Uranio impoverito, cinismo di Stato e Nato smemorata

di Gregorio Piccin (*). A seguire alcuni “memo” di Salvatore Palidda e i link ai nostri articoli in tema

Intervista a Gian Piero Scanu, già presidente della Commisione d’inchiesta e a Jacopo Fo. L’Associazione delle vittime insieme con la «Fondazione Dario Fo e Franca Rame» ha istituito borse di studio per giovani studenti figli o parenti degli ex militari

 

7600 ammalati, 400 morti a causa dell’esposizione all’uranio impoverito: è il bilancio in crescita delle vittime tra il personale militare inviato dai governi del nostro Paese nelle “missioni di pace” in giro per il mondo.

Per ricordare e divulgare questa verità osteggiata e negata dal ministero della Difesa l’Associazione nazionale vittime dell’uranio impoverito, in collaborazione con la Fondazione Dario Fo e Franca Rame, ha istituito alcune borse di studio dedicate ai giovani studenti figli o parenti delle vittime. Faranno parte della giuria Jacopo Fo, artista e scrittore e Gian Piero Scanu, già presidente della IV commissione parlamentare d’inchiesta sull’uranio impoverito.

Jacopo Fo, perché la Fondazione ha deciso di sostenere questa iniziativa?

«Ci sembra una cosa utile in questa battaglia: più persone sono informate, più si conosce questo tema e più si dovrebbe riuscire a diminuire l’impatto disastroso di queste armi. Noi cominciammo a fare informazione su questo tema già qualche anno dopo la guerra del Golfo del 1991. Nel 1999 scrivemmo una lettera aperta a Massimo D’Alema affinché desistesse dall’idea di partecipare alla “liberazione” di un Paese bombardandolo e avvelenandolo con l’uranio impoverito. Poi ci arrivarono le segnalazioni dei primi casi di ex militari ammalati. Mia madre oltre a battagliare in Parlamento utilizzò il suo stipendio da senatrice per sostenere le spese sanitarie e legali e talvolta anche i funerali dei soldati a cui il ministero negava la causa di servizio».

Onoreveole Scanu, con quale stato d’animo parteciperà alla giuria di questa iniziativa?

«Uno stato d’animo sbattuto, sferzato da molti sentimenti dolorosi. Un Paese civile non può permettere che regni il silenzio su responsabilità ben precise. Sono ferito e addolorato per il silenzio della politica nelle sue articolazioni parlamentari ma anche per l’analogo silenzio del mondo intellettuale e quello legato alla Chiesa. La coscienza civile di questo Paese si deve ribellare».

On. Scanu, nonostante centinaia di sentenze avverse nei tribunali e l’esito stesso della IV Commissione d’inchiesta da lei presieduta sembra che il motto del ministero della Difesa sia un sonoro “me ne frego”…

«Siamo di fronte ad un cinismo di Stato che nega al popolo italiano il diritto a vedere riconosciuta una verità drammaticamente evidente e pure esplicitata dallo stesso Parlamento con i lavori e l’esito della Commissione d’inchiesta che ho presieduto».

Cosa ne pensate della retorica con cui la Nato ed il blocco euro-atlantico rilanciano la propria belligeranza in nome dei “diritti umani”, della “democrazia” e persino della “pace”?

(Fo) Questa storia dei proiettili all’uranio impoverito è un chiaro esempio della concezione che questa gente ha della “pace”, del “peace keeping” e della democrazia. Senza considerare quello che stanno facendo nei poligoni anche “a casa nostra”…

(Scanu) Questa restaurazione atlantica sembra chiudere qualsiasi spazio di ravvedimento per ciò che è stato: trent’anni di belligeranza mascherata. Ma noi abbiamo bisogno oggi più che mai di occuparci dei diritti delle persone, della tutela della salute e di quella dell’ambiente rispettando quei valori costituzionali che sono diventati stantii perché non prendono aria e sole da troppo tempo…

Ve la sentite di fare nomi e cognomi di chi ha promesso un impegno e poi l’ha disatteso o di chi si è sempre voltato dall’altra parte sulla questione uranio impoverito?

(Scanu) Nomi e cognomi sono tanti: la Camera ha voluto e votato la IV Commissione d’inchiesta e poi ad oggi nessuno intende farsi conseguentemente carico dell’esito di quel lavoro.

(Fo) Massimo D’Alema era presidente del consiglio durante i bombardamenti su Serbia e Kosovo e lo sapevano tutti cosa fossero i proiettili all’uranio impoverito. Ne parlavamo noi, ne parlava il manifesto, persino Striscia la Notizia…E poi trovo ancora più scandalosa l’omertà sulla sorte di questi ex militari da parte della destra che però non perde occasione per esibire il suo attaccamento alle divise e ad una certa idea di “onore militare”.

(*) pubbicato sul quotidiano «il manifesto»

SALVATORE PALIDDA AGGIUNGE ALTRE NOTIZIE E COMMENTI

La morte provocata dall’uranio impoverito in uso nei siti e operazioni delle forze militari. Il segreto della vergogna!

