Urgente una conferenza (e una strategia) sull’energia
di Mario Agostinelli. A seguire una lettera a Draghi dell’«Osservatorio sulla Transizione Ecologica-PNRR»
L’attenzione ossessiva alla pandemia è stata soppiantata da una cronaca atroce, istante per istante, dell’invasione dell’Ucraina da parte delle truppe russe. Da tempo le notizie si cancellano l’un l’altra. Si seguono i fatti, non si indicano i processi. L’impressione è che non sappiamo più trovare il filo delle emergenze, le loro connessioni, le possibili riparazioni che possono avere solo dimensione universale e trovare una armonia tra presenza umana e ospitalità della Terra. Mentre l’opinione pubblica è con insistenza trascinata a vivere come sequenze temporali separate eventi che incombono senza sosta e sempre più bruschi, la società e le sue rappresentanze smarriscono il filo di un terribile pericolo: la sopravvivenza e la perdita di incivilimento che riguarda l’umano. Francesco sei anni fa aveva afferrato il cambio d’era e l’aveva descritto come un prodotto fisico, spirituale, sociale dei nostri comportamenti: irreparabile senza una svolta ed un ripensamento sull’intero fronte delle interconnessioni da cui provengono il cambio climatico, il pericolo nucleare, la diffusione della disuguaglianza sociale.
Oggi, la guerra atroce nel cuore dell’Europa evidenzia drammaticamente sofferenze e nuove povertà e, intanto dilaziona le misure per frenare l’aumento della temperatura globale e sovvertire il sistema energetico, riconsegnato di colpo ai fossili in una morsa perversa tra carbone, gas, armamenti e andamento del PIL.
L’errore può dimostrarsi fatale e non dobbiamo prestare il fianco. Non siamo solo esposti alle difficoltà di approvvigionamento del gas e alla penuria di combustibili di cui improvvisamente cesserà la fornitura. Siamo invece assai prossimi ad un passaggio storico cui stiamo arrivando impreparati e ad una velocità imprevista dai governanti del Pianeta.
Anche il nostro Governo, purtroppo, non coglie l’eccezionalità del momento: mentre da una parte annuncia il riarmo, dall’altra guarda all’indietro ed anziché accelerare il passaggio alle rinnovabili e ad un modello decentrato di produzione e consumo, va alla ricerca di nuovi fornitori, da sostenere con ingenti investimenti infrastrutturali, che, certamente, non ci consentiranno la conclamata fuoriuscita dal fossile. Nei paesi importatori, in un clima di pace costituzionalmente precaria, crescerà ancora la incertezza del lavoro e la disoccupazione, assieme ad una ingiustizia sociale insanabile. Al contrario, la svolta verso la transizione ecologica dell’economia intraprenderebbe quel percorso di cura e di riequilibrio con la natura che l’UE aveva individuato come propria missione riparatrice dopo secoli di industrializzazione e colonizzazione.
E’ grave che il governo Draghi riporti in secondo piano la questione climatica, al centro fino a pochi mesi fa di importanti incontri internazionali e non ristrutturi dalle fondamenta la cabina di regia del PNRR, ora che i rubinetti di approvvigionamento dei fossili vanno ad esaurimento con le sanzioni alla Russia.
L’Osservatorio per la riconversione ecologica PNRR – vedi sotto (NDR) – ha avanzato la richiesta di promuovere in tempi brevissimi una Conferenza nazionale sull’energia in cui fare il punto sulla situazione, ascoltando le proposte avanzate dai soggetti istituzionali e sociali. Queste proposte potrebbero diventare parte di un impegno comune ed eccezionale delle aziende a partecipazione statale, assieme alle forze sociali (imprese e sindacati), alle associazioni ambientaliste, alle comunità energetiche e a quanti hanno competenze in materia.
L’insano blocco delle energie rinnovabili ai livelli di 10 anni fa rende obbligatorio il protrarsi di combustioni altamente climalteranti, mentre restano inevase preziose candidature dei privati a investire risorse nel settore eolico off shore, in quello terrestre e nel fotovoltaico. La stessa sostituzione del turbogas con le rinnovabili a Civitavecchia rimane avvolta da un silenzio inquietante.
