Veleni? Non c’è fretta e (forse) non c’è limite…
… al processo per gli asfalti tossici
di Vito Totire (*)
Situazione kafkiana: i tempi biblici della giustizia penale non coincidono con le urgenze della tutela ambientale. Rinvio al 12 febbraio 2021
Si è tenuta la prevista seduta presso il tribunale penale di Verona per la vicenda degli «asfalti al veleno». Per non mancare di rispetto a chi comunque c’era e ha lavorato, eviteremo di parlare di “buco nell’acqua”; purtroppo però è tutto rimandato al 12.2.2020 in quanto c’è stato un deficit di notifiche alle parti interessate.
Noi eravamo presenti come parte civile e l’occasione è stata comunque utile per un coordinamento con WWF Veneto e Legambiente Veneto, al fine di definire una strategia comune degli ambientalisti.
Ci siamo confrontati con il nostro avvocato Luca Partesotti, che rappresenta anche il WWF e le impressioni che abbiamo non sono buone, per questi motivi:
- i tempi lunghi, come si è già detto
- Alcuni enti hanno preferito stare nel procedimento come “parte offesa” senza costituirsi parte civile (fra questi il ministero per l’Ambiente e la regione Emilia-Romagna) a differenza di altri enti locali che per avere un ruolo più incisivo hanno scelto la costituzione di parte civile
- La questione più problematica è però un’altra: si vocifera (perché ai documenti non abbiamo ancora avuto accesso) che l’Arpa E-R avrebbe certificato che l’inquinamento sarebbe entro i imiti “consentiti” da un decreto successivo ai fatti; a questo sarebbe correlabile l’atteggiamento attendista della Regione E-R che già in altre circostanze ha fatto scelte significative e negative (come non costituirsi parte civile nel processo amianto-Enichem di Ravenna che noi come AEA stiamo portando in Cassazione); ma evitiamo di fare illazioni e veniamo ai fatti concreti; che sono questi: a) spesso in Italia si è fatto finta che l’inquinamento non esistesse aumentando i parametri di “accettabilità”; LA STORIA PARTE DA LONTANO: DA ATRAZINA E SIMAZINA NELL’ACQUA “POTABILE” NEGLI ANNI OTTANTA DEL SECOLO SCORSO b) il decreto citato è comunque successivo ai fatti e su questo i giudici diranno se un decreto può retroattivamente annullare la illiceità di un comportamento precedentemente non consentito c) ma soprattutto occorre di capire quanti dei campionamenti evidenziano il rispetto dei “nuovi” parametri.
Speravamo di poter cominciare a discutere di questo ieri ma è tutto rinviato al 12 febbraio 2021.
Nel frattempo diventa sempre più pregnante la nostra proposta: DISEGNARE LA MAPPA DEI SITI INQUINATI E SOPRATTUTTO AGIRE PER IL CONTENIMENTO DEL RISCHIO.
Il fatto che gli interlocutori istituzionali (i Comuni della provincia di Bologna e la Regione E-R) non abbiano risposto al nostro invito al coordinamento delle parti civili è significativo: per loro è più facile pagare legittime parcelle agli avvocati per presenze inutili (non per responsabilità loro, come abbiamo detto) che confrontarsi con l’intelligenza critica dei cittadini e delle associazioni. La questione non è solo mancanza di galateo politico: è timore del confronto e della trasparenza.
A ogni modo noi continuiamo il nostro lavoro e ribadiamo la disponibilità e necessità di crear sinergie per la difesa dell’ambiente della salute.
Cercheremo di arrivare alla seduta del 12.2.2021 con un quadro più chiaro della situazione e degli interventi possibili.
Bologna, 12.9.2020
(*) Vito Totire, rete nazionale per l’ecologia sociale
In “bottega” vedi 11 settembre a Verona: processo asfalti inquinati e Asfalti tossici: rinvio a giudizio