«7600 malati, 400 morti per esposizione agli effetti dell’uranio impoverito: è questo il numero crescente di vittime tra i militari inviati dal nostro Paese nelle ‘missioni di pace’ in tutto il mondo a partire dagli anni ’90. In particolare in Bosnia e nell’ex Jugoslavia per il Kosovo». In realtà i morti sono molto più numerosi ma non riconosciuti dovuti a tale causa; inoltre non si è mai parlato della radioattività che emanano tutti i siti militari e che colpisce la popolazione che abita nelle loro vicinanze – vedi capitoli 15 e 16 del libro «Resistenze ai disastri sanitari ambientali ed economici nel Mediterraneo» che è scaricabile gratis qui: https://www.academia.edu/49066860/Resistenze_ai_disastri_sanitari_ambientali_ed_economici_nel_Mediterraneo

Vittime dell’uranio impoverito, “Ministero della Difesa responsabile”

(1 dicembre 2020) Sentenza del Consiglio di Stato. Demolito senza attenuare l’appello per evitare di risarcire la famiglia di un caporale anziano che aveva prestato servizio nella missione di Althea nell’ex Jugoslavia nel 2007, sette anni dopo il suo utilizzo… Morto per uranio impoverito, guerra sporca e bugie vergognose

(1 giugno 2019) Proiettili all’uranio impoverito utilizzati in Bosnia e poi sulla Jugoslavia di Milosevic e nelle guerre della NATO degli anni ’90. C’erano anche i nostri soldati rimasti senza alcuna protezione, che ancora oggi muoiono.

Uranio impoverito, i risultati della Commissione parlamentare d’inchiesta.

(8 febbraio 2018) Scoperte “criticità sconvolgenti” in materia di sicurezza e salute sul lavoro dei militari. – Smettila di negare. – Personale accusato di militari contaminati.

Dal libro «Sono morto come un vietcong»: leucemie di guerra

(18 ottobre 2020) Non so quanti questa settimana, in tutta la nostra agitazione per la nuova ondata di epidemia, abbiamo dedicato anche un distratto pensiero alla morte di Marco Diana. L’ex maresciallo sardo che dopo aver operato…

L’ex ministro della Difesa degli Stati Uniti si pente per le bombe in Jugoslavia

(7 febbraio 2018). L’ex segretario alla Difesa americano William Perry ha detto di essersi pentito del bombardamento delle forze NATO in Jugoslavia nel 1999. – Un ministro molto determinato e distratto, rispetto alle nostre testimonianze sul campo.

Uranio impoverito ma non solo

( https://www.remocontro.it/2017/07/20/uranio-soldati-allo-sbaraglio-e-le-atomiche-usa-in-italia/ )

340 morti e più di 7000 malati per il contatto con l’uranio impoverito. L’U238, il materiale utilizzato per realizzare proiettili di artiglieria che perforano la corazza dei carri armati. Ma sviluppa temperature così elevate da nebulizzare i metalli, creando particelle che se inalate o ingerite possono provocare il cancro. È successo in Bosnia, in Kosovo, in Iraq: la Nato ha sparato su quegli ordigni e i soldati italiani lasciati senza protezione, hanno inalato quell’ossido di uranio vaporizzato che li ha uccisi con la leucemia e avvelenato il territorio con chissà quante altre ‘misteriose’ morti civili.

Insicurezza militare

Poligoni, caserme, stabilimenti militari: luoghi non sicuri, dove vengono utilizzate o immagazzinate sostanze altamente tossiche. Luoghi pericolosi per i soldati ma anche, nel caso dei poligoni, per le persone che abitano nei dintorni. Secondo l’Osservatorio militare (l’organismo indipendente che tutela i militari ma anche i civili coinvolti nelle attività delle forze armate in materia di sicurezza e salute), solo 6.600 soldati si sono ammalati a causa dell’uranio impoverito.

Giustizia con attenzione alternata

7600 pazienti e 76 giudizi favorevoli ottenuti da vittime di veleno. L’1% esatto. Settantasei storie – scrive Costantino Cossu su il manifesto – che si leggono in un libro recentemente pubblicato dall’editore David & Matthaus, Militari all’uranio, scritto dalla giornalista Mary Tagliazucchi insieme a Domenico Leggiero, ex pilota di aviazione, coordinatore dell’Osservatorio militare e consigliere della Commissione parlamentare d’inchiesta sull’uranio impoverito. “La punta di un universo sotterraneo dove l’incuria, la leggerezza, il disprezzo delle regole e delle leggi militari causano sofferenza e morte.”

Commissione parlamentare

La Commissione parlamentare uranio impoverito, presieduta” da Giampiero Scanu, deputato per la Sardegna, regione con il maggior numero di servitù. Richiesta al Ministero dell’Ambiente per un’indagine sulla dispersione di sostanze in ambito militare e civile. «Gli inquinanti – si legge nel rapporto – entrano nella catena alimentare e quindi l’accettazione di soglie più elevate dello standard espone a un rischio significativo chiunque utilizzi prodotti derivati». Una catena di veleni che arriva ai banchi del supermercato dai giochi di guerra.

Poligono di tiro delle armi chimiche

Tra le zone più pericolose, due sono in Sardegna: il poligono di Capo Teulada, dove si stima la presenza di oltre duemila tonnellate di materiali inquinanti, il poligono di Salto Quirra, il più grande d’Europa. Il poligono di Monte Romano a Viterbo e quello di Cellina Meduna a Pordenone. Il rapporto denuncia anche il “ritardo inammissibile” del monitoraggio ambientale nelle aree militari. “Per decenni, i militari hanno esposto il personale militare e civile a concentrazioni molto elevate sia di amianto che di gas radon, una sostanza radioattiva nota per la sua cancerogenicità”.

In “bottega” vedi anche Uranio impoverito: risponderà il ministro? , Uranio impoverito: il Parlamento batta un colpo, L’uranio (impoverito) uccide ancora , Misfatti NATO: l’uranio contro i civili, I veleni di guerra che uccidono in …, 24 marzo 1999: noi non dimentichiamo, Promemoria sui veleni di Quirra, Cercare i veleni o perdere tempo? e La sindrome Golfo-Balcani-Quirra… A proposito di libri cfr «Una ferita italiana» di Lisa Camillo e «Sono morto come un vietcong»: la Sardegna dei veleni

 

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