C’è poi una narrazione che è ripresa e che vuole convincerci che il nucleare è la soluzione dei problemi energetici. L’orrore della guerra in corso richiama in modo angosciante l’illusione di avere a disposizione energia densa e concentrata non solo a fini irreparabilmente distruttivi (le bombe), bensì governata con tecnologie che offrano autonomia energetica in un quadro geopolitico dato in grande mutamento (i reattori nucleari). Siamo da mesi inondati da notizie mirabolanti e rassicuranti sull’impossibilità di avere un sistema energetico funzionale privo dell’apporto della fusione di atomi leggeri o della fissione di elementi a elevato peso atomico che assicurino la crescita, mentre la crisi climatica, esacerbata dalla guerra, toglie tempo alle illusioni più irresponsabili.
In una prospettiva di rapida indipendenza dal gas russo e, più in generale, da idrocarburi e fonti fossili, occorrono proposte precise come la riscrittura del Piano integrato energia clima (Pniec), per fissare al 2030 per le fonti rinnovabili l’obiettivo di 90 nuovi GW – ad un ritmo di 8/9 GW all’anno nel prossimo quadriennio – e per indirizzare Amministrazione pubblica, Enti e Istituzioni preposte, insieme a tutte le imprese, verso un percorso rapido di massima elettrificazione nei diversi impieghi – industria, trasporti, usi domestici – con energia elettrica fornita sempre più da energie rinnovabili (FER)
In definitiva, le conseguenze della guerra debbono spingere ad adottare provvedimenti ancora più urgenti per le realizzazioni energetiche fondamentali per il Paese e per la lotta al cambiamento climatico, con il massimo coinvolgimento dei cittadini.
PROMUOVERE UNA CONFERENZA NAZIONALE SUL CAMBIAMENTO ENERGETICO
Al presidente del Consiglio Mario Draghi
Egregio presidente,
concordiamo con quanto da lei affermato sulla necessità che, di fronte all’invasione russa dell’Ucraina, vadano non solo affrontate le emergenze che ci riguardano da vicino come l’approvvigionamento del gas ma debbano essere adottate misure che spingano uno storico fornitore a metter fine alla guerra di aggressione; ci trovano poi particolarmente d’accordo le sue affermazioni sull’opportunità di intraprendere con urgenza la strada verso la transizione ecologica dell’economia con l’obiettivo di contenere l’aumento della temperatura del pianeta entro 1,5 gradi.
La questione climatica, al centro fino a pochi mesi fa di importanti incontri internazionali, è così di nuovo passata in secondo piano, mentre sarebbe necessario un impegno corale, di collaborazione, tra tutti i Paesi della Terra.
Ci rivolgiamo dunque a lei, perché l’Italia non perda di vista, ma anzi acceleri il percorso verso la transizione ecologica, utilizzando al meglio le risorse del PNRR.
Di fronte a una situazione nuova, le scelte del PNRR e la loro realizzazione vanno necessariamente ripensate, riguardo agli aspetti finanziari, alle localizzazioni, a partire dalla priorità del Mezzogiorno, e soprattutto ai tempi di attuazione. Per questo sono indispensabili drastiche norme di semplificazione, attuabili subito.
Richiamiamo la Sua attenzione sui ritardi, le incertezze, le lacune che rischiano di far fallire l’obiettivo del cambiamento ecologico dell’economia italiana.
La cabina di regia del PNRR non sembra aver rese chiare le scelte al Paese; in particolare, poi, non sembra avere funzionato l’indispensabile rapporto con tutte le soggettività istituzionali e sociali, dalle Regioni, ai sindacati, alle associazioni ambientaliste, le cui proposte non hanno avuto risposta.
È condivisibile l’iniziativa di portare in sede europea la discussione sulle nuove urgenti questioni energetiche che sono davanti a tutti i Paesi europei. Se è chiaro l’obiettivo, anche i sacrifici richiesti possono trovare consenso.
Chiediamo al Governo di promuovere in tempi brevissimi una Conferenza nazionale in cui fare il punto sulla situazione, ascoltando le proposte avanzate dai soggetti istituzionali e sociali. Queste proposte potrebbero diventare parte di un impegno comune delle aziende a partecipazione statale, delle forze sociali (imprese e sindacati), delle associazioni ambientaliste, delle comunità energetiche e di quanti hanno competenze in materia.
