Val di Susa, laboratorio di giustizia

Una indiscrezione del «Corsera» anticipava una norma inserita nella bozza del decreto per lo sviluppo. In sintesi si tratta di questo: per ragioni di «interesse strategico nazionale» chi si introdurrà nell’area Tav sarà condannabile a un anno di galera e a 309 euro di multa.

E’ un vero colpo di scena.

Infatti gli estremisti contrari all’«interesse strategico nazionale» hanno insinuato – e persino scritto in volantini o libri – che la sigla Tav stesse per «Tratta Alta Voracità». Dunque non interesse pubblico ma privato. Ora è a tutti evidente che se di ingordigia si trattasse le multe sarebbero di 3mila euro i quali, moltiplicati per forse decine di migliaia di persone, farebbero una bella cifra; invece 309 euro sono un buffetto.

Certo un anno di galera non sembra poco ma invece è una pena bassa.

Ragioniamo insieme.

Superare uno steccato, un recinto, un filo spinato per cogliere un fiore è grave? Certo. E infatti la Procura di Roma ha da poco chiesto il rinvio a giudizio del giovane etiope El Israel, reo di aver spezzato due rametti di un cespuglio cogliendo fiori nel parco per la fidanzata e aver così «danneggiato un oleandro posto a ridosso di una aiola decorativa con l’aggravante di aver commesso il fatto su bene esposto alla pubblica fede». Il mascalzone – raccontava tempo fa «Il fatto» – ora rischia da 6 mesi a 3 anni di galera. E’ ineccepibile. Certo i demagoghi, come Marco Travaglio sul quotidiano citato, commentano così: «leggi di tolleranza zero per i poveracci e di tolleranza mille per lorsignori». Ma chi potrebbe solo pensare che in Italia la giustizia non è eguale per tutti?

Nel caso dei cantieri Tav non sono a rischio preziosi oleandri ma molto di più: opere di «interesse strategico nazionale».

Noi giornalisti italiani siamo – è ben noto – indipendenti, neutrali, obiettivi, oggettivi, onesti; Belzebù quando passa da queste parti si dispera e ulula perché nelle redazioni del Belpaese non riesce a farsi vendere un’anima che sia una. Ma, di fronte a una situazione così grave, occorre che anche noi giornalisti “al di sopra delle opinioni e fedeli ai fatti” ci assumiamo le nostre responsabilità storiche. Chi entrerà nei cantieri Tav deve essere severamente punito perché è lì non per svellere fiori (oppure oleandri) ma per attentare a opere di «interesse strategico nazionale».

Un anno è poco e 309 euro nulla.

Io ne ho discusso anche con i colleghi de «Il dirigibile» e mi permetto di dare al governo tre modesti suggerimenti.

Il primo è un miglioramento del Daspo (cioè del Divieto di Accedere alle manifestazioni SPOrtive): l’obbligo di un braccialetto – o magari di un vezzoso orecchino – che inizi a inviare dolore quando il no-Tav o la no-Tav superi il limite fissato (o provi a togliere il braccialetto).

Il secondo è l’applicazione di un cocktail genetico sperimentale che, dopo una sola iniezione, rende insopportabile l’odore del “soggetto”: non vogliono il treno ad alta velocità? Bene non avranno relazioni sociali, affetti e amori. Condannati a puzzare.

Il terzo suggerimento è, come da dantesca tradizione, nel segno del contrappasso. La teppaglia non vuole l’Alta Velocità? Dunque si tolga la patente a ognuno/a dei No-Tav. Subito e per sempre.


Redazione
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2 commenti

  • L’altro ieri parlavo con i miei della protesta dell’altro giorno di quei poveri ragazzini caricati dalla polizia nonostante non abbiano fatto niente di male mentre il Pd può riempire tranquillamente una piazza e per loro non valeva il divieto di manifestazioni per un mese, solo perchè sono un partito. Mentre mio padre sottolineava le cariche della polizia su quei ragazzi che potevano aver creato qualche problema e bloccato qualocsa ma per protestare pacificamente, senza aver fatto danni e sfasciato niente, io ho risposto che staimo arrivando alla dittatura. E mia madre: “Quasi, quasi…”.
    Ma quello che leggo qui va al di là di ogni mia aspettativa…

  • …. però ti immagini 50.000 puzzoni che assediano il fortino/finto canttiere? grande!

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