
Aggiungo inoltre un ringraziamento all’iniziativa del Corriere che ha evocato le energie e gli entusiasmi dei collaboratori di questo blog. I cinque interventi del post di oggi ne sono la comprova. Speriamo che l’iniziativa susciti altrettanti entusiasmi (insisto: ma ne dubito) nei lettori di quell’illustrissimo quotidiano.
Mi ha commosso in particolare l’intervento di Diego Rossi, che ha trascinato, per un minuto almeno, anche me nell’entusiasmo.
Sbalorditivo invece quello di Sage, classificatore folle…
Grazie mille Mauro, sei un maestro e un’ispirazione in tutto quello che scrivi.
Interessante ventaglio di opinioni. Le voci critiche mi convincono di più. Leggo fs da 40 anni. Una iniziativa del genere, con i titoli scelti, assolutamente inadeguati nel complesso a rappresentare ciò che è stata Urania, mi lascia del tutto indifferente. Naturalmente, se serve a raggiungere nuovi lettori 15enni ben venga. Ma ne dubito.
Grazie per i commenti, negativi e positivi, ma lasciatemi dire un paio di cose, soprattutto all’amico Miglieruolo, che speravo si dimostrasse un po’ meno inesperto di “cose editoriali” di quanto invece appare nel suo commento. Diciamo che sono capaci tutti di sbraitare che nella collana ci vorrebbero autori come Dick, la Le Guin, Sturgeon. Perché non citare anche “Dune” di Herbert? E Ballard? Diamine, ci sono dei veri mostri sacri che quel mentecatto di Franco Forte ha dimenticato di inserire, dev’essere proprio uno sprovveduto per non conoscere questi autori. Come detto, tutti posso parlare a vanvera, senza sapere cosa comporta, oggi, acquistare opere di autori che sono pressoché blindati da contratti internazionali milionari, per cui chi ne detiene i diritti non approverebbe mai (nemmeno quando uno sprovveduto come Franco Forte ha provato a chiederglielo) un’uscita per l’edicola. È ovvio che quando si pensa a una collana come questa bisogna stare attenti a molti fattori, prima di tutto il canale a cui si rivolge, cioè massmarket popolare a basso prezzo, che quindi pone dei limiti feroci alla possibilità di trovare autori e titoli. Ci abbiamo provato con tutti gli autori, con tutti i titoli, quelli citati dai super esperti che qui e sui vari social puntano il dito e fanno i sapientoni, e con molti altri, ma a meno di spendere cifre folli per acquistare i diritti di certe opere (cosa che una collana da edicola a 6,99 non può certo permettersi), non è stato possibile avere i nostri desiderata. E dunque credo che sia stato un piccolo miracolo avere preso autori del calibro per esempio di Bradbury, che ormai dalla critica è considerato un autore tout court, non certo di fantascienza, o Dan Simmons, o Gibson, o lo stesso Asimov, che sta beneficiano di un massiccio rilancio in grande stile da parte di Mondadori, e che dunque non è stato possibile includere con i suoi titoli migliori. Insomma, accontentare tutti è impossibile, questo è chiaro, ma prima di sparare contro qualcuno si dovrebbe cercare di fare delle riflessioni, e magari provare ad andare a guardare dietro il proprio dito puntato con tono minaccioso. Esistono problematiche che vanno al di là delle scelte che un curatore vorrebbe fare, e logiche che non sono solo appannaggio del gusto. – Franco Forte
Intanto ringrazio Gianni Boccardelli che mi ha tirato per la giacchetta e Mauro Antonio Miglieruolo (giusto ieri sera li definivo “I Mostri Sacri della Bottega”, al pari degli altri soci di dossier e altri ancora, nell’ambito di una conversazione privata), che mi vizia oltre i miei meriti.
E naturalmente il capobranco db che dà spazio ai miei deliri.
Ringrazio anche Franco Forte (del quale nell’ambito della stessa conversazione di cui sopra auspicavo l’intervento).
Una cosa tuttavia mi sfugge ancora: al di là della lagnanza in template comunicato stampa (o viceversa), stiamo parlando di “progetto editoriale” per diffondere la fantascienza attraverso Urania oppure di “operazione promozional-commerciale” per sbolognare qualche quotidiano agli appassionati di fantascienza?