Si è molto parlato, per esempio, di semplificazioni e superamento di vincoli burocratici, ma finora non si sono fatti veri passi avanti. Anzi, si configura come un serio autogol il blocco delle energie rinnovabili ai livelli di 10 anni fa, mentre restano inevase preziose candidature dei privati a investire risorse nel settore eolico off shore, in quello terrestre e nel fotovoltaico. Il silenzio stesso sceso sull’abbandono del carbone e del gas a Civitavecchia a favore del progetto di rinnovabili è assai grave.
In ogni nuova costruzione o ristrutturazione, a partire da quelle associate al bonus del 110 %, il PNRR deve prevedere l’obbligo del ricorso al fotovoltaico e all’efficienza nell’uso dell’energia, in primis per tutto il patrimonio edilizio pubblico.
Perché ciò si concretizzi, i tempi di realizzazione devono diventare stringenti e l’allaccio alla rete garantito entro la conclusione dei lavori. L’obiettivo strategico è il quadro europeo, che ha fissato nel 55% la riduzione entro il 2030 dei gas climalteranti.
Occorrono dunque proposte precise come la riscrittura del Piano integrato energia clima (Pniec), sollecitato da Greenpeace, Lega Ambiente e WWF. Il Pniec riscritto deve prevedere un nuovo piano di risparmio energetico che accompagni gli investimenti nelle energie rinnovabili. In passato, il Piano di efficienza energetica 2010/2020 prevedeva il risparmio di 51 Mtep di combustibili fossili, 207 milioni di tonnellate di CO2 in meno, 1.600,000 nuovi posti di lavoro nel decennio. Obiettivi che vanno ripresi ed aggiornati, anche per il loro valore occupazionale.
Il nuovo PNIEC deve indirizzare Amministrazione pubblica, Enti e Istituzioni preposte, insieme a tutte le imprese, verso un percorso rapido di massima elettrificazione nei diversi impieghi – industria, trasporti, usi domestici – con energia elettrica fornita sempre più da energie rinnovabili (FER).
Ciò implica che il nuovo Piano fissi al 2030 per le fonti rinnovabili l’obiettivo di 90 nuovi GW, per far fronte alla minaccia del cambiamento climatico in una prospettiva di rapida indipendenza dal gas russo e, più in generale, da idrocarburi e fonti fossili. In conformità con la raccomandazione Next Generation EU di realizzare il 40% degli obiettivi energia/clima entro il 2025, il Piano deve valutare gli aspetti industriali, economico-sociali e finanziari perché si possa procedere nel prossimo quadriennio a un ritmo 8/9 GW all’anno di nuovi impianti FER.
Un tale sforzo produttivo necessita di adeguati finanziamenti, procedendo, ad esempio, con detrazioni fiscali di entità uguale a quelle dei superbonus.
Insomma, Signor Presidente, pensiamo che le conseguenze della guerra debbano spingere ad adottare provvedimenti ancora più urgenti per le realizzazioni energetiche fondamentali per il Paese e per la lotta al cambiamento climatico, con il massimo coinvolgimento dei cittadini.
Per l’Osservatorio sulla Transizione Ecologica-PNRR: Mario Agostinelli, Alfiero Grandi, Gianni Mattioli, Jacopo Ricci, Massimo Scalia, Gianni Silvestrini.
29 marzo 2022
LE VIGNETTE – scelte dalla “bottega” – SONO DI MAURO BIANI.
Mario Agostinelli ha perfettamente ragione.
L’urgenza di rivedere il modello energetico necessita di tappe fondamentali da predisporre rapidamente.
Istituire una conferenza (permanente) su clima ed energia, in cui abbiano voce in capitolo i soggetti che stanno lavorando per la riconversione vera, è un passaggio ineludibile.
Anche come atto di Pace, in un momento in cui la feroce contesa per le risorse energetiche è una delle cause principali della catastrofe cui stiamo assitendo.
Pippo Tadolini, Coordinamento ravennate “Per il Clima – Fuori dal Fossile”