Versi da Nobel: 5 poesie di Louise Gluck
197esimo appuntamento con “la cicala del sabato” (*)
Raccolto
Mi addolora pensare a voi nel passato …
Guardatevi, ciecamente afferrati alla terra
come se fossero le vigne del cielo
mentre i campi vanno in fiamme intorno a voi …
Ah, piccoli, quanto siete poco sottili:
è insieme il dono e il tormento.
Se quel che temete nella morte
è una pena maggiore di questa, non avete
da temere la morte:
quante volte devo distruggere la mia creazione
per insegnarvi
che questa è la vostra pena:
con un solo gesto vi ho stabilito
nel tempo e nel paradiso.
Mattutino
Padre irraggiungibile, quando all’inizio fummo
esiliati dal cielo, creasti
una replica, un luogo in un certo senso
diverso dal cielo, essendo
pensato per dare una lezione: altrimenti
uguale… la bellezza da entrambe le parti, bellezza
senza alternativa… Solo che
non sapevamo quale fosse la lezione. Lasciati soli,
ci esaurimmo a vicenda. Seguirono
anni di oscurità; facemmo a turno
a lavorare il giardino, le prime lacrime
ci riempivano gli occhi quando la terra
si appannò di petali, qui
rosso scuro, là color carne…
Non pensavamo mai a te
che stavamo imparando a venerare.
Sapevamo solo che non era natura umana amare
solo ciò che restituisce amore.
Aprile
Nessuna disperazione è come la mia disperazione…
Non avete luogo in questo giardino
di pensare cose simili, producendo
i fastidiosi segni esterni; l’uomo
che diserba cocciuto tutta una foresta, la donna che zoppica, rifiutando di cambiar vestito
o lavarsi i capelli.
Credete che mi importi
se vi parlate?
Ma voglio che sappiate
mi aspettavo di più da due creature
che furono dotate di mente: se non
che aveste davvero dell’affetto reciproco
almeno che capiste
che il dolore è distribuito
fra voi, fra tutta la vostra specie, perché io
possa riconoscervi, come il blu scuro
marchia la scilla selvatica, il bianco
la viola di bosco.
Tramonto
La mia grande felicità
è il suono che fa la tua voce
chiamandomi anche nella disperazione; il mio dolore
che non posso risponderti
in parole che accetti come mie.
Non hai fede nella tua stessa lingua.
Così deleghi
autorità a segni
che non puoi leggere con alcuna precisione.
Eppure la tua voce mi raggiunge sempre.
E io rispondo costantemente,
la mia collera passa
come passa l’inverno. La mia tenerezza
dovrebbe esserti chiara
nella brezza della sera d’estate
e nelle parole che diventano
la tua stessa risposta.
Fine dell’estate
Dopo che mi vennero in mente tutte le cose,
mi venne in mente il vuoto.
C’è un limite
al piacere che trovavo nella forma…
In questo non sono come voi,
non ho risoluzione in un altro corpo,
non ho bisogno
di un riparo fuori di me…
Mie povere ispirate
creazioni, siete
distrazioni, in ultimo,
puri inceppi; siete
alla fine troppo poco simili a me
per piacermi.
E così candide:
volete essere ripagate
della vostra scomparsa,
pagate tutte con qualche parte della terra,
qualche ricordo, come una volta eravate
compensate per il lavoro,
lo scriba pagato
con argento, il pastore con orzo
per quanto non è la terra
a durare, non
queste schegge di materia…
Se apriste gli occhi
mi vedreste, vedreste
il vuoto del cielo
specchiato in terra, i campi
di nuovo nudi, senza vita, coperti di neve…
poi luce bianca
non più travestita da materia.
[tutte riprese da «L’iris selvatico», traduzione di Massimo Bacigalupo]
(*) Qui, il sabato, regna “cicala”: libraia militante e molto altro, codesta cicala da oltre 15 anni invia ad amiche/amici per 5 giorni alla settimana i versi che le piacciono; immaginate che gioia far tardi la sera oppure risvegliarsi al mattino trovando una poesia. Abbiamo raggiunto uno storico accordo: lei sceglie ogni settimana fra le ultime poesie inviate quella da regalare alla “bottega” e io posto… ma questa settimana abbiamo fatto un’eccezione per Louise Gluck. Ci rivediamo qui fra 7 giorni. [db]
ma…. che nobel!!!!!
grande POETESSA
Semplicemente formidabile
Spesso sconfina nella prosa
Ma ka perdono.
E’ la DONNA che ogni anima profonda sogna, il fatto di averla conosciuta nella sua parola
poetica è una Grazia del cielo. E’ un miracolo.
La considero una Delle più grandi voci poetiche degli ultimi cinquant’anni . Hemingway quasimodo Steinbeck la Gluck è una di quelle .
Il mio respiro il nostro stesso respiro una fiaccolata in cui appare il mondo se lo scrive quella è così
La poesia di Louise Gluck ti scava dentro, nel profondo, come l’aratro…
Sj sembra prosa….si racconta e ti porta nel suo…tuo profondo…R.I.P.LOUISE GLUK
Oggi ho saputo che è deceduta. Non la conoscevo. E l’ho scoperta. Le sue sono parole forti tinte di colore. Ha qualcosa di divino. Straordinaria.
Poesie sublimi, una
voce miracolosa sul pianeta Terra.